Caro Beppe Grillo, se mio fratello fosse grillino gli vorrei bene lo stesso
di Maddalena Balacco - 19/03/2014
Oggi Beppe Grillo ci ha deliziato dalla sede legale del MoVimento 5 Stelle – cioé il suo blog – con un pezzo di grande letteratura dal titolo “Mio fratello è del Pd”, in cui sostanzialmente si riassumono tutti gli insulti da sempre rivolti agli elettori del Pd con chiusura da incorniciare:
Mio fratello è del pd perché aveva ragione Berlusconi quando diceva che era un coglione Mio fratello non è figlio unico, ma quanto mi piacerebbe che lo fosse. Papà … che hai fatto quella notte!!
Difficile commentare politicamente una tale sequela di bestialità degne del miglior Berlusconi (quello che ha “ragione” se “lo chiama coglione”), d’altra parte i metodi sono simili, quindi non stupisce che il buon genovese attinga a piene mani dalla propaganda berlusconiana (e della propaganda in generale), specialmente nei punti seguenti:
- turpiloquio
- battute a profusione
- offese all’avversario
- utilizzo di propaganda e slogan per ricompattare l’elettorato più intransigente
- battute a profusione
- offese all’avversario
- utilizzo di propaganda e slogan per ricompattare l’elettorato più intransigente
Sono sicura che un buon professore di sociologia o comunicazione politica potrebbe trovarne molti altri, e non certo solo per Beppe Grillo ma anche per Matteo Renzi, ché in quanto a propaganda pure non scherza affatto
Ma la cosa che più mi stupisce è la chiusura, più precisamente la frase in cui “l’elettore grillino” maledice suo padre per aver creato il fratello del Pd. O per aver creato lui, con questa terribile sciagura originale di avere un congiunto che non la pensa come lui (!!!).
Io credo che la propaganda politica debba avere un necessario e naturale limite: quello del rispetto dell’opinione e della vita altrui. Trovo che sia ora di finirla di aizzare la gente per salvaguardare il proprio salvadanaio di potere. E’ una cosa piccina e meschina, chiunque la faccia. Trovo che a questo paese non serva, come non gli sia mai servito, odiare ferocemente fino all’abominio l’avversario politico, giacché ricordo a tutti che la verità in tasca non ce l’ha nessuno, soprattutto in politica.
Se mio fratello fosse grillino, caro Beppe Grillo, io gli vorrei bene lo stesso. Perché mi rendo conto che se lui la pensa così, sono fatti suoi. Mi rendo conto che il solo fatto che non la si pensi come me non costituisce reato, e anzi è il sale di quella democrazia divenuta purtroppo oggi solo un sapone gentile con cui sciacquarsi la bocca fra una cazzata e l’altra.
Combattere la tendenza al marketing che ha da sempre contraddistinto la nostra politica moderna doveva essere un imperativo per i tanti nuovi che avanzano, ché sulla loro presunta novità hanno costruito nuovi fortini di potere. Ma qua il fine è sempre lo stesso, i mezzi pure, e allora proprio non si è capito dove si sono fermati gli innovatori. Forse a Eboli, anche loro, a far compagnia a Cristo.
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