sabato 9 marzo 2013

Non credo proprio che Grillo dovrà penare più di tanto per fare un referendum per uscire dall'Europa. Ci cacciano prima. Almeno quei soldi del referendum li risparmiamo.


"Italia, rigore o fuori dall'euro".Il pensiero dei liberali tedeschi

A prospettare l’eventualità che Roma lasci la moneta unica se non rispetterà i trattati, il Patto di stabilità e i dettami della Bce è Rainer Bruederle, capogruppo parlamentare del partito liberale (Fpd), la forza politica junior partner della CduCsu di Merkel

dal nostro corrispondente ANDREA TARQUINI
BERLINO – Un’uscita dell’Italia dall’euro è uno scenario possibile, visto dalla Germania. Lo ha detto per la prima volta in assoluto un esponente politico della coalizione di centrodestra guidata dalla cancelliera Angela Merkel al potere a Berlino. E non si tratta nemmeno d’un esponente di secondo piano. A prospettare l’eventuale opportunità che Roma lasci la moneta unica se non si adatterà alle esigenze di rigore poste dai Trattati di Maastricht, dal Patto di stabilità, dai dettami della Banca centrale europea, è stato Rainer Bruederle, capogruppo parlamentare del partito liberale (Fdp), cioè la forza politica junior partner della CduCsu di Merkel. Il partito cui appartengono personaggi-chiave come i ministri degli Esteri, Gyido Westerwelle, e dell’Economia, Philipp Roesler. Partito di cui Bruederle è da anni personaggio decisivo ed eminenza grigia.

Un’uscita dell’Italia dall’Eurozona, ha spiegato Bruderle, non è un auspicio ma potrebbe diventare inevitabile o poco meno. L’Italia, egli ha detto, deve decidersi se vuole o no trarre le conseguenze dell’appartenenza alla moneta unica, e se non vuole, allora le conseguenze che deve trarre sono altre. L’uscita, appunto. L’euro, ha spiegato Bruederle, è uno strumento importantissimo per lo sviluppo dell’Europa, ma non devono per forza parteciparvi tutti i paesi che sono oggi nell’Eurozona. L’alternativa a un’uscita dell’euro per l’Italia, egli ha continuato, sono drastiche misure. L’Italia manca di competitività, è indietro di anni con le riforme, e il governo non è capace di agire, e per questo la spesa pubblica non è stata significativamente ridotta, né il mercato del lavoro è stato reso più flessibile. 

Anche la Germania, ha ammonito l’alto esponente liberale, ha alle sue spalle momenti duri e difficili, un duro processo, quello delle riforme di welfare e mercato del lavoro (condotte peraltro dal governo socialdemocratici-verdi dell’allora cancelliere Spd Gerhard Schroeder al potere dal 1998 al 2005). “Ma non fare nulla e limitarsi ad accusare e lamentarsi è troppo comodo”. Bruederle ha detto ancora che l’eurocrisi non è finita, ma il limite massimo delle spese e contributi tedeschi al salvataggio della moneta unica è stato già toccato, “non è ammissibile che i lavoratori finanzino pagando le tasse gli errori di altri paesi, e il bilancio tedesco non può diventare il self service di tutta l’Europa”. 
 

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