Parentopoli 5 Stelle: si dimette la senatrice grillina Giovanna Mangili
Salta la prima cittadina Cinque Stelle. E la motivazione potrebbe essere una parentopoli grillina. Giovanna Mangili all'apertura dei lavori parlamentari a si è dimessa «per motivi personali». Una motivazione troppo vaga, che da subito ha suscitato dubbi che poi la "trasparenza" di internet ha permesso di disvelare.
Alla base della decisione ci sarebbe una polemica interna tra gli esponenti lombardi del M5S. Mangili è infatti sposata con Walter Mio, consigliere comunale del Movimento 5 Stelle a Cesano Maderno (Monza). Inoltre è stata eletta con pochi voti e si è iscritta al Movimento solo nell'ottobre del 2012.
In occasione delle Parlamentarie, le primarie web convocate dal M5s per eleggere i candidati alle elezioni politiche, Mangili aveva ottenuto 231 voti, guadagnandosi il posto da capolista al Senato in Lombardia, seguita dall'attuale capogruppo a Palazzo Madama Vito Crimi. E alcuni attivisti avevano parlato di cordate per farla eleggere, dirottando su di lei i voti degli elettori di Monza-Brianza.
Nella circoscrizione Lombardia 1 alle primarie interne del Movimento hanno stravinto a sorpresa i candidati «monzesi». Al Senato i primi tre posti sono occupati tutti da loro: Giovanna Mangili, con 231 voti, Monica Casaletto, con 199 e Bruno Marton, di Desio, con 199 voti. Incredibilmente gli attivisti milanesi si vedono a secco di propri rappresentanti in una delle circoscrizioni più importanti d'Italia.
Iniziano a fare alcuni calcoli sul meetup lombardo. E diversi puntano il dito proprio contro Giovanna Mangili, definita una «candidata per caso». Molti fanno notare come non abbia esperienze passate di attivismo, e come si sia avvicinata al Movimento soltanto negli ultimi tempi (si è iscritta al Meetup pochi mesi prima delle parlamenarie). Altri sottolineano maliziosamente il suo matrimonio con Walter Mio, attivista M5S come lei, eletto pochi mesi prima consigliere comunale a Cesano.
Com'è possibile, si chiedono, che un'attivista appena iscritta al Meetup abbia preso più voti di molti altri che da anni lavorano sul territorio? Normale dinamica territoriale, risponde un attivista monzese. Monza e Brianza sono sempre state un'isola felice. Il numero dei candidati era molto esiguo rispetto agli attivisti, naturale che i voti si siano dispersi di meno. Una vera e propria cordata, rispondono invece i milanesi. Pensano che gli attivisti di Monza abbiano deciso di fare «gioco di squadra» e abbiano dirottato in massa i propri voti (3 a testa) solo su pochi candidati scelti. Una procedura normale negli altri partiti. Un'eresia all'interno del Movimento in cui uno vale ognuno e le cordate sono bandite.
Annusato il pericolo, lo stesso Grillo ha messo in guardia gli attivisti con un post in cui minacciava di diffidare chiunque avesse tentato di pilotare il voto con «congreghe partitiche su base locale create per favorire uno o più candidati a scapito di tutti gli altri». Secondo alcuni attivisti, non tutto è andato come previsto. «Alcuni gruppi hanno adottato strategie di concentrazione dei voti. Queste sono cose veramente gravi», constata amaramente qualche giorno dopo Vito Crimi, attuale portavoce al Senato del Movimento 5 Stelle e scalzato dal posto di capolista al Senato della Lombardia dalla Mangili.
A difenderla ci pensa però il marito e consigliere comunale del M5S Walter Mio che si Facebook scrive: «Alle accuse di inciuci, presunte impossibili ridicole cordate e parentopoli brianzole abbiamo deciso di rispondere con un gesto forte e chiaro: le dimissioni da senatrice di mia moglie Giovanna Mangili. Un modo deciso ed inequivocabile per dimostrare a quanti hanno sparso veleno sul desiderio di facili poltrone familiari».
