Mauro Moretti: il capo delle Fs che non vuole tagli al suo stipendio
di Redazione - 22/03/2014 - L'amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato promette l'addio in caso di diminuzione degli emolumenti. E dice che lo fa per la «tanta gente brava sotto di me che va pagata»
Ci dev’essere stata la rivoluzione in Italia senza che ce ne accorgessimo. Mauro Moretti, amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, che guadagna 873mila euro lordi per il suo incarico, ha detto che se il governo dovesse tagliargli lo stipendio (873.666 mila euro lordi nel 2012) lui se ne andrebbe. E altrettanto – ha aggiunto – farebbero tutti gli altri manager pubblici perché così funziona il mercato, perché è sbagliato legare i loro compensi a quelli della classe politica e perché all’estero si guadagna molto di più. Il confronto tra i guadagni dei manager pubblici in Italia e nel Regno unito in questa infografica di Repubblica:
Mentre il Corriere confronta gli stipendi dei boiardi di Stato:
MAURO MORETTI: IL CAPO DELLE FS E LO STIPENDIO – Racconta Repubblica che l’uscita di Mauro Moretti ha provocato un terremoto nel dibattito politico:
Una clamorosa dichiarazione, quella di Moretti, che Gian Maria Gros-Pietro a parte (secondo il presidente del consiglio di gestione di Intesa San Paolo «se si vuol fare una squadra di calcio vincente non si può lesinare sui compensi ») ha suscitato pochi consensi e non ha sortito effetti. La spending review andrà avanti. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha ribadito che le coperture finanziarie per il taglio delle tasse sui redditi fino a 25 mila euro arriveranno anche da una sforbiciata alle retribuzioni dei dirigenti della pubblica amministrazione e dei manager delle aziende controllate dallo Stato. Anche perché – come dimostrano gli studi di Roberto Perotti e Filippo Teoldi per lavoce.info – i loro compensi sono molto più alti di quelli della burocrazia europea.
Renzi stima di ricavare 500 milioni da questa voce:
Parecchio per pensare che possano derivare solo dal taglio ai dirigenti ministeriali che sono qualche centinaio. Quindi è molto probabile che nel taglio siano coinvolti pure i manager delle partecipate pubbliche non quotate in Borsa. Dunque, escluse Eni, Enel, Finmeccanica e Terna, le altre società potrebbero essere interessate. «Sono convinto – ha detto il premier – che quando Mauro Moretti vedrà la ratio dell’intervento sarà d’accordo con me anche perché credo che sia un punto che affronteremo con grande saggezza e intelligenza. Ci sono tante sacche di spreco nella pubblica amministrazione e io non intendo rinunciare a questa battaglia». Così nel pomeriggio la replica di Moretti è apparsa quasi una retromarcia: «Di Renzi mi fido. Si tratta di belle proposte».
Mentre il Corriere ricorda che i numeri rispondono meglio di qualunque frase a Moretti:
Al di là dei singoli casi, i manager pubblici italiani sono i più pagati dell’Ocse, l’organizzazione che raggruppa i Paesi avanzati. Il loro stipendio medio è di 650 mila dollari, circa 471 mila euro al cambio attuale. Quasi il triplo della media Ocse, 232 mila dollari. E molto più alto rispetto a Gran Bretagna (348 mila dollari), Stati Uniti con 275 mila, Francia con 260 mila e Germania con 231 mila. Poi certo, nel rapporto di Cottarelli c’è anche la proposta di tagliare 2,6 miliardi dai trasferimenti dello Stato al trasporto ferroviario, che «eccedono del 55% il livello europeo». Forse c’era anche questo dietro il botta e risposta di ieri sullo stipendio dei manager.
MAURO MORETTI, L’INTERVISTA AL CORRIERE - In un’intervista firmata da Antonella Baccaro sul Corriere della Sera Moretti si difende e dice la sua:
Non le chiedo di smentire, ma di spiegare.
«Cosa? Ma se io guadagno meno di Santoro». Che c’entra? «Senta sono cose che ho già detto altre volte: nulla di nuovo».
Ma il clima è cambiato: in un’azienda pubblica i sacrifici vengono richiesti a tutti.
«Io li ho già fatti. Il mio stipendio è già stato tagliato del 50%». Non le pare uno stipendio adeguato il suo? «Non mi sono mai lamentato però faccio notare che prendo la metà del mio predecessore che ha lasciato due miliardi di perdite mentre io le Ferrovie le ho riportate in utile: 450 milioni di utile».
Sarebbe d’accordo se una buona parte dello stipendio fosse legato ai risultati buoni o cattivi che siano?
«Io sono contrario ai tagli lineari e questi sono lineari. Punto».
Quindi conferma che se il suo stipendio verrà tagliato, andrà via?
«Guardi, sono talmente vecchio che non mi importa, non dico queste cose per me. Qui c’è tanta gente brava sotto di me che va pagata. Altrimenti va altrove. L’azienda va gestita al meglio altrimenti le perdite che si accumulano ricadono sui cittadini».
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