C’è una legge salva-Berlusconi?
No, ma in un decreto legislativo da approvare c'è una norma che secondo alcuni potrebbe annullare la sua condanna (secondo altri no): il governo ha detto che intende modificarlo
Oggi sulle prime pagine di diversi quotidiani italiani si parla di una norma inserita in una bozza di decreto legislativo preparato dal governo che potrebbe permettere a Silvio Berlusconi di candidarsi nuovamente a una qualsiasi elezione. Attualmente Berlusconi non si può candidare a causa della cosiddetta “legge Severino” che rende incandidabili i condannati in via definitiva a pene superiori a due anni di carcere. La norma nel decreto legislativo depenalizzerebbe la frode fiscale sotto una certa soglia, proprio il reato per cui Berlusconi è stato condannato in via definitiva nell’agosto 2013. Il governo, però, ha già fatto sapere che intende modificare la legge.
Dopo le polemiche di questi giorni il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha detto: «A me non risulta affatto che sia così. Non mi pare realistico che una nuova legge possa cancellare una condanna passata in giudicato. Ma se davvero dovesse essere possibile sono pronto a bloccare la legge e a cambiarla». Il sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti (di Scelta Civica), ha detto che per il suo partito la nuova norma non deve riguardare il reato di frode, poiché dovrebbe servire soltanto a tutelare gli errori nelle dichiarazioni dei redditi. Per questo motivo, ha spiegato, indipendentemente dal fatto che riguardi o meno Berlusconi deve essere cambiata.
Cosa dice il decreto?
Il decreto legislativo che il governo ha annunciato di voler modificare introduce un nuovo articolo, il 19 bis, che a sua volta avrebbe modificato un altro decreto legislativo, quello che regola i reati tributari, il numero 74 del 2010. Il nuovo articolo recita:
Il decreto legislativo che il governo ha annunciato di voler modificare introduce un nuovo articolo, il 19 bis, che a sua volta avrebbe modificato un altro decreto legislativo, quello che regola i reati tributari, il numero 74 del 2010. Il nuovo articolo recita:
Per i reati previsti dal presente decreto, la punibilità è comunque esclusa quando l’importo delle imposte sui redditi evase non è superiore al 3% del reddito imponibile dichiarato o l’importo dell’imposta sul valore aggiunto evasa non è superiore al 3% dell’imposta sul valore aggiunto dichiarata. Per tali fatti sono raddoppiate le sanzioni.
In altre parole, il nuovo articolo rende non punibili i reati fiscali se il contribuente ha evaso una somma inferiore al tre per cento del suo reddito, oppure se ha evaso l’IVA per un importo inferiore al tre per cento del totale dichiarato. Lo scopo della norma dovrebbe essere evitare di perseguire i contribuenti per piccoli importi, che possono essere frutto di semplici errori di calcolo. Attenzione: il decreto legge cancella soltanto le sanzioni penali per questi casi. Le sanzioni amministrative, invece, non solo restano in vigore, ma vengono raddoppiate (in sostanza, in caso di evasione, bisogna pagare comunque e la multa viene raddoppiata).
Perché riguarda Berlusconi?
L’articolo 19 bis si applica a tutti i reati previsti dal decreto legislativo che va a modificare: tra questi c’è anche la frode fiscale, il reato per cui Berlusconi è stato condannato in via definitiva nell’agosto del 2013. Berlusconi fu condannato per aver evaso 4,9 milioni di euro su un imponibile di 410 milioni nel 2002, e di 2,6 milioni su 312 nel 2003. Entrambe le cifre sono sotto la soglia del tre per cento.
L’articolo 19 bis si applica a tutti i reati previsti dal decreto legislativo che va a modificare: tra questi c’è anche la frode fiscale, il reato per cui Berlusconi è stato condannato in via definitiva nell’agosto del 2013. Berlusconi fu condannato per aver evaso 4,9 milioni di euro su un imponibile di 410 milioni nel 2002, e di 2,6 milioni su 312 nel 2003. Entrambe le cifre sono sotto la soglia del tre per cento.
Quindi Berlusconi si può ricandidare?
No, non può. Il decreto legislativo non è ancora stato approvato. O meglio: era stato approvato in via preliminare, quindi non è mai entrato in vigore. In teoria il prossimo passo per l’approvazione sarebbe stata una discussione del decreto nelle commissioni competenti di Camera e Senato, e soltanto dopo l’approvazione da parte del governo. Domenica mattina però, il governo ha fatto sapere che non trasmetterà il decreto al Parlamento prima di averlo modificato. Giusto per completezza, bisogna specificare che il parere delle commissioni sul decreto non sarebbe stato vincolante e il decreto sarebbe entrato in vigore non appena approvato dal governo e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Per tradizione, però, se le commissioni formulano dei dubbi sui decreti legislativi il governo procede a riesaminarli.
No, non può. Il decreto legislativo non è ancora stato approvato. O meglio: era stato approvato in via preliminare, quindi non è mai entrato in vigore. In teoria il prossimo passo per l’approvazione sarebbe stata una discussione del decreto nelle commissioni competenti di Camera e Senato, e soltanto dopo l’approvazione da parte del governo. Domenica mattina però, il governo ha fatto sapere che non trasmetterà il decreto al Parlamento prima di averlo modificato. Giusto per completezza, bisogna specificare che il parere delle commissioni sul decreto non sarebbe stato vincolante e il decreto sarebbe entrato in vigore non appena approvato dal governo e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Per tradizione, però, se le commissioni formulano dei dubbi sui decreti legislativi il governo procede a riesaminarli.
I decreti legislativi, infatti, sono una forma particolare di decreti governativi. A differenza dei decreti legge che devono essere confermati dal parlamento entro sessanta giorni oppure decadono, i decreti legislativi (chiamati anche “delegati” o “attuativi”) vengono “preventivamente” autorizzati dal parlamento tramite una “legge delega”, cioè una legge che fissa alcuni paletti entro i quali il governo è libero di legiferare tramite, appunto, i decreti legislativi. La Corte Costituzionale è incaricata di verificare che i decreti legislativi rispettino i “confini” fissati dalla legge delega. Per evitare ricorsi e complicazioni, si è instaurata la tradizione di sottoporre i decreti legislativi all’approvazione delle commissioni parlamentari competenti anche se il loro parere non è vincolante.
La decisione del governo dovrebbe risolvere la questione, anche se non è affatto chiaro se il decreto, come formulato originariamente, si sarebbe potuto applicare a Berlusconi. Secondo il suo avvocato, Franco Coppi, e secondo diversi giornali, la risposta è sì. Sul Corriere della Sera i giornalisti ed esperti di cronaca giudiziaria Luigi Ferrarella e Corinna De Cesare sono invece molto dubbiosi. Il punto è se la nuova norma può essere considerata retroattiva e quindi se può influenzare la condanna di Berlusconi che è oramai definitiva. Si tratta di una complicata questione legale senza una risposta definitiva, almeno per ora, perché «è arduo rispondere per quanto male è scritta la nuova norma». Secondo Ferrarella e De Cesare, la nuova norma potrebbe non essere retroattiva, visto che non va a modificare direttamente l’articolo di legge che riguarda la frode fiscale.
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