Non solo multe. Nei racconti della cronaca capitolina sono spesso finite le vicende dei pizzardoni, accusati e indagati per tangenti, associazione a delinquere, corruzione
Il caso più clamoroso è quello di Angelo Giuliani. L’ex comandante generale dei 6500 vigili romani è attualmente sotto inchiesta per corruzione e falso ideologico: è stato arrestato a febbraio e scarcerato a maggio, a novembre il tribunale del lavoro lo ha reintegrato in servizio per irregolarità nella procedura di sospensione da parte del Comune di Roma. In attesa del giudice dell’udienza preliminare, le accuse nei suoi confronti parlano di una tangente di 30 mila euro presa per aver fatto ottenere un appalto alla società “Sicurezza e Ambiente” (SeA) che si occupava all’epoca delle pulizie delle strade di Roma dopo gli incidenti.
QUEI BRAVI RAGAZZI DEI VIGILI A ROMA
Giuliani è accusato anche di falso ideologico per la sua candidatura a presidente della Commissione giudicante che vagliava la posizione di migliaia di aspiranti vigili urbani nel concorso pubblico del 2012. Secondo chi indaga, Giuliani, che aveva già lasciato l’incarico di comandante, non avrebbe potuto presiederla ma sarebbero stati falsificati dei documenti. Per lo stesso concorso è indagata anche Donatella Scafati, allora sua vice. Ma il caso Giuliani, che ancora si deve concludere con un verdetto, è uno dei tanti in cui in questi ultimi anni sono finiti coinvolti i vigili a Roma. In pieno svolgimento è infatti il processo Bernabei: Il gup Maria Grazia Benedetti ha rinviato a giudizio quattro divise bianche, tutti in servizio al I gruppo, e un geometra per concorso in concussione il reato contestato a tutti e cinque in relazione a 30mila euro che i vigili si sarebbero fatti dare, paventando controlli sulla regolarità dei lavori eseguiti nel locale dei fratelli Bernabei, un’enoteca in via della Luce. I fatti contestati risalgono al periodo maggio 2010 e giugno 2011. Secondo l’accusa, in particolare, due vigili avrebbero «prospettato il concreto rischio di sopralluoghi nel locale- nel quale erano stati eseguiti dei lavori di ristrutturazione, per il quale era stato pagato il geometra – inducendo Paolo Maria Bernabei a pagare nelle mani dello stesso geometra 30mila euro». Soldi da versare «al fine di evitare le conseguenze derivanti dalla presentazione di un dettagliato esposto anonimo». Un altro vigile, invece, «avrebbe attestato falsamente, pochi giorni dopo il versamento dei 30mila euro, la corrispondenza dei lavori in corso, sia con la Dia, sia con la variante in corso d’opera, sia con la dichiarazione di conformità».
LA STORIA DEI PERMESSI ZTL
Poi c’è l’accusa di truffa, corruzione e falso a carico di Claudio Coppola, un altro comandante dei vigili urbani accusato di aver rilasciato falsi pass a commercianti e professionisti facendosi pagare dai 200 ai 400 euro per ogni permesso nelle zone a traffico limitato.
L’ultimo è il caso Coppola, il comandante dei falsi permessi Ztl rilasciati a commercianti e professionisti privi dei requisiti necessari, in cambio di una manciata di euro, ma che moltiplicata per 2000 costituiva un vero e proprio sistema truffaldino. Questione delicata per la parte che riguarda i Vip o presunti tali che avevano affidate le loro pratiche a Coppola nella speranza di appianare difficoltà burocratiche, spesso in buona fede, convinti cioè di pagare quanto dovuto. Tranne una minoranza consapevole di corrompere un pubblico ufficiale, in buona parte si tratta di cittadini truffati che si sono visti consegnare un falso pass e hanno ricevuto multe salate per essere passati ai varchi Ztl senza avere la targa registrata. TRA I TRUFFATI circola il nome altisonante di una delle sorelle Fendi, ma da contraltare fanno 60 professionisti e commercianti iscritti sul libro degli indagati per aver concorso alla fabbricazioni di documenti falsi, ben consapevoli che i soldi finivano nelle tasche di Coppola. Il falso più gettonato era dichiarare un abbonamento mensile a un pubblico parcheggio dove nella maggioranza dei casi non avevano messo piede. Il dettaglio più divertente – si fa per dire – è emerso quando all’Ufficio Mobilità di piazzale degli Archivi hanno scoperto pacchi di domande accompagnate da un bigliettino da visita allegato alla documentazione che risultava intestato al comandante Coppola, seguiva la dicitura “pratiche permessi centro storico”. E c’era pure la fotocopia del suo tesserino municipale: non si può dire che abbia preso precauzioni.
Poi c’è la storia dell’Ufficio Contravvenzioni di via Ostiense: due funzionari finiscono a processo per falso e soppressione di atti pubblici. Secondo l’accusa, avrebbero distrutto centinaia di relate di notifica di multe, rendendole impossibili da riscuotere. Le indagini, però, non sono ancora concluse: in un secondo filone d’inchiesta ci sono sei indagati, che potrebbero rischiare anche l’accusa di corruzione. Anche un vigile in pensione è finito ai domiciliari qualche mese fa insieme a un collega per una tangente chiesta a un commerciante per risolvergli il problema di un verbale della ASL. Un ennesimo episodio di concussione che, in realtà, sembra «un fatto di ordinaria amministrazione, di cui vi sono repliche in quantità nella città», scriveva il Gip nell’ordinanza. Il caso più recente è quello di un vigile che ha chiesto una tangente di duemila euro a un commerciante del Teatro di Marcello
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