giovedì 17 aprile 2014

Un articolo da leggere comunque la pensiate. Io credo comunque che se Berlusconi ha la forza (fisica) di fare la campagna elettorale certamente prende voti da Grillo.

Europee 2014, perché Berlusconi stavolta non rimonterà

Renzi non è Bersani. Grillo ruba voti a destra. Fi allo sbando. Nemmeno l'effetto servizi sociali può salvare B alle elezioni.

DECLINO POLITICO
Agibile e arruolato, ma (forse) non invincibile.
Una volta metabolizzato lo smacco di una pena mite, seppur umiliante, Silvio Berlusconi ha fissato l'obiettivo propagandistico: la grande rimonta in vista delle europee del 25 maggio 2014. Magari sfruttando proprio il tanto discusso affidamento in prova ai servizi sociali.
Ambizione concreta o semplice utopia? Il ragionamento ottimistico è bisbigliato tra i fedelissimi che l'hanno confortato nelle ultime concitate ore, stretti attorno al leader nelle riunioni di Palazzo Grazioli.
AL 20% SENZA AVER FATTO ANCORA NULLA. Forza Italia oscilla intorno al 20% nonostante il Cav non abbia neppure cominciato la campagna elettorale, è la minacciosa riflessione dei big. Ne sono tutti convinti: i capigruppo di Senato e Camera Paolo Romani e Renato Brunetta, Michaela Biancofiore, Raffaele Fitto, Denis Verdini e l'avvocato Niccolò Ghedini: ora che Silvio è galvanizzato dalla blanda condanna (mezza giornata alla settimana come assistente alla Sacra Famiglia di Cesano Boscone) potrebbe persino convertire in vantaggio personale la convivenza forzata con gli anziani della casa di cura.
DA DUDÙ ALLE DENDIERE, COME PROVARCI. Espedienti già studiati a tavolino in passato: dalla svolta animalista con l'aiuto di Dudù (mossa che si vociferava potesse portare un bottino del 7% di consensi) alle dentiere a metà prezzo per i più âgé, bacino da sempre corteggiatissimo.
«Con l'agibilità politica siamo certi che ci sarà un mutamento verso l'alto delle nostre quotazioni», ha esultato il deputato forzista Francesco Paolo Sisto.
VOLATA FINALE COME ALLE POLITICHE 2013? L'ex premier, navigato primattore e fine stratega, è pronto a balzare sui pedali durante il rush finale, come è riuscito a fare sui titoli di coda delle politiche 2013, azzerando la distanza dal centrosinistra e provocando l'imbarazzante stallo al Senato.
Ma ci sono almeno cinque buoni motivi per cui questa volta nemmeno il tocco magico di Silvio potrà trasformare gli scenari.

