Silvio Berlusconi fa ballare il governo. Nella piazza spaccata di Brescia alza l'asticella a Letta su giustizia ed economia
Pubblicato: 11/05/2013 21:31 CEST | Aggiornato: 11/05/2013 21:58 CEST
Il termometro è l’imbarazzo del Pd dopo il comizio di Silvio Berlusconi: le parole non pronunciate, il silenzio di tutto i big. Un silenzio ancora più denso nel giorno del nuovo inizio di Epifani, che testimonia una fortissima incertezza strategica. E l'imbarazzo è negli spifferi che provengono da palazzo Chigi, tesi a sdrammatizzare. Perché, per dirla con lo staff di Enrico Letta, “Berlusconi è Berlusconi”. Ecco: Berlusconi è l’elemento divisivo non solo della politica, ma della democrazia. È il consenso contro le istituzioni, a partire dalla magistratura, è la contrapposizione. C’èuna frase del suo comizio che più di ogni altra riassume Berlusconi: “Ci sono dei magistrati - urla il Cavaliere - accecati dal pregiudizio e dall'odio nei miei confronti. A loro mando un messaggio: potete farmi di tutto, ma c'è una cosa che non potrete impedire mai, mai, mai. Non potrete mai impedire a molti milioni di italiani di volermi alla testa del Pdl. Non potrete impedirmi di essere il leader del Pdl finché molti milioni di italiani lo vorranno”.
Ecco, è questa il messaggio a Letta e Pd: mi hanno condannato su Mediaset, lo faranno su Ruby, continueranno a perseguitarmi, io mi difendo col mio consenso. Per questo il gioco del Cavaliere è tenere in ostaggio il governo, operazione che finora lo ha fatto salire nei sondaggi. Gli ha giurato fedeltà, si è intestato l’abolizione dell’Imu, anche se ancora non viene varata la sospensione, rilanciando che è "per sempre". Ha fissato l'asticella in alto sull'economia. Ha parlato come se fosse lui a palazzo Chigi, con una maggioranza per attuare il “suo” programma senza concedere nulla alle ragioni degli altri.
Soprattutto ha cosparso le fondamenta dell’esecutivo di tritolo parlando di giustizia. E affermando che considera prioritaria “la riforma della giustizia”: separazione delle carriere, intercettazioni, responsabilità civile dei magistrati. C’è un elemento simbolico più del linguaggio da campagna elettorale – i passaggi sulla giustizia usati a Brescia non sono nuovi, ma già sentiti – che è il vero pugno nello stomaco del Pd, e del governo. Quell’"io come Tortora" che ha fatto venire sobbalzare l’opinione pubblica di sinistra, che in larga parte dà ragione a Saviano sull’indecenza del paragone, è un messaggio devastante per gli alleati. Per la serie, un compromesso sull’Imu si può fare. Ma sul il compromesso attorno ai principi si rischia la complicità.
Ecco, la sensazione è che Berlusconi abbia dato al governo una scossa fortissima. Di fronte alla quale la voce di Letta a difesa della magistratura appare davvero flebile. A palazzo Chigi, l’affondo dell’ex premier viene derubricato alla voce “campagna elettorale” quasi ad esorcizzare la paura. La strategia di Letta, spiegano, è di provare a separare i tre livelli: quello del governo (di cui è il garante), quello del rapporto governo-Parlamento (affidato al ruolo di raccordo di Franceschini con i capigruppo) e i partiti. Finché regge il patto di governo sul programma che ha ottenuto la fiducia, i partiti possono fare anche i fuochi d’artificio. Ma è proprio questa impostazione che rischia di essere fragile. Perché i piani sono intrecciati. Basta vedere Alfano e Quagliariello: dopo ave dato assicurazioni a Letta che non sarebbero andati, il ministro dell'Interno e il ministro delle Riforme "piazzato da Napolitano" sono andati, per l'ennesima volta a dimostrare la fedeltà a Berlusconi.
Anche ai piani alti del Nazareno dicono che così non si può andare avanti: Berlusconi ha il boccino del gioco politico in mano. Forte dei sondaggi, provoca il Pd, approfitta delle sue difficoltà, lo manda sull'orlo di una crisi di nervi. Serve quel riequilibrio che Epifani, nel suo discorso di stamattina, ha appena annunciato: non lasciamo a Berlusconi il governo Letta, è stato il suo ragionamento, non dissimile da quello espresso da Matteo Renzi. Insomma i due partiti che sostengono hanno ripreso un’iniziativa, il che significa che la conflittualità è destinata ad aumentare, e la mediazione è complicata. Con la differenza che l’iniziativa del Pd è sul piano delle politiche. Quella di Berlusconi è sui valori non negoziabili. E se nessuno pensa che il governo possa durare oltre le europee del 2014, i prossimi mesi rischiano di consumarsi in un gioco del cerino tra i partiti che rischia di logorare ancora di più un governo che già oggi appare assai debole.
Anche ai piani alti del Nazareno dicono che così non si può andare avanti: Berlusconi ha il boccino del gioco politico in mano. Forte dei sondaggi, provoca il Pd, approfitta delle sue difficoltà, lo manda sull'orlo di una crisi di nervi. Serve quel riequilibrio che Epifani, nel suo discorso di stamattina, ha appena annunciato: non lasciamo a Berlusconi il governo Letta, è stato il suo ragionamento, non dissimile da quello espresso da Matteo Renzi. Insomma i due partiti che sostengono hanno ripreso un’iniziativa, il che significa che la conflittualità è destinata ad aumentare, e la mediazione è complicata. Con la differenza che l’iniziativa del Pd è sul piano delle politiche. Quella di Berlusconi è sui valori non negoziabili. E se nessuno pensa che il governo possa durare oltre le europee del 2014, i prossimi mesi rischiano di consumarsi in un gioco del cerino tra i partiti che rischia di logorare ancora di più un governo che già oggi appare assai debole.