Banche in rivolta contro il governo
“Così ci penalizza negli stress test”
La stangata da oltre due miliardi sugli istituti per coprire parte del bonus Irpef
ROMA
Banche in rivolta contro la “stangata” confermata dal governo per coprire parte del bonus Irpef: sono oltre due miliardi a carico del sistema del credito e soprattutto pesa la mancata rateizzazione mentre è in corso l’esame della Bce sugli attivi che culminerà con gli stress test. Un anno delicato in cui «l’Italia penalizza fiscalmente le banche rispetto a quanto avviene alle concorrenti Ue»: serve «un forte ripensamento» da parte del Governo, attacca l’Abi.
Il problema è che il «il forte aumento della pressione fiscale deliberato dal Consiglio dei Ministri - dice in una nota il presidente dell’Associazione bancaria Antonio Patuelli - si assomma a quello deciso dal precedente Governo: i due provvedimenti hanno determinato l’aumento dell’anticipazione Ires 2013 al 130% per banche e assicurazioni, l’enorme addizionale dell’8,5% sull’Ires 2013, la rivalutazione delle quote di Bankitalia (ultimi in Europa!) con l’imposta del 12% disposta dalla legge di stabilità» aumentata al 26%, «con effetti retroattivi giuridicamente più che discutibili».
Che si arrivi a un ricorso legale appare molto improbabile, ma lo scontro è aperto. Anche perché prima del duro comunicato dell’Abi il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio attaccava: «Le banche dicono che toglieranno il credito alle famiglie e alle imprese? È un ricatto che non accettiamo: hanno ricevuto mille miliardi dalla Bce e non hanno trasferito alle famiglie quasi nulla». Mentre poco dopo l’affondo di Patuelli il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta ha parlato di «reazione sproporzionata», ricordando alle banche che «l’esame della Bce non è su quante tasse pagano, ma sul grado di efficienza e di capitalizzazione».
Tutto avviene mentre gli istituti di credito stanno preparandosi a chiedere al mercato un totale di quasi 10 miliardi in aumenti di capitale, con gli analisti che fanno i conti di quanto costi la crescita al 26% dell’imposta sulla rivalutazione della quota Bankitalia, che in totale ha portato al sistema maggiore capitale per 7,5 miliardi. Più di tutti dovrebbe pagare Intesa SanPaolo, che nel quarto trimestre 2013 ha segnato un “gain” netto di 2,1 miliardi e che accusa una extra tassazione da 294 milioni, con Unicredit che segue a quota 196 e Mps molto lontana a soli 14 milioni. Le conseguenze sui “ratio” patrimoniali sono per tutte abbastanza limitate: il vantaggio dalla rivalutazione Bankitalia per Intesa scende da 86 a 77 punti base, per Unicredit da 35 a 32, per Mps da 10 a 9.
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