Dai diamanti non nasce niente
Il conflitto di interessi di Beppe Grillo
Il nostro Paese ha conosciuto molti casi di conflitto di interessi. Il più conosciuto e clamoroso fino a oggi era quello di Silvio Berlusconi. Presidente del Consiglio e proprietario di ben 3 reti televisive nazionali, nonché di una imponente concessionaria pubblicitaria (Publitalia), oltre che di svariate attività tra banche, assicurazioni, case editrici, supermercati e via dicendo.
Oltre ai problemi intrinsecamente legati alla democrazia (un Presidente del Consiglio che ha il controllo di metà delle reti televisive direttamente, in quanto proprietario e quasi direttamente, in quanto azionista attraverso il ministero del Tesoro delle altre 3 reti pubbliche), esistono dei problemi legati all’andamento del mercato. Negli anni abbiamo visto come con Berlusconi presidente del Consiglio, le aziende del suo gruppo quotate in Borsahanno visto accrescere il loro valore. Che tradotto significa che B. ha avuto un guadagno dalla posizione pubblica che ha ricoperto.
Ma esiste un altro tipo di conflitto di interessi, che fino ad oggi non avevamo preso in considerazione. Probabilmente perché nuovo, perché non si era ancora manifestato. E su questo c’è da dire che l’Italia si conferma (nel bene e nel male) straordinario laboratorio.
I profitti del blog beppegrillo.itNella recente intervista rilasciata a Enrico Mentana su La7, Grillo ha affermato di avere da anni il 730 a zero. Pur non dubitando delle affermazioni di Grillo in merito ai suoi redditi, esiste una questione legata ai profitti che genera il sito che porta il suo nome – beppegrillo.it – gestito, a quanto risulta, dalla Casaleggio Associati, facente capo a Gianroberto Casaleggio, ormai noto ispiratore del M5s. Diversi giornalisti hanno provato ad analizzare quanto può fatturare un blog come quello di Grillo. “I proventi vanno anche al movimento oppure no?” chiedeva Milena Gabanelli durante una puntata diReport circa un anno fa. Ad oggi non pare sia arrivata risposta. Il Sole 24 ore nel 2013 parlava di guadagni tra i 5 e i 10 milioni. La “Casa della Legalità e della Cultura” chiede chiarimenti sui rendiconti dall’aprile dello scorso anno. Di recente un post sulla questione è stato fatto dal blogger Michele Di Salvo, che in base alle informazioni rese note dagli stessi Grillo e Casaleggio, e ad alcuni dati noti sui guadagni ottenibili dalle pubblicità online, ha calcolato che gli introiti del blog dovrebbero aggirarsi “tra i 7,5 e i 15 milioni di dollari all’anno”. Di Salvo ipotizza anche che Grillo si sia sbagliato nel fornire il numero di visitatori del blog, necessario a effettuare il calcolo di cui parliamo, e quindi fa una nuova ipotesi al ribasso: “tra i 3,8 e i 7,5 milioni di dollari annuali“.
La galassia commerciale del blog
E’ bene chiarire che qui parliamo solo dei ricavi su cui è possibile fare un calcolo in base al numero di visitatori, ma come fatto presente da più analisti, il blog di Grillo non genera traffico e quindi ricavi solo attraverso il traffico diretto sul blog, ma anche attraverso una rete di siti collegati e le attività commerciali connesse. Qui non entrerò nel merito di come questi siti facciano informazione, o meglio, di come questi siti generino traffico (fatto su cui credo ci sia molto di cui discutere). Per ora mi limito a dire che spesso il metodo utilizzato è quello del richiamo sensazionalistico a contenuti che i media tradizionali starebbero oscurando o tacendo. Si tratta di contenuti a costo zero, ovvero che per essere scritti non comportano quasi alcuna spesa. Spesso, infatti, si tratta di foto o di video prodotti da terzi e ripresi poi sul blog o su questa galassia di siti satellite. “Guardate cosa ha combinato in Aula” potrebbe essere un titolo tipico di uno di questi post che a catena rimandano ad altre pagine, sempre ricche di banner e pubblicità. E qui veniamo al punto.
