OPERAI CONTRO LANDINI! MENTRE IL SEGRETARIO FIOM BOMBARDA IL GOVERNO PER SOFFIARE LA POLTRONA ALLA CAMUSSO, A TERNI SI APRE UNA FALLA NEL FRONTE SINDACALE: I LAVORATORI VOGLIONO STOPPARE LO SCIOPERO E TORNARE A LAVORO
Un ex sindacalista Fiom delle acciaierie rivela: “Siamo ostaggio della vertenza, la mancanza di coraggio delle segreterie sindacali non permette di far emergere l’anima responsabile dei lavoratori pronti a tornare in fabbrica”. I posti di lavoro finiscono nel tritacarne della campagna elettorale dentro alla Cgil...
1. LANDINI AL "FATTO" NON SMENTISCE DI PUNTARE ALLA POLTRONA DELLA CAMUSSO
Dall'intervista di Salvatore Cannavò a Maurizio Landini per "Il Fatto Quotidiano": "Lei vorrebbe fare il segretario della Cgil?". "C’è una cosa che viene prima, una riforma democratica dell’organizzazione e contrattuale: 280 contratti diversi non hanno più senso. Questa domanda di cambiamento pone l’esigenza di un ricambio e di un rinnovamento. Sono interessato a stare dentro questo processo, al di là del mio ruolo".
2. OPERAI CONTRO LANDINI: BASTA SCIOPERI
Andrea Morigi per “Libero”
C’è una maggioranza silenziosa di operai che vogliono tornare a lavorare all’Ast di Terni. Non ne possono più di scontri e ricatti sindacali. Tanto da rendere incerti i pronostici sull’esito dell’assemblea, convocata per stamattina dalle rappresentanze sindacali dell’acciaieria umbra.
Si riuniscono per tornare a spiegare ai lavoratori in sciopero che la protesta va proseguita a oltranza, costi quel che costi. Peccato che incrociare le braccia, ormai, significhi rimanere senza salario.
Si avvicinano le feste natalizie e riaprire i cancelli dell’azienda significherebbe ricevere a dicembre la busta paga e la tredicesima. Sono in gioco i regali ai bambini e il cenone di capodanno, oltre che la sopravvivenza. Finora hanno resistito piuttosto compatti, ma da qualche giorno si è aperto uno spiraglio di critica a partire dai social network.
Il primo a uscire in avanscoperta è Michele Dettori, già coordinatore delle Rsu Tkast della Fiom Cgil. Sul suo profilo Facebook lancia la provocazione con una lettera aperta, diffusa anche alla stampa, nella quale sostiene che, «se è vero che questa vertenza ha esordito con una condivisione quasi totale da parte dei lavoratori, ad oggi la condizione è completamente ribaltata». La linea dura non paga, l’hanno capito tutti.
Tanto che «dopo varie sollecitazioni pervenutemi da lavoratori che mi conoscono all’interno dello stabilimento», l’ex sindacalista ha deciso di esporsi «per diffondere il grido d’aiuto delle persone che oggi sono ostaggio della vertenza Tkast. Parlo di ostaggi perché di questo si tratta».
«Nei vari presidi, di questa situazione ne sono tutti coscienti - scrive ancora Dettori - a partire da molti Rsu, ma la mancanza di coraggio delle segreterie sindacali non permette di far emergere l’anima responsabile dei lavoratori che sono pronti a riprendere le attività produttive.
Parlo di anima responsabile, ma questo non significa rassegnata, in quanto la mia esperienza sindacale mi ha sempre portato a difendere il lavoro, ma per farlo le fabbriche devono essere aperte». Del resto, il fronte delle trattative riflette già alcune fratture se è vero che «nelle ultime ore si sono registrate schermaglie anche tra segreterie, che nella vertenza del magnetico erano state identificate come i falchi e colombe».
Per uscire dallo stallo, l’ex sindacalista avanza una proposta semplice ma dirompente, che consiste nel «far esprimere tramite referendum a voto segreto i lavoratori», che potrebbero così «decidere se riprendere le attività produttive, permettendo quindi realmente di difendere il posto di lavoro, il salario, la fabbrica e la città». Il risultato, prevede, sarebbe sorprendente: «Penso che il 70-80% dei lavoratori voglia rientrare in fabbrica».
Non hanno potuto dirlo finora perché «chi strilla più forte la fa da padrone» e «all’ultima assemblea è stata lanciata una bomba carta». Funziona così la democrazia sindacale per gli estremisti di alcune sigle: dove manca il consenso, si procede con l’intimidazione.
«Immaginate chi è più moderato se riesce a prendere parola. La situazione è insostenibile», conclude Dettori. Rimane un blocco fine a se stesso, che impedisce l’ingresso «ai capiturno e agli impiegati» e crea ulteriori tensioni anche nell’indotto. «Lo sciopero sta provocando danni anche alle persone che lavorano nelle ditte esterne e questo perdurare dell’inattività potrebbe essere fatale», ha detto ieri il presidente della Confindustria ternana, Stefano Neri, descrivendo le difficoltà delle aziende che «oggi danno lavoro a circa 1.200 persone e non vogliono ricattare nessuno». A suo giudizio, quindi «non è più tempo di guerra di trincea e gli atteggiamenti conflittuali dettati da motivazioni ideologiche non portano da nessuna parte».
Nel corso della trattativa, spiega il rappresentante degli industriali locali, «Ast ha fatto registrare aperture importanti, che non possono essere trascurate. Ha ribadito di voler investire sullo stabilimento ternano, di voler valorizzare il brand, di essere pronta a trasferire la linea 5 e, quanto alla produzione di acciaio fuso, di puntare ad una produzione minima da mettere poi a verifica in un lasso di tempo che, al giorno d’oggi è davvero lungo».
Nella stessa direzione spinge anche la presidente della Regione Catiuscia Marini, con l’auspicio «che sia possibile articolare in maniera diversa anche le forme di protesta». Mercoledì prossimo, al ministero dell’Industria e dello sviluppo economico, si riapre il tavolo delle trattative.
A preparare l’incontro ci penserà Maurizio Landini, richiamato in tutta fretta per porre rimedio alla situazione. Ieri il leader della Fiom ha dovuto scusarsi con Renzi per aver affermato che le persone oneste non sostengono il suo governo. Lunedì pomeriggio, invece, incontrerà i suoi iscritti. E non è detto che saranno tutti pronti a seguirlo.
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