mercoledì 7 gennaio 2015

Bellissima intervista a Pino Daniele.

«CORRIERE DELLA SERA»

Pino Daniele: «Non sono figlio di Napoli»

L'artista: «Ma mi sento un garibaldino del Sud. In città c'è speranza solo quando arriva il Masaniello di turno» 

Pino Daniele
Pino Daniele
ROMA— Un’«opera prima»? Su, non faccia lo scugnizzo: ma come fa a dire una cosa del genere dopo aver pubblicato oltre trenta dischi? 
«E invece è proprio così. Per grazia di Dio non faccio più parte di nessuna casa discografica, me ne sono liberato definitivamente e adesso mi sento un artista indipendente. Il mio prossimo album sarà come l’apertura di un nuovo capitolo della mia vita professionale. Sarà un’"opera prima"» . 
«Yes I know my way» , cantava Pino Daniele nell’ 81. E ancora oggi conosce bene la sua strada, il «mascalzone latino» che il prossimo 24 giugno suonerà a Cava de’ Tirreni (in provincia di Salerno) con Eric Clapton. Concerto di beneficenza (già venduti più di 12mila biglietti) per il quale nessuno dei due artisti ha preteso un cachet. «Lo facciamo per dare una mano all’associazione "Open Onlus"che raccoglie fondi per migliorare l’assistenza clinica dei bambini malati di cancro del centro di Oncologia Pediatrica dell’Ospedale Pausilipon di Napoli», racconta Daniele. 
Senza nulla togliere al prestigio dello stadio Simonetta Lamberti di Cava, ma non sarebbe stato più «naturale» tenere lo show al San Paolo di Napoli? 
«Lasciamo perdere... Ce l’hanno negato. Non so di chi sia stata la colpa, ma non ho più voglia di far polemiche. So solo che volevamo fare un cosa bella e la faremo. Da un’altra parte». 
Ecco, appunto: cosa farà lei con Clapton? 
«Ah, per me può anche decidere di suonare da solo, a me basterà stare sul palco accanto a lui senza far nulla». 
Magari «qualche» suo fan potrebbe non apprezzare... 
«Il fatto è che io vorrei solo cercare di farlo stare bene, non finirò mai di ringraziarlo per aver detto sì alla mia proposta. Comunque l’idea è di partire insieme e poi ognuno suonerà qualche canzone dell’altro». 
L’anno scorso fu Clapton ad invitare lei a Chicago per il Crossroads Guitar Festival: cos’è, uno scambio di cortesie? 
«È qualcosa di più, è la dimostrazione che con la musica si possono fare cose belle, importanti, come accadeva in passato. Per certi artisti la musica resta un impegno: ci hanno creduto in passato e ci credono ancora». 
Perché invece di questi tempi... 
«Regna la logica della passerella, di suonare o di scrivere canzoni per far piacere agli altri». 
Le va di fare degli esempi? 
«Prendiamo Marco Carta o Annalisa Scarrone: bravi interpreti, per carità, ma soltanto perché hanno imparato la tecnica del canto. Però sono ragazzi che vengono fuori da competizioni canore, che sono un’altra storia rispetto alla formazione musicale fatta di impegno e scelte. I loro percorsi assomigliano alle sfilate di Miss Universo, Miss Italia, vince chi è la più carina. Poi aprono la bocca...». 
Lei fa proprio a cazzotti con lo show business. 
«Io non mi devo vendere e non ho niente da vendere. Voglio soltanto comunicare perché ho sempre vissuto la musica come un fenomeno sociale. Oggi purtroppo il disco è diventato solo un mezzo per raggiungere la notorietà. E nel vedere come vengono pubblicizzate le canzoni attraverso la radio o la tv, a volte mi sembra di seguire "Scherzi a parte". Una volta la musica portava con sé dei messaggi, adesso non è più di moda». 
Chissà perché, la sensazione è che la sua prossima «opera prima» non sarà per nulla di tendenza.
«Esatto, a cominciare dalla produzione. Mia moglie, i miei figli ed io abbiamo realizzato una piccola "azienda"e il cd che uscirà il 20 marzo dell’anno prossimo sarà realizzato con le sole nostre forze. È così che voglio fare musica, come si faceva una volta». 
Un ritorno al passato? 
