Pranzi, cene e calendari: Ciocca deve risarcire
La Corte dei Conti fissa in 21.500 euro il danno per la Regione. di Maria Grazia Piccaluga
PAVIA. Pranzi e cene in bar e ristoranti per 5mila euro, uno scontrino da 699 euro per l’acquisto di un tablet presentato due volte, e poi calendari, auguri di Natale, servizi postali e francobolli per circa 15mila euro. Spese che il consigliere regionale Angelo Ciocca ha sostenuto, facendosele poi rimborsare dalla Regione, tra il 2010 e il 2012. Secondo la Corte dei Conti lombarda, con una sentenza emessa il 2 e depositata il 22 dicembre, quelle spese costituiscono un danno erariale. E «non rientrano in alcuna delle molteplici categorie contemplate dalla legislazione regionale». I giudici milanesi (presidente Donato Fino) hanno quindi condannato Ciocca e l’allora capogruppo della Lega in consiglio regionale Stefano Galli (che ha avallato le operazioni), in solido tra loro, a risarcire alla Regione Lombardia il danno quantificato in 21.555.06 euro, oltre alle spese di giustizia di 844 euro.
Angelo Ciocca incassa e annuncia: «Farò una battaglia per la mia dignità. Non è per l’importo che contesto questa sentenza, contro la quale mi appellerò, ma perché voglio fugare ogni dubbio nel cittadino. Quelle spese sono tutte legittime e rientrano nell’elenco di di quelle che i consiglieri del mio gruppo potevano effettuare. Sono poi già disponibile, trattandosi di denaro pubblico, a devolvere quella somma in beneficenza. Ma solo dopo aver dimostrato la mia correttezza e la mia innocenza».
Secondo i giudici della Corte dei Conti il capitolo di spesa più rilevante contestato a Ciocca riguarda il materiale per comunicazione epistolare. E gli contesta di «aver approfittato delle festività di fine anno 2011 per realizzare una mera propaganda politica a spese della Regione». «Nel 2011? – si stupisce il consigliere di San Genesio – E per quali elezioni? Eravamo stati eletti l’anno prima».
«Quando la Gazzetta pubblicava un bando interessante per gli artigiani o utile alle parrocchie per le ristrutturazioni degli edifici lo inviavo agli interessati perché ritenevo che sulla provincia di Pavia, tuttora fanalino di coda della Lombardia, andasse fatta un’azione di marketing. Non è forse anche questo il compito di un amministratore che ha a cuore il suo territorio?». Perché le sue spese fossero “trasparenti” Ciocca aveva anche allestito un gazebo in piazza Vittoria a Pavia a cui aveva appeso le copie degli scontrini che ora gli vengono contestati. Compreso quello che, secondo l’accusa, è stato presentato due volte, per un tablet acquistato a Pavia il 19 agosto 2011 (la Regione non gliene aveva assegnato uno). «Ho messo anche sul mio sito personale le spese, sono consultabili – dice Ciocca –. Non ho mai neppure caricato le spese per il telefono che usavo anche per lavoro e che quindi non ho voluto addebitare all’ente». Infine ci sono le spese di rappresentanza al ristorante. E le consumazioni al bar. La diaria attribuita a ciascun consigliere regionale sarebbe dovuta bastare, spiega la Corte. Diaria calcolata – ricordano i giudici – «nella (sostanziosa) misura del 65% delle indennità dei parlamentari, essendo ovvio che tra le principali spese connesse al mandato, vi sono quelle di vitto e alloggio a Milano». I giudici affondano: «Tanto più qualora il pasto sia circoscritto a pochissime persone: contribuisce a rendere poco verosimile il fine di rappresentanza che invece implicherebbe l’apertura a una platea più ampia».
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