Sanità lombarda, conflitto
di interessi per Mantovani
Il neo assessore alla Sanità del Pdl gestisce case di riposo e assistenza convenzionate con la Regione. Rimborsi per circa 12 milioni all’anno.
Di Giuseppe Vespo
22 marzo 2013
Ma nessuno finora aveva fatto i conti: in un anno alla Fondazione Mantovani vanno rimborsi per circa 12,5 milioni di euro. La cifra, rielaborata dagli uffici del Pd lombardo su dati regionali, è approssimativa e prudenziale. Viene fuori mettendo in relazione il numero dei posti letto delle diverse strutture sanitarie accreditate (e contrattualizzate) in Regione e il costo medio degli stessi posti letto. Che sono 860 e si dividono tra case di riposo, case famiglia per disabili, centri diurni e residenze per malati di alzheimer.
Basta guardare il sito internet per sapere che diversi coordinatori delle case di riposo portano lo stesso cognome del senatore. Ovviamente non c’è nulla di illegale in tutto questo. Ma in molti, prima e dopo il nuovo incarico di Mantovani al Pirellone, hanno mostrato perplessità. E non solo tra i suoi avversari politici: anzi, a rileggere alcune recenti cronache, pare che il primo a ipotizzare un conflitto d’interessi sia stato il neo senatore Roberto Formigoni, ex governatore lombardo, finito sotto indagine in una delle tante inchieste aperte sulla sanità, privata e pubblica, della regione.
D’altro canto, com’è già stato scritto non solo nelle pagine dei quotidiani locali, con l’arrivo di Maroni le poltrone chiave della Sanità al Pirellone sono tutte girate. A partire da quella dell’assessore. Negli ultimi anni è sempre stato un leghista, adesso invece è un pidiellino. Cambia anche il direttore generale: via il pluri-indagato Carlo Lucchina e dentro Walter Bergamaschi, già al ministero della Salute. Infine giro di poltrone anche per molti dirigenti delle Asl.
Eppure, per colmo di ironia, una delle ultime delibere della vecchia Giunta sembra acuire il possibile conflitto d’interessi di Mantovani. È la delibera 4879 del 21 febbraio, oggetto: «Definizione di metodologie e indicatori per la programmazione socio sanitaria». In sostanza prevede una razionalizzazione dei posti letto nelle strutture per anziani e per disabili contrattualizzate con la Regione. L’effetto, a detta dei tecnici, sarà che in alcune province i posti per i quali si potrà chiedere il rimborso alla regione diminuiranno, in altre, come Milano, aumenteranno. Ed è in questa provincia che opera la onlus della famiglia Mantovani.
Ma non è questo l’unico caso che potrebbe mettere in imbarazzo il vice di Roberto Maroni alla guida della Lombardia. Alfieri fa riferimento anche ad un progetto di riforma del welfare lombardo di cui si parla da tempo. A questo proposito, c’è uno studio affidato nella scorsa legislatura ad una grossa società di consulenza. Tra le varie ipotesi, il ripensamento del modello fin qui utilizzato proprio per le strutture che accolgono gli anziani. Si pensa allo strumento del vaucer, del buono, in sostituzione dell’accreditamento.
È solo un’ipotesi allo studio. Ma in questo modo sarebbe l’anziano a decidere dove spendere il buono. «Anche in questo caso toccherebbe all’assessorato alla Sanità stabilire le linee guida della riforma. Noi non abbiamo pregiudizi, ma è evidente il problema dell’opportunità politica».
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