Le parole di Mio non placano però le polemiche. si scatena una discussione furibonda tra gli attivisti. Molti gridano alla parentopoli. Una pratica molto diffusa tra le forze politiche tradizionali, ma che lascia stupefatti quando le si ritrova in quelle che si definiscono come forze della rottura e dell'innovazione.
Alla base della decisione ci sarebbe una polemica interna tra gli esponenti lombardi del M5S. Mangili è infatti sposata con Walter Mio, consigliere comunale del Movimento 5 Stelle a Cesano Maderno (Monza). Inoltre è stata eletta con pochi voti e si è iscritta al Movimento solo nell'ottobre del 2012.
In occasione delle Parlamentarie, le primarie web convocate dal M5s per eleggere i candidati alle elezioni politiche, Mangili aveva ottenuto 231 voti, guadagnandosi il posto da capolista al Senato in Lombardia, seguita dall'attuale capogruppo a Palazzo Madama Vito Crimi. E alcuni attivisti avevano parlato di cordate per farla eleggere, dirottando su di lei i voti degli elettori di Monza-Brianza.
Nella circoscrizione Lombardia 1 alle primarie interne del Movimento hanno stravinto a sorpresa i candidati «monzesi». Al Senato i primi tre posti sono occupati tutti da loro: Giovanna Mangili, con 231 voti, Monica Casaletto, con 199 e Bruno Marton, di Desio, con 199 voti. Incredibilmente gli attivisti milanesi si vedono a secco di propri rappresentanti in una delle circoscrizioni più importanti d'Italia.
Iniziano a fare alcuni calcoli sul meetup lombardo. E diversi puntano il dito proprio contro Giovanna Mangili, definita una «candidata per caso». Molti fanno notare come non abbia esperienze passate di attivismo, e come si sia avvicinata al Movimento soltanto negli ultimi tempi (si è iscritta al Meetup pochi mesi prima delle parlamenarie). Altri sottolineano maliziosamente il suo matrimonio con Walter Mio, attivista M5S come lei, eletto pochi mesi prima consigliere comunale a Cesano.
Com'è possibile, si chiedono, che un'attivista appena iscritta al Meetup abbia preso più voti di molti altri che da anni lavorano sul territorio? Normale dinamica territoriale, risponde un attivista monzese. Monza e Brianza sono sempre state un'isola felice. Il numero dei candidati era molto esiguo rispetto agli attivisti, naturale che i voti si siano dispersi di meno. Una vera e propria cordata, rispondono invece i milanesi. Pensano che gli attivisti di Monza abbiano deciso di fare «gioco di squadra» e abbiano dirottato in massa i propri voti (3 a testa) solo su pochi candidati scelti. Una procedura normale negli altri partiti. Un'eresia all'interno del Movimento in cui uno vale ognuno e le cordate sono bandite.
Annusato il pericolo, lo stesso Grillo ha messo in guardia gli attivisti con un post in cui minacciava di diffidare chiunque avesse tentato di pilotare il voto con «congreghe partitiche su base locale create per favorire uno o più candidati a scapito di tutti gli altri». Secondo alcuni attivisti, non tutto è andato come previsto. «Alcuni gruppi hanno adottato strategie di concentrazione dei voti. Queste sono cose veramente gravi», constata amaramente qualche giorno dopo Vito Crimi, attuale portavoce al Senato del Movimento 5 Stelle e scalzato dal posto di capolista al Senato della Lombardia dalla Mangili.
A difenderla ci pensa però il marito e consigliere comunale del M5S Walter Mio che si Facebook scrive: «Alle accuse di inciuci, presunte impossibili ridicole cordate e parentopoli brianzole abbiamo deciso di rispondere con un gesto forte e chiaro: le dimissioni da senatrice di mia moglie Giovanna Mangili. Un modo deciso ed inequivocabile per dimostrare a quanti hanno sparso veleno sul desiderio di facili poltrone familiari».
Le parole di Mio non placano però le polemiche. si scatena una discussione furibonda tra gli attivisti. Molti gridano alla parentopoli. Una pratica molto diffusa tra le forze politiche tradizionali, ma che lascia stupefatti quando le si ritrova in quelle che si definiscono come forze della rottura e dell'innovazione.
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