Il tempo delle chiacchiere (almeno di quelle preliminari) sembra una volta per tutte destinato a finire. La riforma della legge elettorale approderà nell'Aula della Camera dal 27 gennaio. Lo hanno deciso i capigruppo di Montecitorio. Fino al 17 gennaio ci sarà sul tema una indagine conoscitiva in commissione, dove la discussione avrà inizio dal 20 gennaio per concludersi in tempo per fare approdare il testo in aula il 27 gennaio.
Matteo Renzi, segretario del Pd, esprime la sua soddisfazione in un tweet: "Legge elettorale, tagli a province e costi politica, jobsact, diritti. Sembrava impossibile, eppur si muove". "È proprio la volta buona", aggiunge il sindaco di Firenze. Una vittoria del segretario del Pd, che restringe la finestra di un dibattito che, se avesse avuto tempi più lunghi, avrebbe rischiato di logorarlo.
Al contrario adesso Renzi si trova in una posizione di forza. Può giocare su due tavoli: quello interno della maggioranza, dove la tendenza prevalente sembrerebbe orientarsi verso il doppio turno di coalizione e quello del dialogo con Forza Italia, il cui plenipotenziario Denis Verdini guarda con favore il modello spagnolo. E potrà farlo in tempi strettissimi: entro due settimane gli interlocutori dovranno scoprire le carte, in una situazione che vede l'ex rottamatore con il coltello dalla parte del manico.
Il Pd di osservanza renziana incassa il successo. Plaude alla decisione il capogruppo a Montecitorio, Roberto Speranza: "Siamo soddisfatti di avere mantenuto l'impegno di portare la legge generale in discussione generale in aula alla Camera già a gennaio". Dello stesso avviso è il vicepresidente della Camera Roberto Giachetti che scrive su Twitter: "Legge elettorale in aula il 27 gennaio come da richiesta Pd. Bene Conferenza Capigruppo!".
Sempre sul social network arriva la reazione più pesante. È quella di Elena Maria Boschi, che conduce in prima persona la trattativa:
Così, con Renzi pivot (e con Letta pronto a monitorare da vicino la situazione, che, con la concomitanza della definizione del patto di coalizione, potrebbe diventare esplosiva), saranno Silvio Berlusconi e Angelino Alfano a giocarsi la partito su quale dovrà essere l'interlocutore di riferimento di via del Nazareno. Con la diplomazia forzista i contatti vanno avanti a pieno regime, e rimane nell'aria un possibile incontro tra Renzi e il Cavaliere, anche se il segretario dem sembrerebbe intenzionato ad evitarlo.
Proprio per questo la soglia d'allarme delle truppe alfaniane si è alzata. Ncd: "Non sia una data spot", tuona il capogruppo alla Camera Enrico Costa. "Vorrei sgomberare il campo da ogni equivoco - dice -: noi aderiamo a qualsiasi decisione sui tempi". E aggiunge: "Ma con la discussione che inizia il 20 gennaio la commissione avrà pochi giorni di tempo per varare il testo e dunque il rischio è che si sia fatto un calendario dell'aula in contraddizione con i tempi della commissione". Per questo, ha aggiunto Costa, "auspico che non sia una data spot".
Come a dire: "Sì alla modifica, ma non pensiate con i tempi così stretti di far fuori le nostre istanze". O per dirla con Gaetano Quagliariello "no a calci nel sedere, siamo un partito di profonda ispirazione cristiana, ma non presteremo l'altra natica". Il piede che dovrebbe sferrare il calcio, comunque si guardi la situazione, rimane sempre quello di Renzi.