SPIRITO ASPRO
Caro Grillo, i tuoi si fanno male da soli
Dalle paranoie complottiste di Bernini ai pensieri pro-fascismo della Lombardi. Beppe attacca i giornalisti, ma dovrebbe prendersela con i suoi. Che - in tivù o sui blog - fanno gaffe a ripetizione.
di Lia Celi
In attesa che il Movimento 5 stelle (M5s) porti nella vita politica italiana una corroborante ventata di rinnovamento e di pulizia, vogliate gradire una piacevole brezzolina di paranoia complottista di cui i cittadini non sentivano invero un bisogno urgente.
Anzi, chiamarla «paranoia» è già un chiaro effetto del complotto mondiale contro la libertà di pensiero: si tratta di uno «sguardo alternativo nella lettura della realtà», dixit Paolo Bernini, il neo-deputato grillino che a Ballarò ha denunciato la capillare operazione di spionaggio avviata negli Usa dove si inseriscono «nei corpi umani questi microchip per registrare tutto e controllare la popolazione».
UN PUBBLICO DI CREDULONI? Nel nostro arretrato Paese per controllarla si usano mezzi più primitivi, tipo la televisione: una troupe di RaiTre si introduce in casa di un ingenuo parlamentare M5s emiliano senza macchia e senza paura e registra tutto quel che dice per 29 minuti (solo chiarimenti sul programma e sulle finalità del movimento, ovviamente, più mezza frase casuale su un video della serie Zeitgeist). Poi, negli antri oscuri di Saxa Rubra, i diabolici agenti della reazione in agguato tagliuzzano il girato come fanno quelli che ritagliano i titoli dei giornali per scrivere le lettere anonime, buttano tutte le parti serie dell'intervista nel wc (tante che si sarà sicuramente intasato) e ricompongono i residui in un minuto di delirio Giacobbo-style da dare in pasto al pubblico credulone di Floris e convincerlo che i grillini sono una banda di matti. Quanto lavoro e tempo sprecato!
LO 'SPUTTANAMENTO' NON C'ENTRA. In America invece, zac, un microchip sottopelle e il cittadino è soggiogato in pochi secondi senza bisogno di «pagare giornalisti per sputtanarci», come ha denunciato l'ispirato profeta di Sant'Ilario. Ebbene, Beppe, ti rivelerò qualcosa che in Italia il Potere vuole tenere accuratamente nascosto e che ho recentemente scoperto grazie a un filmato di Zeitgeist visibile solo sul web: fare il giornalista è (o dovrebbe essere) un lavoro retribuito. In quasi tutti i Paesi del mondo (non solo negli Stati Uniti) nel conto in banca di redattori e reporter viene inserito regolarmente uno stipendio in cambio delle loro prestazioni. Ci dev'essere sicuramente dietro un complotto planetario, ma per chi scrive su un giornale o fa il reporter per la tivù essere pagato o meno non dipende dal fatto di raccontare verità o bugie sui tuoi attivisti, Beppe, o su qualunque altro argomento, ma dai loro datori di lavoro.
GLI SFRUTTATI E I (POCHI) PRIVILEGIATI. È uno dei segreti meglio custoditi nel Belpaese, perché - e qui i grillini hanno ragione da vendere - da noi c'è una ristretta Casta di penne stragarantite e privilegiate e una fiumana di giornalisti il cui precariato conviene a tutti, dagli editori ai colleghi più fortunati. Ma se in Italia molti cronisti (giovani, ma anche no) vengono pagati dai cinque ai 10 euro a pezzo non è perché non sputtanano abbastanza qualcuno, ma perché il giornale per cui scrivono li sfrutta. I redattori e i giornalisti di Pubblico, il divertente quotidiano fondato da Luca Telese, non sono rimasti senza stipendio e poi senza lavoro perché si erano rifiutati di diffondere menzogne su Casaleggio o su Roberta Lombardi, ma perché la testata, male amministrata, è fallita dopo tre mesi.
BART PEPE, CHE EXPLOIT. Bisogna dire, del resto, che un editore (anche lui subdolo agente della reazione in agguato) che pagasse dei giornalisti per mettere in cattiva luce i militanti di M5s sprecherebbe il proprio denaro: sono perfettamente in grado di mettersi in cattiva luce da soli. Parlando bene del fascismo su un blog, come ha fatto la Lombardi, e reagendo alle critiche sdegnata come neanche Rossana Rossanda, che - da vera intellettuale e gentildonna - se mai avesse scritto una frase imprudente o equivocabile sul fascismo, avrebbe chiarito il suo pensiero senza gridare all'aggressione o tentare di ribaltare la frittata. Lodando Hugo Chavez, come Bart Pepe, il neo-senatore che non sa dov'è il Senato, e che al defunto leader venezuelano aveva regalato del cacio podolico, un vero portafortuna, a quanto pare. E poi l'ineffabile Bernini, l'uomo che ha imparato tutto sulla massoneria navigando su Internet nella sua cameretta di San Pietro in Casale, comune della bassa bolognese che ha dato i natali a Daniele Piombi, a Red Ronnie e al rapper Ics, e dove i pomeriggi possono essere molto, troppo lunghi. Suvvia, onorevole: un seguace di Grillo e Casaleggio che accusa gli americani di essere eterodiretti è come un pupo siciliano che accusa il corvo Rockefeller di non parlare con la sua voce.
