M5S, l’allarme dei dissidenti: «Ora si cambi»
Dopo il flop alle Regionali in Emilia Romagna e in Calabria i parlamentari dell'area critica invocano una svolta nella gestione del partito. Il sindaco di Parma Pizzarotti chiama in causa Grillo
Dopo il risultato negativo ottenuto alle Regionali in Emilia Romagna e in Calabria nel Movimento 5 Stelle è tempo dell’analisi e dei chiarimenti, della ricerca delle repsonsabilità. Ma, soprattutto, della richiesta cambio di passo nel modo di affrontare la campagne elettorali. Ad avanzarla sono anche alcuni dei rappresentanti più in vista del partito di Beppe Grillo.
MOVIMENTO 5 STELLE, PIZZAROTTI: «ORA UN CHIARIMENTO» – Chi gradirebbe un chiarimento dal leader genovese è innanzitutto il sindaco di Parma Federico Pizzarotti, che in un’intervista rilasciata ad Emanuele Buzzi per il Corriere della Sera dice: «Beppe Grillo dice che l’astensionismo non ha colpito il Movimento? Dire che abbiamo preso gli stessi voti del 2010 o poco più vuole dire accontentarsi. Nel panorama complessivo, con tutte le attenuanti del caso, è evidente che siamo scesi al 13%: l’astensionismo ha penalizzato anche noi». «È il caso – continua il primo cittadino 5 Stelle – di interrogarsi in modo serio una volta per tutte. Dopo le Europee avevamo detto di fare autocritica, ma poi non è stato così. Ora serve un percorso condiviso».
MOVIMENTO 5 STELLE, I DISSIDENTI: «NO LOGICHE DALL’ALTO» – Un percorso diverso sul quale cominciano a riflettere anche deputati e senatori. Le loro impressioni vengono riportate da Francesco Maesano su La Stampa. È nel primo pomeriggio che le voci dell’area critica del Movimento, i cosiddetti dissidenti, hanno cominciato ad uscire allo scoperto, in Transatlantico, parlando con i giornalisti al telefono, postando sulle bacheche dei social network. Tutti insieme, in un’azione coordinata decisa quando, nei giorni scorsi, il risultato deludente era ormai dato per assodato. Sebastiano Barbanti ha parlato di crollo verticale e ha chiesto autocritica. Tommaso Currò vuole un direttivo che guidi il Movimento. Patrizia Terzoni ha fatto sapere: «Si può vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, ma la realtà è che quel bicchiere è rotto e piano piano si sta svuotando». Parole chiare come quelle di Paola Pinna: «Il Movimento perde pezzi, è inutile nasconderlo. Ci siamo autocondannati all’esclusione rinunciando al nostro ruolo di innovatori». Tancredi Turco dice intanto che chi ha tenuto il timone della barca ora deve passare la mano. Walter Rizzetto: «Basta logiche dall’alto, meno social network e più politica». Insomma, sembrano ritornate le tensioni interne. Soprattutto tra i rappresentanti emiliani. Elisa Bulgarelli: «Avremmo liberato la regione dai partiti, occasione irripetibile e invece, che amarezza».
MOVIMENTO 5 STELLE, MORRA: «GRILLO E CASALEGGIO LASCINO LA GUIDA»– A minimizzare restano i rappresentanti dell’ala dura del Movimento. Alessandro Di Battista definisce il Parlamento un «postribolo di massoni» e chiede che senso abbia «restare sempre qui dentro nella ruota del criceto. In questo Palazzo privo di senso. Dove stiamo 16 ore al giorno quando le decisioni importanti le prendono a Bruxelles, ad Arcore, in qualche paradiso fiscale o a Corleone». Parole che non bastano probabilmente per distogliere l’attenzione dalle percentuali basse e dal rischio di nuovi flop. Un senatore fino a poche ore fa era considerato un falco, Nicola Morra sposa la tesi del ricambio ai vertici: «Beppe e Gianroberto sono i padri nobili di questo Movimento, ma ora devono lasciare che il loro figliolo si assuma le responsabilità connesse all’età adulta».
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