1. Renzi non è Bersani e non mollerà il centro della scena

  • Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi. (Imagoeconomica)
La prima differenza macroscopica rispetto al 2013 è la natura del principale 'competitor'. All'epoca Pier Luigi Bersani, ora Matteo Renzi.
Un anno fa il Cav azionò il turbo a un mese dall'apertura delle urne (esattamente come potrebbe fare oggi) quando ancora la forbice tra destra e sinistra segnava un netto 12%.
DOVREBBE RECUPERARE INTORNO AL 13%. Poco più tardi però l'asse Pdl-Lega si portò a -5% e a ridosso delle elezioni il margine era andato in fumo: -1,7% dalla coalizione Pd-Sel. Il Senato risultò ingovernabile, alla Camera i democratici conquistarono il premio di maggioranza grazie a uno striminzito +0,36%.
Adesso la fotografia scattata dagli ultimi sondaggi vede Forza Italia inchiodata al terzo posto (19%), col Pd in vetta e fluttuante tra il 32 e il 34%. Silvio dovrebbe 'divorare' un altro 13% di gap, nella più rosea delle ipotesi.
ORMAI MATTEO RENZI DETTA L'AGENDA. «Ma a livello di comunicazione è cambiato tutto. Prima era Berlusconi il 'giovane' che azzeccava i tempi televisivi giusti. Oggi Renzi l'ha superato sul suo campo e detta l'agenda», dice a Lettera43.it Aldo Cristadoro, analista e direttore di ricerca della divisione politico e sociale dell'istituto Ipsos.
«E oltretutto il premier gioca una partita trasversale su temi come la modernizzazione e il superamento del vecchio sistema. È il primo presidente del Consiglio che fa della retorica anti Casta e anti politici una cifra stilistica, nonostante sembri una contraddizione».
UNA CENTRALITÀ CHE BERSANI NON AVEVA. Questa volta il compito dell'ex Cavaliere pare proibitivo. Ne è convinto anche Giovanni Orsina, docente di Storia contemporanea e vice direttore della School of government dell'università Luiss. Il rottamatore «ha conquistato una centralità che il povero Bersani non ha mai avuto. Cosa può dire Forza Italia? ''Tagliamo le tasse''? No, l'ha appena fatto Renzi. ''Siamo a favore dell'Europa, ma di un'Europa diversa''? L'ha già detto lui. Ormai è molto tardi. Anche perché Renzi sembra il Padreterno», è la sua spiegazione.
Secondo Orsina «Berlusconi potrebbe anche puntare al 22-23%», ma l'ex sindaco di Firenze «toccherà il 35». Il famoso «abbraccio mortale» di cui parlavano Giovanni Toti e Maria Stella Gelmini nel fuorionda. «Oggi l'elettorato percepisce che la scena se l'è presa un altro», conclude il professore.

2. Al centro della sfida c'è l'Europa: non sarà un referendum su Silvio

  • I simboli dei partiti in corsa per le elezioni europee 2014. (Ansa)
L'idea di Berlusconi non può che essere la solita degli ultimi 20 anni: trascinare la competizione su un altro livello. Quello di un gigantesco referendum sulla sua figura.
SI DISCUTE DI MONETA UNICA E AUSTERITY. Ma stavolta in gioco c'è Bruxelles. E lo stratagemma potrebbe non funzionare. Al centro del dibattito spiccano l'Europa e la sua ingerenza nella politica italiana. «Siamo di fronte a una campagna di natura diversa: si discute di moneta unica e Ue, tra scettici e favorevoli. Gli altri argomenti risultano indeboliti», nota Cristadoro.
«La personalizzazione del confronto aveva un senso nel 2013, perché in palio c'era l'elezione, benché indiretta, di un premier. Ora non più. Berlusconi non è nemmeno candidato ed esiste un sistema proporzionale che frammenterà il voto».
L'OPERAZIONE SIMPATIA NON È SUFFICIENTE. Dello stesso avviso Orsina: «Il clamore mediatico che suscita l'esperienza tra gli anziani è importante, e lui lo sa benissimo. Ma attitrare l'attenzione su di sé serve se vuoi trasmettere un messaggio. L'operazione simpatia non basta».

3. Il Cav non sta più facendo politica, troppo assorto nei suoi guai

  • Anziani all'interno dela fondazione istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone. (Ansa)
L'errore più marchiano commesso da Berlusconi è aver smesso di fare politica. Lo racconta bene Orsina: «È dal primo agosto 2013 (giorno della condanna definitiva nel processo sui diritti tivù Mediaset, ndr) che è stato paralizzato dal terrore della decisione sulla sua pena. Ha dato priorità alle questioni personali inseguendo una chimera: quella di trovare una soluzione politica ai guai giudiziari».
MANCANZA DI MESSAGGI POLITICI FORTI. Come la grazia del Colle, mai arrivata. E intanto gli elettori venivano trascurati. «Dovevano essere colpiti con messaggi forti. Tipo ''vi tolgo l'Imu!''». Adesso il leader di Forza Italia dovrebbe «cercare disperatamente di recuperare l'iniziativa».
L'ASTIO CONTRO LE TOGHE AGITA UN 5-6%. Come? Per Orsina vittimismo e teorie persecutorie non sono sufficienti: «La molla per far scattare il voto non può essere ''oh povero Silvio, deve andare a pulire il sedere ai vecchietti''. Idiozie che implicano una pessima visione dell'elettorato italiano. Al massimo lo slogan potrebbe diventare ''stanno facendo fuori per via giudiziaria quello che ci ha rappresentati per 20 anni''. Esiste un nucleo di piccoli imprenditori e professionisti con una forte identità di destra che sono molto incavolati con la magistratura. Ma si di tratta di un 5-6% già fidelizzato e che non sposta gli equilibri».
IL TUTTO PER TUTTO? A TESTA BASSA CONTRO I PM. Cristadoro nota un altro ostacolo nell'enfatizzazione dell'immagine di martire: la minaccia della procura («Niente diffamazione verso le toghe o revoca dell'affidamento») avrà un effetto 'silenziatore': «L'unica strada rimasta a Silvio sarebbe forzare la mano e giocarsi il tutto per tutto. Andare cioè esattamente contro a quello che gli prescrivono i giudici e spostare l'agenda politica e l'informazione sull'ingiustizia che lo costringe ai lavori socialmente utili».