Anzi, chiamarla «paranoia» è già un chiaro effetto del complotto mondiale contro la libertà di pensiero: si tratta di uno «sguardo alternativo nella lettura della realtà», dixit Paolo Bernini, il neo-deputato grillino che a Ballarò ha denunciato la capillare operazione di spionaggio avviata negli Usa dove si inseriscono «nei corpi umani questi microchip per registrare tutto e controllare la popolazione».
UN PUBBLICO DI CREDULONI? Nel nostro arretrato Paese per controllarla si usano mezzi più primitivi, tipo la televisione: una troupe di RaiTre si introduce in casa di un ingenuo parlamentare M5s emiliano senza macchia e senza paura e registra tutto quel che dice per 29 minuti (solo chiarimenti sul programma e sulle finalità del movimento, ovviamente, più mezza frase casuale su un video della serie Zeitgeist). Poi, negli antri oscuri di Saxa Rubra, i diabolici agenti della reazione in agguato tagliuzzano il girato come fanno quelli che ritagliano i titoli dei giornali per scrivere le lettere anonime, buttano tutte le parti serie dell'intervista nel wc (tante che si sarà sicuramente intasato) e ricompongono i residui in un minuto di delirio Giacobbo-style da dare in pasto al pubblico credulone di Floris e convincerlo che i grillini sono una banda di matti. Quanto lavoro e tempo sprecato!
LO 'SPUTTANAMENTO' NON C'ENTRA. In America invece, zac, un microchip sottopelle e il cittadino è soggiogato in pochi secondi senza bisogno di «pagare giornalisti per sputtanarci», come ha denunciato l'ispirato profeta di Sant'Ilario. Ebbene, Beppe, ti rivelerò qualcosa che in Italia il Potere vuole tenere accuratamente nascosto e che ho recentemente scoperto grazie a un filmato di Zeitgeist visibile solo sul web: fare il giornalista è (o dovrebbe essere) un lavoro retribuito. In quasi tutti i Paesi del mondo (non solo negli Stati Uniti) nel conto in banca di redattori e reporter viene inserito regolarmente uno stipendio in cambio delle loro prestazioni. Ci dev'essere sicuramente dietro un complotto planetario, ma per chi scrive su un giornale o fa il reporter per la tivù essere pagato o meno non dipende dal fatto di raccontare verità o bugie sui tuoi attivisti, Beppe, o su qualunque altro argomento, ma dai loro datori di lavoro.
GLI SFRUTTATI E I (POCHI) PRIVILEGIATI. È uno dei segreti meglio custoditi nel Belpaese, perché - e qui i grillini hanno ragione da vendere - da noi c'è una ristretta Casta di penne stragarantite e privilegiate e una fiumana di giornalisti il cui precariato conviene a tutti, dagli editori ai colleghi più fortunati. Ma se in Italia molti cronisti (giovani, ma anche no) vengono pagati dai cinque ai 10 euro a pezzo non è perché non sputtanano abbastanza qualcuno, ma perché il giornale per cui scrivono li sfrutta. I redattori e i giornalisti di Pubblico, il divertente quotidiano fondato da Luca Telese, non sono rimasti senza stipendio e poi senza lavoro perché si erano rifiutati di diffondere menzogne su Casaleggio o su Roberta Lombardi, ma perché la testata, male amministrata, è fallita dopo tre mesi.
BART PEPE, CHE EXPLOIT. Bisogna dire, del resto, che un editore (anche lui subdolo agente della reazione in agguato) che pagasse dei giornalisti per mettere in cattiva luce i militanti di M5s sprecherebbe il proprio denaro: sono perfettamente in grado di mettersi in cattiva luce da soli. Parlando bene del fascismo su un blog, come ha fatto la Lombardi, e reagendo alle critiche sdegnata come neanche Rossana Rossanda, che - da vera intellettuale e gentildonna - se mai avesse scritto una frase imprudente o equivocabile sul fascismo, avrebbe chiarito il suo pensiero senza gridare all'aggressione o tentare di ribaltare la frittata. Lodando Hugo Chavez, come Bart Pepe, il neo-senatore che non sa dov'è il Senato, e che al defunto leader venezuelano aveva regalato del cacio podolico, un vero portafortuna, a quanto pare. E poi l'ineffabile Bernini, l'uomo che ha imparato tutto sulla massoneria navigando su Internet nella sua cameretta di San Pietro in Casale, comune della bassa bolognese che ha dato i natali a Daniele Piombi, a Red Ronnie e al rapper Ics, e dove i pomeriggi possono essere molto, troppo lunghi. Suvvia, onorevole: un seguace di Grillo e Casaleggio che accusa gli americani di essere eterodiretti è come un pupo siciliano che accusa il corvo Rockefeller di non parlare con la sua voce.
Giovedì, 07 Marzo 2013
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