«Diciamo che ripartirò dalle origini, anche se so bene che non potrò mai scrivere brani come quelli di un tempo: ho 56 anni e credo di avere un’altra sensibilità. Però nel prossimo album ci sarà sicuramente una canzone che tornerà a mischiare inglese e napoletano. Per il resto sarà un lavoro in cui ci saranno l’orchestra, gli archi, la musica classica e tanto rock». 
Di passaggi televisivi, per promozionare il disco, nemmeno a parlarne. 
«La tv? Ma se non ha fatto altro che ammazzare gli artisti che avrebbero potuto dare alla gente gli stimoli per pensare». 
Però non ha rifiutato «Io canto» e «I migliori anni». 
«È vero, ma è stata l’ultima volta. La televisione sta rovinando la gente. Per fare spettacoli di qualità c’è bisogno di gente pensante, con una buona cultura, con un certo spessore. Invece alla testa di reti e programmi ci sono presuntuosetti che credono di sapere tutto. Dicono che sono autori, ma di che?» . 
L’argomento la irrita: passiamo alla sua città? 
«Io non sono figlio di Napoli...».
Forse era meglio restare sulla tv. 
«Finisco la frase: io mi sento figlio del Sud. Sono un garibaldino». 
D’accordo, ma la farebbe lo stesso una riflessione sulla terra che le ha dato i natali? 
«Da quando ho l’età della ragione ad oggi non è cambiato niente, anzi la situazione è peggiorata. Ma non voglio pensare che non ci sia più la speranza. Una speranza che purtroppo si riaccende soltanto quando salta fuori qualcuno: una volta è spuntato Maradona, una volta Troisi, una volta Pino Daniele... Purtroppo è un popolo che ha bisogno sempre di un re. O di un Masaniello». 
Pasquale Elia
03 giugno 2011
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7
O è bella musica o non lo è
07.06|11:37 Leader1
E' morto 'o re, evviva 'orre. La cantava Pino coi 99 Posse. Ma a parte le tirate moralistiche, Pino Daniele non fa un bel disco da 20 anni, oh venti anni...puoi anche fare l'azienda a conduzuioine familiare o stare con una major, ciò che conta è il risultato: o è bella musica o non lo è
Forse non bisognerebbe dimenticare
06.06|11:33 italiana
A Pino Daniele bisognerebbe ricordare che senza questo " popolo che ha bisogno sempre di un re o di un Masaniello"probabilmente lui non sarebbe niente........qualcosa lo deve a questa città  e al suo popolo,non vi sembra?ma forse si pretende troppo..... non tutti hanno il cuore di Troisi che non ha mai rinnegato le sue origini e ha sempre ringraziato la sua città  fonte di tante ispirazioni......
sono figlio di napoli
06.06|11:33 lukariello
ritengo l'affermazione di pino gravissima, da uno che a napoli deve tutto! pensiamo solo se questa frase fosse stata pronunciata da troisi...sarebbe successo il finimondo. Un nota per Pasquale elia che ha raccolto l'intervista. Il fan club ufficiale di Pio daniele in una nota dice che Pino "non ha rilasciato tali parole al corriere della sera" e che stasera verrà pubblicato sul sito un comunicato. Anche il corriere dovrebbe far sentire la sua voce circa la versione "ufficiale". Grazie
Viale del Tramonto?
06.06|11:33 ariosto
Non tutti gli uomini invecchiando diventano saggi. Soprattutto non lo diventano i divi sul viale del tramonto.
garibaldino???
06.06|11:33 pietrofucile
Da ragazzino ho amato, profondamente, le sue canzoni; ed è stato difficile riuscirle a distinguerle dall'uomo che al "corriere del mezzogiono" parla di un popolo, quello napoletano, capace di nutrire speranza solo quando si imbatte in un Masaniello qualsiasi. La gente di Napoli e del sud combattono ogni santo giorno una guerra che li ha ridotti a colonia, e come in tutte le guerre coloniali si trovano sempre tanti Pino Daniele (in buona fede?) che finiscono per sposare le tesi dei colonizzatori. Si sentono perfino garibaldini, ignorando quanto intrise di sangue meridionale fossero le loro camicie rosse. Pietro Fucile
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