Aderire al diktat di Beppe Grillo che sulla legge elettorale promuove una consultazione online e bolla come illegittimo l'intero Parlamento, oppure discutere concretamente le proposte di Matteo Renzi? Il dilemma dei parlamentari a 5 stelle è fortissimo. Perché quello che suggerisce il leader del MoVimento è molto chiaro: resistere alle sirene democratiche, sviluppare una proposta di legge elettorale insiemecon i militanti attraverso il blog – senza ancora una piattaforma di liquid feedback nonostante le promesse – e attendere la prossima legislatura. Una linea che contraddice apertamente la disponibilità al dialogo parlamentare dichiarata dalla capogruppo Paola Taverna appena poche ore prima dell'intervento di Grillo.
A mugugnare (o almeno a lanciare considerazioni di segno diverso) contro il leader sono stati in molti, da Walter Rizzetto a Francesco Campanella, passando per Aris Prodani, Tommaso Currò e Lorenzo Battista, fino ad Alessandro Di Battista che nei social network ha postato la foto di un incontro a Rende (Cosenza) con una provocazione: “Guardate; sala strapiena e senza Beppe Grillo!”. Mentre nelle bacheche di Facebook, o anche su Twitter, rimbalza centinaia di volte l'editoriale odierno di Marco Travaglio che spinge i parlamentari M5S a non ritirarsi sull'Aventino e andare a vedere le carte di Renzi. Una tentazione?
Ma nelle ultime ore sembra essere calato il silenzio, anche sui social. Forse un richiamo all'ordine, analogo a quell'sms che il portavoce Federico D'Incà ha trasmesso a tutti i deputati chiedendo di non commentare con la stampa le proposte di Matteo Renzi. E lo stesso Nicola Morra, che in questi giorni aveva tentato un compromesso spiegando che i tempi della eventuale discussione parlamentare promossa dai renziani e la linea grillina potevano coincidere, ora irrigidisce il concetto: “Andare a toccare la legge elettorale è la cosa meno conveniente possibile e su questo Beppe ha ragione quando dichiara il parlamento illegittimo”.
“Le singole posizioni contano fino a un certo punto. La linea va decisa tutti insieme e quella che conta davvero è la posizione del gruppo”, dice Morra all'HuffPost. Nei prossimi giorni, spiega, i portavoce di Camera e Senato si riuniranno per discutere della mossa renziana: “Faremo delle assemblee come abbiamo sempre fatto. Non siamo telecomandati”. Rivendicando così per i parlamentari a 5 stelle una quota di potere decisionale.
Intanto Di Battista sceglie ancora una volta Facebook per lanciare una previsione e un monito per coloro che accusano il MoVimento di scarsa democrazia interna: “
Nei prossimi mesi qualche parlamentare del M5S se ne andrà. Tirerà fuori le solite balle della democrazia che manca, di Casaleggio, del fatto che occorreva aprire al PD etc etc. Voi mi conoscete bene ormai. Sapete chi sono e come la penso. Ho votato circa 3000 volte alla Camera. Se in una sola occasione, una sola, il Sig. Giuseppe Grillo avesse provato ad influenzare un mio voto io gli avrei dedicato un "vaffa epico" e mi sarei dimesso. Ma Beppe, un italiano che stimo moltissimo, non lo ha mai fatto e mai lo farà”. Per il portavoce alla Camera “chi lascia il Movimento lo fa esclusivamente per i soldi (li comprendo anche se mi fanno pena) e perché temono di perdere la poltrona. Stare nel 5 stelle è difficile. Non tutti ne sono all'altezza”.
Se le cose andranno come ha deciso Beppe Grillo, fino a febbraio il MoVimento dunque non potrà esprimere una posizione netta sulla legge elettorale. E nel frattempo, come fanno notare alcuni militanti esasperati dall'intransigenza del comico, Renzi potrebbe aver fatto passare una sua proposta senza il parere dei 5 stelle.