Non ci gira troppo intorno Mauro Moretti, amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato. Se il governo Renzi gli taglierà lo stipendio, è pronto a lasciare il suo posto, che ricopre da otto anni. "Il governo fa le scelte che desidera", ha detto Moretti da Bologna, dove si trova per il Congresso nazionale delle cooperative di produzione e lavoro. Certo - è il ragionamento dell'ad - darà per scontato che "buona parte dei manager vada via: lo deve mettere in conto".
Alla domanda "Quindi lei, nel caso, è pronto a trovarsi un'altra occupazione?", la risposta è netta: "Certo, non c'è dubbio". L'ad delle Ferrovie evoca le regole di mercato e stronca la spending review del governo sulle paghe dei super manager di Stato.
"Ci sono forse casi da rivedere - sostiene moretti - ma la logica per cui chi gestisce imprese grandi e complesse deve stare sotto al presidente della Repubblica è sbagliata. Sia negli Usa che in Francia e in Germania, il presidente della Repubblica prende molto meno dei manager delle imprese" di Stato. Del resto, insiste Moretti, "queste sono dinamiche diverse, perché un conto è stare sul mercato e un conto è fare una scelta politica".
L'ad di FS prende "850.000 euro all'anno - spiega - il mio collega tedesco piglia tre volte e mezzo tanto. Siamo imprese che stanno sul mercato ed è evidente che dobbiamo avere la possibilità di retribuire non alla tedesca, né all'italiana, ma un minimo per poter fare sì che i manager bravi vengano dove ci sono imprese complicate e dove c'è un rischio da dover prendere ogni giorno". Quindi, avverte Moretti, "senza stipendi adeguati, in imprese come la nostra che fatturano 10 miliardi di dollari all'anno e sono fra le più grandi e complesse in Italia, difficilmente ci vanno".