E’ bene chiarire che qui parliamo solo dei ricavi su cui è possibile fare un calcolo in base al numero di visitatori, ma come fatto presente da più analisti, il blog di Grillo non genera traffico e quindi ricavi solo attraverso il traffico diretto sul blog, ma anche attraverso una rete di siti collegati e le attività commerciali connesse. Qui non entrerò nel merito di come questi siti facciano informazione, o meglio, di come questi siti generino traffico (fatto su cui credo ci sia molto di cui discutere). Per ora mi limito a dire che spesso il metodo utilizzato è quello del richiamo sensazionalistico a contenuti che i media tradizionali starebbero oscurando o tacendo. Si tratta di contenuti a costo zero, ovvero che per essere scritti non comportano quasi alcuna spesa. Spesso, infatti, si tratta di foto o di video prodotti da terzi e ripresi poi sul blog o su questa galassia di siti satellite. “Guardate cosa ha combinato in Aula” potrebbe essere un titolo tipico di uno di questi post che a catena rimandano ad altre pagine, sempre ricche di banner e pubblicità. E qui veniamo al punto.
Grillo porta con sé un conflitto di interessi?Premesso che non sembra siano noti i profitti del blog di Grillo gestito dalla Casaleggio, che i calcoli fatti fino ad oggi dai vari analisti non risultano essere stati smentiti (nonostante ad esempio il blogger Di Salvo sia stato additato come giornalista del giorno sullo stesso blog), e che qualora questo post contenesse, secondo Grillo e Casaleggio, delle informazioni considerate inesatte, sono pronto a dare ampio spazio ad eventuali correzioni, smentite e/o interventi chiarificatori dei due.
Premesso tutto ciò, la domanda che io rivolgo a tutti è la seguente:
se si dimostrasse che determinati post sul blog di Grillo, eventualmente quelli dai toni più elevati, ad esempio quelli in cui si addita di colpe gravi il Capo dello Stato, o si grida al Golpe, o in cui si indica la presidente della Camera quale responsabile di gravi colpe o omissioni, ecco, se si dimostrasse che determinati post generano sapientemente più traffico, ovvero generanomaggiori profitti, se si dimostrasse cioè che i maggiori profitti derivino proprio dall’aumentare l’asticella del conflitto sociale, questo sarebbe o no da considerarsi un grave conflitto di interessi per il nostro Paese?
se si dimostrasse che determinati post sul blog di Grillo, eventualmente quelli dai toni più elevati, ad esempio quelli in cui si addita di colpe gravi il Capo dello Stato, o si grida al Golpe, o in cui si indica la presidente della Camera quale responsabile di gravi colpe o omissioni, ecco, se si dimostrasse che determinati post generano sapientemente più traffico, ovvero generanomaggiori profitti, se si dimostrasse cioè che i maggiori profitti derivino proprio dall’aumentare l’asticella del conflitto sociale, questo sarebbe o no da considerarsi un grave conflitto di interessi per il nostro Paese?
Detto in parole povere: a Grillo potrebbe convenire aumentare i toni, perché questo genera maggiori visite e quindi maggiori introiti?
Ribadendo quanto già detto, ovvero che sono pronto e disponibile a pubblicare smentite e chiarimenti da parte di Grillo e Casaleggio, credo che la cosa migliore che possano fare è quella di rendere pubblici i dati delle visite al sito, così come gli introiti che questo genera. Cosa che sarebbe peraltro perfettamente in linea con la richiesta di trasparenza che viene dal movimento ogni giorno in merito alla politica italiana. Il nostro Paese ha già sofferto e ancora paga i gravi conflitti di interesse del recente passato. Un movimento come quello dei cinque stelle, che dice di voler cambiare il Paese, basa gran parte della propria comunicazione proprio sul blog di Grillo, che si è auto-definito prima “megafono” e “portavoce” e poi “capo politico” del movimento stesso.
La necessità della trasparenzaDetto questo, i deputati e i senatori del m5s, così come i suoi attivisti, ritengono giusto che uno dei loro membri, in questo caso il portavoce o megafono, tragga vantaggi economici dal movimento stesso attraverso il blog? Alcune delle attività più importanti di consultazione della base del movimento passano proprio per il blog o per suoi siti satellite. I deputati, i senatori e gli attivisti lo ritengono corretto?
Non sarebbe meglio per tutti, per Grillo, per Casaleggio, per i “portavoce” in parlamento e per tutti gli attivisti e gli elettori che hanno votato m5s, nonché per tutti gli italiani, che le attività del movimento stesso fossero slegate dal blog di Grillo? Non sarebbe corretto che i profitti del blog fossero pubblici?
In definitiva, non sarebbe meglio evitare al Paese un ennesimo grave conflitto di interessi?
Nessun commento:
Posta un commento