Il «Vaffa ai soldi» del miliardario
«Fanculo i soldi»: così ha detto Grillo, parlando ieri davanti ai recalcitranti suoi parlamentari. L’invito è eccitante; anzi: a ben pensare potrebbe trasformarsi in un formidabile spot per il Movimento Cinque Stelle. Anche perché permetterebbe di superare questo palloso pendolo in base al quale Grillo ha oscillato fin qui tra euro, da buttare, e lira, da riesumare. Cosa ce ne frega dell’euro e della lira? A noi frega niente dei soldi, punto. Il problema, intanto, è capire se i suoi hanno apprezzato questo richiamo all’economia del baratto, animella della auspicata «decrescita felice». Se non ce ne frega nulla dei dané, vuol dire che non li usiamo, se li usiamo vuol dire che ce ne importa.
Oppure esiste un modo di usare i soldi, di dipendere da loro che ci consente comunque di sostenere che per quanto ci riguarda possono andare dove li vuole Grillo? Lo stesso luogo, la stessa destinazione, facendo appello alla memoria recente, in cui ha spedito tutto il resto che non era lui, e cioè i politici, il Parlamento, i sindacati, la stampa, le tv, l’antifascismo perfino, se si può forzare per quel che basta la sua celebre dichiarazione in proposito: «Non mi compete». Qui si scherza, ma questa volta il Grande Megafono dei grillini ha compiuto un passo evangelico: di fronte al demonio che gli recitava la ninna nanna: «Un giorno tutto questo sarà tuo», ha risposto sereno «Fanculo i soldi». E se lo dice lui che è ricco, conviene credergli: finché lo urla un disgraziato, un poveraccio, un esodato, un precario, è fin troppo facile. Se non hai soldi, si capisce che non fai fatica a rigettarne il peso politico. Ma se lo dice un ricco, è un’altra storia. Vuol dire un paio di cose: la prima è che magari è pronto a distribuire questa immondizia ai suoi fan; la seconda: vuol dimostrare che anche un ricco, purché furbo, può passare attraverso la cruna di un ago. Magari travestendosi da cammello. Vogliamo gli scanner davanti alle crune.
1 commento:
Facile dire che non servono i soldi per chi ce li ha.
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