sabato 23 marzo 2013

Cambiano persone ma il giro è sempre quello. Adesso si comprende perché era così attivo nel palazzo di giustizia. Si porta avanti.


Sanità lombarda, conflitto
di interessi per Mantovani

Il neo assessore alla Sanità del Pdl gestisce case di riposo e assistenza convenzionate con la Regione. Rimborsi per circa 12 milioni all’anno.
mario mantovani
Di Giuseppe Vespo
22 marzo 2013
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Qualcuno aveva già storto il naso, ipotizzando un conflitto d'interessi: il vicepresidente e neo assessore alla Sanità in Lombardia, il senatore Mario Mantovani (Pdl), è il fondatore di una onlus che gestisce diverse case di riposo per anziani e strutture per disabili e che, per queste, da anni riceve i rimborsi dello stesso assessorato che adesso guiderà al Pirellone.

Ma nessuno finora aveva fatto i conti: in un anno alla Fondazione Mantovani vanno rimborsi per circa 12,5 milioni di euro. La cifra, rielaborata dagli uffici del Pd lombardo su dati regionali, è approssimativa e prudenziale. Viene fuori mettendo in relazione il numero dei posti letto delle diverse strutture sanitarie accreditate (e contrattualizzate) in Regione e il costo medio degli stessi posti letto. Che sono 860 e si dividono tra case di riposo, case famiglia per disabili, centri diurni e residenze per malati di alzheimer.

La galassia della Fondazione conta quattro residenze per anziani, ad Affori, Cologno Monzese, Cormano e San Vittore Olona. A queste vanno aggiunte le strutture, cinque case famiglia, due centri diurni e quattro centri per disabili, che fanno capo alla cooperativa Sodalitas. Mario Mantovani ha fondato la onlus di famiglia nel 1996 e si è dimesso dalla presidenza nel 2008, ma ai vertici della struttura resta la famiglia, come lui stesso ha dichiarato pubblicamente.

Basta guardare il sito internet per sapere che diversi coordinatori delle case di riposo portano lo stesso cognome del senatore. Ovviamente non c’è nulla di illegale in tutto questo. Ma in molti, prima e dopo il nuovo incarico di Mantovani al Pirellone, hanno mostrato perplessità. E non solo tra i suoi avversari politici: anzi, a rileggere alcune recenti cronache, pare che il primo a ipotizzare un conflitto d’interessi sia stato il neo senatore Roberto Formigoni, ex governatore lombardo, finito sotto indagine in una delle tante inchieste aperte sulla sanità, privata e pubblica, della regione.

D’altro canto, com’è già stato scritto non solo nelle pagine dei quotidiani locali, con l’arrivo di Maroni le poltrone chiave della Sanità al Pirellone sono tutte girate. A partire da quella dell’assessore. Negli ultimi anni è sempre stato un leghista, adesso invece è un pidiellino. Cambia anche il direttore generale: via il pluri-indagato Carlo Lucchina e dentro Walter Bergamaschi, già al ministero della Salute. Infine giro di poltrone anche per molti dirigenti delle Asl.

Eppure, per colmo di ironia, una delle ultime delibere della vecchia Giunta sembra acuire il possibile conflitto d’interessi di Mantovani. È la delibera 4879 del 21 febbraio, oggetto: «Definizione di metodologie e indicatori per la programmazione socio sanitaria». In sostanza prevede una razionalizzazione dei posti letto nelle strutture per anziani e per disabili contrattualizzate con la Regione. L’effetto, a detta dei tecnici, sarà che in alcune province i posti per i quali si potrà chiedere il rimborso alla regione diminuiranno, in altre, come Milano, aumenteranno. Ed è in questa provincia che opera la onlus della famiglia Mantovani.

Conflitto d’interessi? «Per noi è innanzitutto una questione di opportunità politica», è il commento di Alessandro Alfieri, nuovo capogruppo del Pd al consiglio regionale, che già da consigliere della scorsa legislatura si occupava di questi temi. «Se non direttamente, attraverso i suoi familiari il nuovo assessore alla sanità ha interessi, legittimi, nel campo socio sanitario. Chiediamo fin d’ora che faccia il possibile per garantire la massima trasparenza nelle scelte che riguarderanno anche le attività dei suoi familiari». Per esempio nella scelta delle strutture che beneficeranno della delibera del febbraio scorso? «In quel caso le decisioni spetteranno agli assessorati Sanità e Famiglia, ed è chiaro che per quanto riguarda le competenza del suo ufficio, Mantovani dovrà garantire il massimo equilibrio».

Ma non è questo l’unico caso che potrebbe mettere in imbarazzo il vice di Roberto Maroni alla guida della Lombardia. Alfieri fa riferimento anche ad un progetto di riforma del welfare lombardo di cui si parla da tempo. A questo proposito, c’è uno studio affidato nella scorsa legislatura ad una grossa società di consulenza. Tra le varie ipotesi, il ripensamento del modello fin qui utilizzato proprio per le strutture che accolgono gli anziani. Si pensa allo strumento del vaucer, del buono, in sostituzione dell’accreditamento.

È solo un’ipotesi allo studio. Ma in questo modo sarebbe l’anziano a decidere dove spendere il buono. «Anche in questo caso toccherebbe all’assessorato alla Sanità stabilire le linee guida della riforma. Noi non abbiamo pregiudizi, ma è evidente il problema dell’opportunità politica».

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