"Italia, rigore o fuori dall'euro".Il pensiero dei liberali tedeschi
A prospettare l’eventualità che Roma lasci la moneta unica se non rispetterà i trattati, il Patto di stabilità e i dettami della Bce è Rainer Bruederle, capogruppo parlamentare del partito liberale (Fpd), la forza politica junior partner della CduCsu di Merkel
dal nostro corrispondente ANDREA TARQUINIUn’uscita dell’Italia dall’Eurozona, ha spiegato Bruderle, non è un auspicio ma potrebbe diventare inevitabile o poco meno. L’Italia, egli ha detto, deve decidersi se vuole o no trarre le conseguenze dell’appartenenza alla moneta unica, e se non vuole, allora le conseguenze che deve trarre sono altre. L’uscita, appunto. L’euro, ha spiegato Bruederle, è uno strumento importantissimo per lo sviluppo dell’Europa, ma non devono per forza parteciparvi tutti i paesi che sono oggi nell’Eurozona. L’alternativa a un’uscita dell’euro per l’Italia, egli ha continuato, sono drastiche misure. L’Italia manca di competitività, è indietro di anni con le riforme, e il governo non è capace di agire, e per questo la spesa pubblica non è stata significativamente ridotta, né il mercato del lavoro è stato reso più flessibile.
Anche la Germania, ha ammonito l’alto esponente liberale, ha alle sue spalle momenti duri e difficili, un duro processo, quello delle riforme di welfare e mercato del lavoro (condotte peraltro dal governo socialdemocratici-verdi dell’allora cancelliere Spd Gerhard Schroeder al potere dal 1998 al 2005). “Ma non fare nulla e limitarsi ad accusare e lamentarsi è troppo comodo”. Bruederle ha detto ancora che l’eurocrisi non è finita, ma il limite massimo delle spese e contributi tedeschi al salvataggio della moneta unica è stato già toccato, “non è ammissibile che i lavoratori finanzino pagando le tasse gli errori di altri paesi, e il bilancio tedesco non può diventare il self service di tutta l’Europa”.
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