Maurizio Landini contro Matteo Renzi. "Non fa nulla contro i disonesti". E rilancia nuovamente la questione morale
Onesti e disonesti. Maurizio Landini stavolta non torna indietro, ma rilancia la sua accusa a Matteo Renzi. Anche Susanna Camusso boccia il premier e la sua idea di sinistra.
Dopo la frase incriminata sugli "onesti che non stanno con Renzi" - bollata dallo stesso leader Fiom come una "cavolata" dopo le scuse - e dopo la replica del premier, Landini non si rimangia il senso delle dichiarazioni e in un'intervista al Fatto Quotidiano parla nuovamente di questione morale.
Volevo porre la questione morale. I lavoratori sono la parte onesta e c'è una parte disonesta del Paese contro cui non si interviene. Chi è onesto non conta nulla e si fanno leggi che continuano a garantire ai disonesti di fare i disonesti"
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Il riferimento è a quella questione morale che da decenni è nodo centrale nel dibattito nella sinistra.
"L'onestà è un problema vero. L'Italia ha 60 miliardi di euro di corruzione, 180 di evasione, il falso in bilancio che non è reato, nessuna legge sul rientro dei capitali. Ma questo è il punto che non si vuole affrontare. Perché il governo su questo non fa i decreti? Perchè non ha la stessa forza che ha messo sull'articolo 18?. I lavoratori sono la parte onesta e c'è una parte disonesta del Paese contro cui non si interviene. Chi è onesto non conta nulla e si fanno leggi che continuano a garantire ai disonesti di fare i disonesti".
Questo fa sì che Landini non si riconosca nella sinistra che Renzi vuole rappresentare.
"Si fa fatica a dire che siamo in presenza di un governo di sinistra. Sia per le politiche che fa sia per la presenza del Ncd. Il vero ministro del lavoro, in realtà, è Maurizio Sacconi. Le politiche che sta facendo Renzi sono quelle della Confindustria, dei poteri forti".
Il leader della Fiom rivendica il diritto di scioperare contro il Jobs Act e a un'autonomia del sindacato dalla politica.
"Io la cavolata l'ho detta e l'ho riconosciuto. Ma le cose che sono state dette contro lo sciopero-ponte e contro i sindacati, non pretendono delle scuse? Chi sciopera perde 80-90 euro, è gente che merita rispetto. Anche loro hanno detto una cavolata. Chiedano scusa"
"Gli scioperi pongono il tema di un'autonomia dalle forze politiche. Aprono una fase nuova. Questo crea timore nelle forze politiche. Perché se il sindacato ha autonomia non risponde più a logiche di appartenenza e si confronta alla pari. Infatti c'è il tentativo di delegittimare il sindacato e di ridurlo a una dimensione aziendale e corporativa. Il sindacato solo nei luoghi di lavoro vuol dire cancellare un pensiero generale dei lavoratori in quanto lavoratori".
Quanto alle ambizioni personali, Landini non nega di guardare alla poltrona di segretario generale della Cgil.
"C'è una cosa che viene prima, una riforma democratica dell'organizzazione e contrattuale: 280 contratti diversi non hanno più senso. questa domanda di cambiamento pone l'esigenza di un ricambio e di un rinnovamento. Sono interessato a stare dentro questo processo, al di là del mio ruolo".
Nel frattempo la Fiom non intende mollare la presa contro il Jobs Act
"Che il governo non intendesse fermarsi ci è stato chiaro fin dall'inizio. Ma anche noi non ci fermeremo. Impediremo che vengano applicate certe norme nelle aziende e nei territori. Se le imprese pensano che non succeda nulla, se lo scordino. Non escludiamo nulla neanche sul piano giuridico. Non pensino che ci possono licenziare tranquillamente. Il lavoro deve avere dei diritti"
Anche Camusso affronta il tema della sinistra, in un colloquio con la Repubblica.
Nel jobs act "c'è un'idea a mio parere sbagliata che delega alle imprese, sciolte da ogni vincolo, lo sviluppo del paese come se la politica dovesse essere spettatrice e non protagonista. Uno scambio del tipo: io governo ti libero dalle leggi che tutelano i diritti minimi dei lavoratori e tu ti occupi di produrre, fare profitti e, se riesci, a dare lavoro". Per la Camusso si tratta di una politica di stampo liberista "ma all'italiana, un liberismo finanziato dallo Stato: il governo toglie tasse alle imprese e tutele ai dipendenti". Il segretario generale della Cgil replica poi al premier Matteo Renzi che la paragona a Matteo Salvini, leader della Lega Nord: "Una frase offensiva verso milioni di nostri iscritti ma soprattutto verso chi si batte a Ragusa contro lo sfruttamento dei migranti nelle campagne o contro il nuovo schiavismo diffuso al sud come al nord, verso i tanti che operano per battere il caporalato". Per la Camusso Renzi "parte da un giusto presupposto, la libertà dei singoli. Ma subito si contraddice sostenendo l'abolizione dell'articolo 18. Arriva addirittura a sostenere che la libertà di licenziare crei occupazione. Come se la sterilizzazione dell'articolo 18 operata dal governo Monti avesse creato milioni di posti di lavoro. Ma soprattutto come se la possibilità di scambiare un diritto con una manciata di soldi potesse aumentare i diritti di chi è precario. Che questa possa essere l'impostazione di una parte delle imprese è comprensibile. Ma deve essere quella di un partito che si richiama ai valori della sinistra?"
Per la leader della Cgil "lo sforzo della sinistra è sempre stato quello di estendere i diritti e le tutele. Si conquistano in un luogo di lavoro e si prova ad applicare negli altri. Così è avvenuto non solo nella storia del sindacato ma anche in quella di movimenti per i diritti civili, a partire dal movimento delle donne. Oggi invece siamo di fronte a una sinistra che trasforma una tutela in denaro, come hanno sempre tentato di fare i conservatori nei momenti a loro favorevoli. Da questo nasce lo spaesamento e la mobilitazione dei lavoratori di queste settimane - prosegue -. Sono stata tra le prime ad auspicare un grande partito plurale della sinistra che avesse come riferimento il lavoro, capace di trasformare il paese, ridurre le differenze aumentare le opportunità. Vedo invece che si va in direzione opposta, si divide e si separa e aumenta la diseguaglianza".
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