Lancette dell’orologio indietro. Si torna a due settimane fa, al discorso programmatico di Enrico Letta. Dopo un giorno di incontri e vertici tra lo stesso premier, il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, quello del lavoro Enrico Giovannini, il vice premier Angelino Alfano e dopo le verifiche tecniche con la Ragioneria Generale dello Stato, il governo ha deciso che per ora sarà congelato solo il pagamento dell’Imu sulla prima casa.
Sul tavolo è rimasta anche l’ipotesi di una qualche misura sui fabbricati rurali, ma non ci sarà nessun alleggerimento sui capannoni. Alleggerimento che era stata la componente Pd dellamaggioranza, dal sottosegretario Pierpaolo Baretta al ministro dello Sviluppo, Flavio Zanonato, a mettere sul tavolo. Gli industriali, che avevano chiesto a gran voce la misura anche in vista degli aumenti previsti per quest’anno (il moltiplicatore della rendita catastale passerà da 60 a 65) possono mettersi l’animo in pace.
La Ragioneria dello Stato ha fatto presente che tendere la mano alle imprese non avrebbe un costo di 1,5 miliardi di euro come stimato da molti, bensì di 7 miliardi. Insostenibile per le casse dello Stato anche in tempi di vacche grasse. In tempi di vacche magre meglio non pensarci nemmeno senza prima non aver trovato coperture alternative.
Il timore della Ragioneria è, soprattutto, che la misura a giugno possa svuotare le casse dell'erario. Proprio oggi il Tesoro ha pubblicato i dati definitivi del fabbisogno di marzo. Le entrate pubbliche sono state di 31,7 miliardi, le uscite 53,2 miliardi. L’ammanco per le casse è stato di 21 miliardi. Senza contare che proprio oggi sono stati diffusi dall’Istat i dati del Pil.
La decrescita acquisita per quest’anno è già dell’1,5%. Solo un mese fa, nella nota di aggiornamento del Def, il governo aveva previsto un -1,3%. Se l’economia peggiora, peggiora il gettito. A giugno oltre all’Imu c’è anche l’Irpef. Meglio non scherzare con il fuoco. Tanto che dal tavolo del governo, per ora, è stata tolta anche la sospensione dell’aumento di un punto dell’Iva che dovrà scattare a luglio. Anche qui il discorso della Ragioneria è lo stesso. Prima si trovano le compensazioni, poi si elimina il balzello.
Saccomanni e Letta hanno dovuto prenderne atto. I due però, non si arrendono. Venerdì approveranno il decreto con la sospensione dell’Imu e il rifinanziamento della Cassa in deroga, anche se per quest’ultima si cercano ancora fondi per racimolare almeno 1,2 miliardi, un po’ più della misura tampone ipotizzata ieri da Giovannini.
Un primo step. Il secondo passo sarà lavorare ventre a terra per riformare tutta la fiscalità immobiliare, dall’Imu alle imposte di registro, passando per gli sconti fiscali legati all’efficienza energetica. Per questo hanno guardato con un certo interesse alla decisione della Commissione finanze del Senato di deliberare un’indagine conoscitiva lampo sul fisco legato al mattone. Indagine che durerà 15-18 giorni durante i quali saranno ascoltati tutti, dai costruttori dell’Ance al Demanio, dal ministro dell’Economia ai Comuni.
La riforma a cui pensa il governo riguarda un gettito complessivo di una quarantina di miliardi di euro. Non solo i 24 miliardi dell’Imu, ma anche i fondi delle imposte di registro, di quelle sui mutui, del prelievo sugli affitti tramite la cedolare secca, dei bonus energetici. Un lavoro che dovrebbe passare anche per la riforma del catasto. Riforma alla quale ha lavorato durante la scorsa legislatura il sottosegretario Vieri Ceriani.
Oggi ci sarebbe stato un incontro tra Saccomanni e lo stesso Ceriani. Del resto non è un mistero che il ministro dell’economia vorrebbe l’ex sottosegretario nel suo gabinetto. Un modo per recuperare in fretta il lavoro già fatto. Lavoro che dovrebbe essere semplificato dall’arrivo dalla Banca d’Italia di Daniele Franco che dovrebbe prendere il posto dell’attuale Ragioniere Generale Mario Canzio, additato da molti di essere il “rigorista” che blocca ogni iniziativa del governo.