NUOVO GOVERNO
M5s chiude a Bersani, per Grillo accordo Pd-Pdl
Napolitano baccehtta i 5 Stelle: «Procedere con equilibrio».
di Francesca Chiri
L'incarico di Napolitano a Pier Luigi Bersani non ha smosso l'M5s che è rimasto sulle proprie posizioni dicendo no alla fiducia a qualsiasi governo. Sia politico che tecnico, se portato avanti da «questi partiti».
Beppe Grillo, però, si è mostrato disincantato e non sembra credere alle elezioni anticipate. «Alla fine ci sarà un accordo. Quella che fanno Pd e Pdl è solo una manfrina», ha assicurato in un'intervista, sempre ad una tivù straniera, questa volta turca.
NESSUNA APERTURA DA M5S. La linea del no alla fiducia ad un qualsiasi esecutivo sorretto dai vecchi partiti è stato ripetuto dai capigruppo del movimento alla Camera e al Senato, Roberta Lombardi e Vito Crimi. E ribadito con nettezza dal secondo dei due, per non lasciare spazio ad interpretazioni fuorvianti di una sua dichiarazione in cui invita il Pd a rinunciare ai rimborsi elettorali. «Faccia questo gesto e poi ne riparliamo», aveva detto il capogruppo al Senato facendo immaginare un gesto di apertura. Nulla di tutto questo.
Il Movimento non vuole compromettersi con nessun partito e Grillo ha sferrato attacchi a destra e a sinistra. Gli elettori di Berlusconi, ha affermato, sono «collusi con questo sistema, galleggiano sulla crisi, non vogliono il cambiamento». Ma non si salvano neppure Pd e Lega. Il primo, sostiene, non può sperare neppure in un futuro con Renzi: è «un cartone animato e lo chiamano Copia-e-disincolla. Lui copia e dice: se noi facciamo le cose che fa Grillo, Grillo non esisterebbe..». E anche la Lega è guidata da un segretario che assomiglia ad un «rappresentante della L'Oreal, di profumi e shampoo».
PREMURA BACCHETTATA DAL COLLE. Se il movimento resta alla finestra a quardare cosa succede sul governo, dall'altra scalpita per iniziare a far vedere cosa può fare in Parlamento. Da giorni i 'cittadini' 5 Stelle si lamentano per i tempi della democrazia che alimentano sprechi di tempo e di denaro pubblico. Prima le giornate passate dai partiti a votare scheda bianca per le presidenze delle Camere, poi le procedure lente per l'elezione degli Uffici di presidenza. Ma il 22 marzo questa premura è stata bacchettata dal presidente della Repubblica. Il quale, nel suo discorso di incarico a Bersani, dopo aver dato atto delle «istanze di radicale cambiamento manifestate dal Movimento 5 Stelle, confortato da un rilevante successo elettorale», si è rivolto anche a «chi se la prende con le presunte lentezze italiane» per ricordargli che in fasi delicate come questa «occorre procedere senza sterili lungaggini ma con grande ponderazione ed equilibrio».
PER LOMBARDI «PASSAGGI ANTICHI». «Nessun attacco al presidente e nessuno ha mai messo in dubbio la normale procedura istituzionale e democratica. Abbiamo semplicemente messo in evidenza la ritualità troppo antica di questi passaggi», ha spiegato Lombardi ed anche Crimi si è rammaricato che il Parlamento non riesca a lavorare prima di un mese. «Comprendiamo i riti istituzionali e come è ovvio vi adempiamo doverosamente, ma da quando il Parlamento è entrato in carica, non abbiamo fatto altro che discutere di presidenze, vicepresidenze, ruoli, votazioni, mercanteggiamenti di nomine..».
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