NON LAVORA DA UN ANNO, CARROZZIERE
TORINESE SI IMPICCA IN CASA: AVEVA 5 FIGLI
Giovedì 16 Maggio 2013
TORINO - Spese e debiti che non riusciva più a sostenere. Disoccupato da un anno. Si chiama Giuseppe Ferraro, 52 anni, e faceva il carrozziere: è l'ennesima vittima della crisi economica.
A trovarlo, impiccato alle travi del solaio di casa, la compagna di origini cubane.
EMERGENZA LAVORO La donna ha raccontato ai carabinieri che l'uomo era caduto in depressione proprio per le difficoltà legate al lavoro. La tragedia a Lauriano, comune di 1.400 abitanti in provincia di Torino, città capoluogo di una delle Regioni più colpite dall'emergenza lavoro, con quasi 4 mila imprese perse nel primo trimestre dell'anno e un tasso di crescita (-0,85%) inferiore a quello complessivo nazionale (-0,51%). Un vero e proprio record negativo, che attribuisce al Piemonte la maglia nera della crisi in questo inizio 2013.
FAMIGLIA NUMEROSA Il suicida aveva due figli adulti, avuti da un precedente matrimonio, e due bambini dall'attuale compagna, a cui si aggiungeva un quinto figlio che la donna aveva avuto da una precedente relazione. Una famiglia numerosa, che pur non nuotando nell'oro fino ad un anno fa non aveva avuto problemi grazie al lavoro di carrozziere dell'uomo. Poi la crisi, il lavoro perso e le difficoltà a far fronte alle spese quotidiane hanno gettato questo padre di famiglia nella depressione.
IL MEA CULPA DELLE ISTITUZIONI A raccontare l'ennesima storia di crisi e morte è stata la compagna del suicida, che non aveva lasciato nessun biglietto. «Il suicidio di un lavoratore è sempre una sconfitta per la politica e le istituzioni», è il 'mea culpa' dell'assessore al Lavoro della Regione Piemonte. «Accadimenti come questo - aggiunge - devono far riflettere i nostri rappresentanti i nostri rappresentanti nazionali ed europei: non c'è più tempo da perdere, dobbiamo ridare non solo un futuro, ma anche un presente ai nostri cittadini. Il suicidio - sottolinea - è il gesto estremo di persone che sono espulse da una società che non è più in grado di offrire risposte e sicurezze. La politica ha il dovere di riempire questo vuoto con la forza e il coraggio delle idee e delle azioni».
LA CRISI NEL TORINESE Il suicidio di oggi è solo l'ultimo di una lunga serie anche nel Torinese. Lo scorso 13 aprile un grossista di ortofrutta di 62 anni residente nel capoluogo, sommerso dai debiti, si era ucciso sparandosi un colpo in faccia. Quattro giorni dopo, sempre a Torino, un muratore di 41 anni si era impiccato nella cantina di casa dopo essere stato licenziato.
A trovarlo, impiccato alle travi del solaio di casa, la compagna di origini cubane.
EMERGENZA LAVORO La donna ha raccontato ai carabinieri che l'uomo era caduto in depressione proprio per le difficoltà legate al lavoro. La tragedia a Lauriano, comune di 1.400 abitanti in provincia di Torino, città capoluogo di una delle Regioni più colpite dall'emergenza lavoro, con quasi 4 mila imprese perse nel primo trimestre dell'anno e un tasso di crescita (-0,85%) inferiore a quello complessivo nazionale (-0,51%). Un vero e proprio record negativo, che attribuisce al Piemonte la maglia nera della crisi in questo inizio 2013.
FAMIGLIA NUMEROSA Il suicida aveva due figli adulti, avuti da un precedente matrimonio, e due bambini dall'attuale compagna, a cui si aggiungeva un quinto figlio che la donna aveva avuto da una precedente relazione. Una famiglia numerosa, che pur non nuotando nell'oro fino ad un anno fa non aveva avuto problemi grazie al lavoro di carrozziere dell'uomo. Poi la crisi, il lavoro perso e le difficoltà a far fronte alle spese quotidiane hanno gettato questo padre di famiglia nella depressione.
IL MEA CULPA DELLE ISTITUZIONI A raccontare l'ennesima storia di crisi e morte è stata la compagna del suicida, che non aveva lasciato nessun biglietto. «Il suicidio di un lavoratore è sempre una sconfitta per la politica e le istituzioni», è il 'mea culpa' dell'assessore al Lavoro della Regione Piemonte. «Accadimenti come questo - aggiunge - devono far riflettere i nostri rappresentanti i nostri rappresentanti nazionali ed europei: non c'è più tempo da perdere, dobbiamo ridare non solo un futuro, ma anche un presente ai nostri cittadini. Il suicidio - sottolinea - è il gesto estremo di persone che sono espulse da una società che non è più in grado di offrire risposte e sicurezze. La politica ha il dovere di riempire questo vuoto con la forza e il coraggio delle idee e delle azioni».
LA CRISI NEL TORINESE Il suicidio di oggi è solo l'ultimo di una lunga serie anche nel Torinese. Lo scorso 13 aprile un grossista di ortofrutta di 62 anni residente nel capoluogo, sommerso dai debiti, si era ucciso sparandosi un colpo in faccia. Quattro giorni dopo, sempre a Torino, un muratore di 41 anni si era impiccato nella cantina di casa dopo essere stato licenziato.
1 commento:
I grillini perdono tempo a fare nente e la gente si uccide.
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