4. Lo sfacelo di Forza Italia e la successione impossibile

  • Paolo Bonaiuti e Silvio Berlusconi in una foto d'archivio. (Ansa)
Se il capitano non riesce a raddrizzare la rotta è anche per colpa della nave con le sembianze di un relitto. Forza Italia non è mai stata così dilaniata in correnti interne, tra liti, antipatie e subdoli giochi di potere.
E le intenzioni di voto non promettono nulla di buono: «Nelle ultime settimane Fi ha visto erodere i suoi consensi perdendo quasi 3 punti. Da una parte perché la leadership vive un momento di appannamento, dall'altra per il fatto che molte fuoriuscite hanno influenzato l'opinione pubblica», chiarisce Cristadoro.
L'IDEA DI UN PARTITO CHE NON TIENE PIÙ. Se n'è andato persino Paolo Bonaiuti, storico portavoce del Cav. E la trasmigrazione verso il Nuovo centrodestra dell'ex delfino Angelino Alfano non è destinata ad arrestarsi in fretta. Mara Carfagna, Giorgio Lainati, Catia Polidori e Jole Santelli sono gli ultimi nomi sulla lista dei partenti. «Rendono l'idea di un partito che non tiene più. Pezzi di un mosaico che singolarmente non contano su un largo consenso, ma contribuiscono a peggiorare un quadro già cupo. Mentre si fa fatica a intravedere un leader che raccolga l'eredità di guida del centrodestra italiano. Né i figli, né Alfano né Toti sono considerati credibili».
UN ATTEGGIAMENTO ONDIVAGO E INCERTO. Orsina non riesce a trovare una linea politica chiara: «Forza Italia è da tempo ondivaga e incerta. Penso alle ambiguità verso il governo Letta, al voltafaccia del 2 ottobre, fiducia no, fiducia sì, una rischiosa apertura di credito all'avversario Renzi. I berlusconiani sono rimasti intrappolati in un'impasse».

5. Grillo questa volta è pronto a sottrarre voti al centrodestra

  • Il leader del Movimento 5 stelle Beppe Grillo. (Ansa)
Infine la variabile impazzita che può avere un peso specifico chiave: Beppe Grillo, terzo incomodo tra Pd e Forza Italia. In poco più di un anno il ruolo del Movimento 5 stelle è cambiato. E da preziosa sponda nell'operazione-rimonta si è tramuto in pericoloso concorrente.
IL 20% DEI DELUSI DAL CAV VOTERÀ M5S. Cristadoro racconta il perché: «Nel 2013 Berlusconi aveva un 'alleato' forte in Grillo, che sottrasse voti al centrosinistra». Il contesto però è cambiato: «Adesso il posizionamento dei grillini è più a scapito di Fi che di Renzi».
Secondo i dati di Demopolis per l'Espresso fra i delusi del Cav il 20% si dice pronto a votare M5s.
Ecco perché alle elezioni politiche forse non ci fu nessun miracolo berlusconiano. Ma soltanto un fragoroso boom grillino. Per sabotare Renzi questa volta Silvio dovrà farcela solo con le sue forze.
Giovedì, 17 Aprile 2014

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