venerdì 9 gennaio 2015

Un'altra grande democratica. Con Litizzetto e Vauro la satira non va bene. Per utilizzarla contro i mussulmani va bene.

IPSE DIXIT 

Satira, Santanchè ora vuole editare Charlie Hebdo

La Pitonessa per la libertà di espressione. «Pubblico la rivista in Italia». Ma con Littizzetto e Vauro fu spietata.More Sharing Services

Siamo tutti Charlie. Non siamo tutti Charlie. Comunque vada viva la satira.
L'attentato alla redazione di Charlie Hebdo a Parigi ha avuto come effetto la moltiplicazione anche in terra italica di paladini della libertà di espressione.
Non che sia un male, anzi. Il fatto è che spesso si assiste a vere e proprie conversioni.
SANTANCHÈ LA SATIRICA. E così alcuni che fino al 7 gennaio avevano attaccato comici, vignettisti e imitatori nostrani rei di dileggiare un leader politico, improvvisamente si sono schierati dall'altra parte della barricata.
È accaduto a Daniela Santanchè, per esempio. Che il 9 gennaio su Twitter si è lanciata: «Voglio pubblicare in Italia Charlie Hebdo».

Satira sì, ma not in my backyard

Il dubbio è che su questa presa di coscienza pesi la sindrome Nimbynot in my backyard.
Insomma, liberi di dire e disegnare tutto, a patto che non lo si faccia in Italia. Perché la Pitonessa in passato non è che sia sempre andata a braccetto con la satira italiana.
NON SOLO #BASTAMOSCHEE. Forse andrebbe ricordato all'ex sottosegretario che Charlie Hebdo non prende in giro solo i musulmani, ma pure cattolici - compreso il papa - e gli ebrei. Senza risparmiare i politici.
A meno che da novella editrice satirica non voglia imporre la linea #bastamoschee a cui la pasionaria è da anni fedele.
VAURO SENESI OUT. Sicuramente nel settimanale satirico che si propone di editare non ci sarebbe posto per Vauro, con cui Santanchè ebbe una accesa lite televisiva. La causa? Una vignetta, tanto per cambiare. Precisamente quella sulla 'cubatura dei cimiteri' dopo il terremoto in Abruzzo. Vignetta che costò a Vauro la sospensione da Annozero voluta dall'allora direttore generale Mauro Masi.
  • La vignetta di Vauro sui morti in Abruzzo.

Santanchè non fu da meno. A Otto e mezzo disse a muso duro a Vauro che si vergognava di lui e del fatto che prendesse soldi dal pubblico italiano per fare il «servo di una parte politica».
E che proprio per questo avesse insultato la memoria dei morti del sisma. «Lei è un servo politico e utilizza la satira per la sua battaglia di partito», tuonò Santanchè. «Mi vergogno di rivedere un giullare come lei, che prende in giro i morti e ruba i soldi agli italiani».
«OFFENDE LA NOSTRA CULTURA CRISTIANA». Non solo. La forzista accusò il vignettista di avere offeso più volte «la nostra cultura cristiana».
Perché «è capace di mettere il preservativo in testa al papa, perché sa che non gli sparerà, mentre non ha le palle per dire qualcosa contro i fondamentalisti mediorientali».

Giù le mani da Berlusconi e Pascale

Guai poi a toccare l'ex Cavaliere e la sua corte. La Pitonessa allora diventa una furia.
Nel dicembre 2012, per esempio, non digerì per nulla una battuta di Luciana Littizzetto a Che tempo che fa. «... Ora torna Berlu, sale lo spread... Non dico un pudore, sentimento antico, ma una pragmatica sensazione di avere rotto il c... ?», disse la comica torinese attirandosi pure le ire di Viale Mazzini.
«LITTIZZETTO? ME LA MANGIO A COLAZIONE». Santanchè dal canto suo alla Zanzara su Radio24 si tolse qualche sassolino dalle decolletè. «La Littizzetto contro Berlusconi? Non mi sorprende. Si sa che lei sta con Bersani, Vendola e Camusso. Va benissimo, ognuno recita la sua parte. Io la sfiderei in tivù. Me la mangio a colazione e la digerisco senza prendere il Buscopan».
Finito qua? Con una colazione? No di certo. In un'altra ospitata concluse il suo intervento salutò amichevolmente Luciana con il dito medio. «Posso fare un saluto alla Littizzetto? Vorrei mostrarle questo anello che ho sul dito».





Santanchè, va detto, non è l'unica folgorata sulla via di Charlie. Il Giornale che oggi si schiera per la libertà di stampa e di espressione al grido dell'hashtag #nonabbiamopaura nel 2003 si schierò per la censura di Sabina Guzzanti e nel 2007 per quella di Daniele Luttazzi.
LE CAPRIOLE DI LA7. La7 che, come ricorda Pasquale Videtta, ora twitta solidale  #Jesuischarlie eliminò dai palinsesti Luttazzi col suo Decameronperché aveva offeso il papa.
E lo stesso vale per Pierluigi Battista che ora sta al fianco del settimanale satirico, ma nel 2007 si espresse per la chiusura sempre di Decameron.
Insomma: Je suis Charlie, ma meglio se a casa vostra.

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