sabato 22 marzo 2014

Secondo Grillo il referendum in Crimea è legale. Bravo ignorante.

Gli attacchi contro le basi ucraine in Crimea

Manifestanti filo-russi hanno lanciato fumogeni e preso il controllo di una base della marina, all'aeroporto di Belbek sono stati sparati alcuni colpi

Nel pomeriggio di sabato 22 marzo un veicolo blindato russo ha divelto il cancello della base aerea di Belbek, in Crimea, e ha aperto la strada a soldati russi e paramilitari che sono entrati nella struttura per prenderne il controllo. Sono stati sparati alcuni colpi e lanciate alcune granate: un militare ucraino è rimasto ferito e il comandante della base, il colonnello Yuliy Mamchur, è stato portato via per un interrogatorio in una località non specificata.
La base di Belbek era una delle ultime rimaste sotto il controllo dell’esercito ucraino in Crimea, dopo l’annessione della penisola da parte della Russia completata venerdì 21 marzo – almeno secondo la legge russa – dal presidente Vladimir Putin. Prima dell’irruzione a Belbek, i militari russi che circondavano la base avevano dato un ultimatum di un’ora agli ucraini per arrendersi. Il comandante aveva istruito i soldati a rimanere all’interno, ma a limitarsi a sparare in aria in caso di irruzione. Nelle ore precedenti, decine di manifestanti pro-russi, apparentemente disarmati, hanno assaltato la base della marina ucraina di Novofedorivka, vicino ad Eupatoria. Il ministero della Difesa ucraino ha dichiarato che i manifestanti hanno lanciato bombe fumogene all’interno della base, che è passata sotto il controllo russo.
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17.25 – La situazione a Belbek è ancora piuttosto confusa, anche se sembra che la base sia stata occupata dai miliziani filo-russi. Secondo BBC, durante l’irruzione nella base c’è stato almeno un ferito. Cosacchi e altri paramilitari stanno continuando a tenere i giornalisti fuori dalla base e hanno anche sequestrato alcune telecamere. A quanto pare, anche i giornalisti che si trovavano all’interno della base sono stati perquisiti e le schede di memoria di telecamere e macchine fotografiche sono state sequestrate.
Aggiornamento, ore 16.35 – Diversi giornalisti sul posto scrivono che l’assalto alla base di Belbek è cominciato: si sono sentiti diversi spari ed esplosioni. Secondo le prime ricostruzioni, il comandante della base si è rivolto ai suoi soldati poco prima dell’assalto dicendo loro di non sparare in caso di irruzione. Poco prima dell’attacco una telecamera che trasmetteva in streaming del cancello della base di Belbek ha mostrato l’ingresso di blindati e camion russi, prima che la trasmissione del video in tempo reale venisse interrotta (qui potete seguire il liveblog del sito The Interpreter).
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In Crimea la tensione intorno alle basi militari ancora presidiate dai soldati ucraini sta aumentando rapidamente. L’aeroporto di Belbek, vicino Sebastopoli, è circondato da giorni da blindati e soldati russi e un ultimatum in cui veniva ingiunto ai soldati ucraini di lasciare la base è scaduto nella mattinata di sabato 22 marzo. Ai soldati ucraini è stato ordinato di sparare in aria, se ci sarà un tentativo di irruzione. Nelle stesse ore, decine di manifestanti pro-russi, apparentemente disarmati, hanno assaltato la base della marina ucraina di Novofedorivka, vicino ad Eupatoria. Il ministero della Difesa ucraino ha dichiarato che i manifestanti hanno lanciato bombe fumogene all’interno della base. A causa del fumo, i militari ucraini si sarebbero ritirati nell’edificio principale della base. Secondo alcune notizie non ancora confermate, dopo l’assalto i militari ucraini hanno abbandonato la base cantando l’inno nazionale. All’aeroporto di Belbek, intanto, si stanno radunando centinaia di miliziani filo-russi intorno ai militari e ai blindati russi, tra cui anche numerosi cosacchi. Secondo i giornalisti presenti sul posto, la base dovrebbe essere assaltata come è avvenuto a Novofedorivka. Nei giorni scorsi altre due basi erano state assaltate. Martedì 18 marzo un militare ucraino è stato ucciso ed un altro è rimasto ferito nel primo attacco di questa settimana.


Venerdì 21 febbraio la Repubblica Autonoma di Crimea, che formalmente fa ancora parte dell’Ucraina, è stata ufficialmente annessa alla Federazione Russa. La decisione è stata presa dopo che nel referendum del 16 marzo, organizzato dal governo della Crimea, i “sì” all’annessione alla Russia hanno ottenuto il 97 per cento (con una affluenza, secondo i dati del governo crimeo, del 87 per cento). Già diverse settimane prima del referendum l’intera Crimea era stata occupata da militari senza insegne – quasi certamente soldati russi – e da diversi gruppi molto eterogenei formati da centinaia di miliziani, cosacchi e anche gruppi di motociclisti filo-russi.
Stati Uniti e Unione Europea non hanno riconosciuto la legittimità dell’annessione della Crimea alla Russia (che, fino ad ora, solo quest’ultima ha esplicitamente dichiarato di riconoscere). Le ritorsioni contro il governo russo stanno diventando al contrario sempre più dure, anche se limitate solo all’imposizione di sanzioni “mirate” contro cittadini russi, ucraini e crimei ritenuti responsabili di quanto avvenuto nelle ultime settimane. Giovedì 20 marzo il presidente statunitense Barack Obamaha approvato altre sanzioni a venti persone considerate vicinissime a Putin, oltre che a Bank Rossiya «che dà loro sostegno». Nella tarda serata di giovedì, anche i leader dell’Unione Europea, riuniti a Bruxelles, hanno annunciato l’estensione delle precedenti sanzioni ad altri 12 individui.
Venerdì pomeriggio il Telegraph ha pubblicato la lista ottenuta in esclusiva dei 12 individui – cittadini russi o della Crimea – verso cui l’Unione Europea ha esteso le sue sanzioni: tra le persone colpite, ci sono Dmitry Olegovich Rogozin, vice primo ministro russo, Sergey Glazyev, consigliere del presidente Putin, Valentina Ivanova Matviyenko, speaker della camera alta del parlamento russo, Igor Turchenyuk, comandante delle forze russe in Crimea, e Vladislav Yurievich, stretto consigliere del presidente Putin.

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