martedì 25 novembre 2014

Questi sono i sindacalisti italiani. Una casta potente che ha distrutto il nostro paese.

Da sindacalista Cisl a superstipendiato di Stato
Il caso di Rino Tarelli, presidente Covip
che tra stipendio e pensione sfonda i 240 mila euro


di Stefano Sansonetti
Un altro stipendio che, in un modo o nell’altro, sta facendo rumore all’interno del sindacato. E non è soltanto questione della cifra in gioco, che sfonda l’ormai famoso tetto dei 240 mila euro imposto ai dipendenti pubblici dal governo guidato da Matteo Renzi. A dare nell’occhio è anche il modo con il quale si arriva a toccare certe vette, basato sui soliti cumuli che pure l’attuale esecutivo ha cercato di limitare. Diciamo subito che protagonista dell’ennesima storia destinata a far discutere la base delle Confederazioni è Rino Tarelli, da inizio 2014 presidente della Covip, l’Authority che controlla i fondi pensione. Ebbene, dalla situazione patrimoniale appena pubblicata viene fuori che nel 2014 (anno di imposta 2013) Tarelli ha dichiarato un reddito complessivo di 259.026 euro. A comporre la cifra sono soprattutto i redditi percepiti dalla Covip, ovvero 138.194 euro relativi a quando Tarelli era “solo” consigliere dell’Autorità, e i redditi da pensione, pari a 119.873 euro. Si dà infatti il caso che Tarelli sia un pensionato Inpdap (ora Inps) che incassa un trattamento di quiescenza calcolato con il metodo retributivo. E sia stato per tantissimo tempo un pezzo grosso della Cisl. Dal 1993 al 2008, tanto per dirne una, ha ricoperto incarichi dirigenziali all’interno del sindacato di via Po, fino a diventare segretario della Cisl Fp (la sigla dei lavoratori pubblici). Come spesso accade ai pezzi grossi delle Confederazioni, quando finisce la loro parabola sindacale, anche per Tarelli è stata trovata una superpoltrona sulla quale accomodarsi. Poltrona che consente a lui, ex sindacalista, di vigilare sul mondo dei fondi pensione spesso e volentieri gestiti dai sindacati.
LA QUESTIONE. Ora, è appena il caso di ricordare due elementi sopraggiunti nell’ultimo anno, a seguito di alcuni provvedimenti adottati dal governo. Primo: nessun dipendente pubblico può avere emolumenti superiori ai 240 mila euro lordi all’anno. Secondo: a un pensionato, pubblico o privato che sia, non può essere assegnato un incarico dirigenziale nella Pa. Naturalmente sono norme che valgono per il futuro. E Tarelli, come del resto molti altri funzionari in casi simili, alla fine si salva dall’applicazione dei due divieti. In più la Covip fa notare che la struttura non rientra nel perimetro delle pubbliche amministrazioni a cui si applica il divieto di cumulo tra stipendio e pensione. Poco importa, evidentemente, che a valle di tutto questo discorso lo spirito della legge sia in qualche modo “tradito”, seppure nel rispetto di essa. Certo è che in casa Cisl qualcuno rumoreggia evocando un altro caso Bonanni, riferendosi al dato emerso qualche giorno fa secondo il quale l’ex segretario Cisl ha chiuso la sua esperienza con uno stipendio lordo di 336 mila euro l’anno. Adesso ci si mettono anche i 259 mila euro dell’ex Cisl Tarelli. Numeri che, ça va sans dire, vanno a cozzare fragorosamente contro gli attuali tempi di esodati che non arrivano alla fine del mese e di scioperi indetti per la tutela dei più deboli. A completare la dichiarazione patrimoniale del presidente della Covip, poi, ci sono anche 4 terreni detenuti in comproprietà al 50% a Vetralla (Vt) e 4 fabbricati sempre in comproprietà (50%), di cui due a Vetralla e due  Roma. Tra l’altro i 259 mila euro dichiarati da Tarelli l’anno prossimo potrebbero anche aumentare. Dal sito della Covip, infatti, viene fuori che mentre per un “semplice” componente del collegio il compenso lordo è di 138 mila euro, per il presidente l’asticella si alza a 162 mila.
LA SITUAZIONE. Ora, bisogna dire che Tarelli è scaduto lo scorso 21 ottobre e attualmente è in regime di “prorogatio” fino al 5 dicembre. Sebbene sia diventato presidente della Covip nel febbraio di quest’anno, il suo mandato scade perché corrisponde a una consiliatura quadriennale che per lui è cominciata nel 2010. Insomma, magari non prenderà tutti i 162 mila euro previsti per la carica di presidente, ma il suo emolumento complessivo, comprensivo di pensione, ancora una volta sfonderà il tetto dei 240 mila euro.
Twitter: @SSansonetti

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