KAMIKAZE FUORI SCUOLA, 14ENNE LO BLOCCA
E MUORE PER SALVARE I COMPAGNI -FOTO
Venerdì 10 Gennaio 2014
ISLAMABAD - Si è immolato per salvare i suoi compagni di scuola. A 14 anni Aitazaz, uno studente pachistano, ha avvistato un detonatore spuntare dalla tunica di un kamikaze e non ha esitato a lanciarsi su di lui.
È stato dilaniato dall'esplosione della bomba umana ma il suo drammatico gesto ha sventato una strage tra i suoi compagni. IlPakistan celebra oggi questo suo coraggioso eroe, Aitazaz Hassan Bangash, con articoli sulla stampa, una valanga di tweet, omaggi suFacebook e appelli al governo perchè gli sia conferita una «medaglia al valore». Tutto è successo lunedì mattina alla scuola statale superiore di Ibrahimzai, un villaggio sciita del distretto di Hangu (provincia nord occcidentale di Khyber Pakhtunkwa), che confina con le turbolente regioni tribali della frontiera con l'Afghanistan. Al momento dell'esplosione c'erano circa duemila allievi più gli insegnanti nel complesso. A raccontare la storia, che sembra uscita dal libro Cuore, è stato il cugino e uno dei testimoni dell'attacco suicida che è il primo di questo genere a una scuola. Aitazaz, che quella mattina era arrivato in ritardo, si trovava all'ingresso della scuola con altri compagni quando ha visto un ragazzo sui 20-25 anni andare al cancello con la scusa di chiedere informazioni sull'ammissione. Quasi subito, i ragazzi si sono accorti che sotto gli indumenti aveva un giubbotto esplosivo e sono scappati via. Aitazaz, invece, non si è fatto prendere dalla paura, ma ha cercato di fermarlo tenendolo per le braccia. L'attentatore è però riuscito ad azionare il detonatore e a farsi esplodere. «Non avrei mai pensato che Aitazaz scegliesse una morte così gloriosa - ha detto il fratello Mujtaba al quotidiano The Express Tribune - sacrificandosi per i suoi compagni». L'attacco suicida è stato poi rivendicato dal gruppo Lashkar-e-Jhangvi, una sigla nota della «jihad» che di solito colpisce la minoranza sciita considerata eretica dai sunniti. Il padre, Mujahid Ali, che lavora negli Emirati Arabi, ha definito la morte del figlio come un «martirio». «Mio figlio ha fatto piangere sua madre - ha detto enfaticamente - ma ha evitato che centinaia di madri piangessero per i loro figli». Il governo della provincia di Khyber Pakhtunkwa ha reso omaggio a Aitazaz dichiarandolo «grande eroe», ma per ora le autorità di Islamabad non hanno neppure annunciato un risarcimento alla famiglia, come si fa di abitudine. «Questo è un attacco a una scuola - ha detto un insegnante - e sono molto stupito dal silenzio delle autorità». Analoga reazione anche dall'ex ambasciatrice negli Usa, Sherry Rehman, esponente dell'opposizione. In un tweet dedicato al coraggioso Aitazaz scrive che «bisogna conferirgli una medaglia al valore».
È stato dilaniato dall'esplosione della bomba umana ma il suo drammatico gesto ha sventato una strage tra i suoi compagni. IlPakistan celebra oggi questo suo coraggioso eroe, Aitazaz Hassan Bangash, con articoli sulla stampa, una valanga di tweet, omaggi suFacebook e appelli al governo perchè gli sia conferita una «medaglia al valore». Tutto è successo lunedì mattina alla scuola statale superiore di Ibrahimzai, un villaggio sciita del distretto di Hangu (provincia nord occcidentale di Khyber Pakhtunkwa), che confina con le turbolente regioni tribali della frontiera con l'Afghanistan. Al momento dell'esplosione c'erano circa duemila allievi più gli insegnanti nel complesso. A raccontare la storia, che sembra uscita dal libro Cuore, è stato il cugino e uno dei testimoni dell'attacco suicida che è il primo di questo genere a una scuola. Aitazaz, che quella mattina era arrivato in ritardo, si trovava all'ingresso della scuola con altri compagni quando ha visto un ragazzo sui 20-25 anni andare al cancello con la scusa di chiedere informazioni sull'ammissione. Quasi subito, i ragazzi si sono accorti che sotto gli indumenti aveva un giubbotto esplosivo e sono scappati via. Aitazaz, invece, non si è fatto prendere dalla paura, ma ha cercato di fermarlo tenendolo per le braccia. L'attentatore è però riuscito ad azionare il detonatore e a farsi esplodere. «Non avrei mai pensato che Aitazaz scegliesse una morte così gloriosa - ha detto il fratello Mujtaba al quotidiano The Express Tribune - sacrificandosi per i suoi compagni». L'attacco suicida è stato poi rivendicato dal gruppo Lashkar-e-Jhangvi, una sigla nota della «jihad» che di solito colpisce la minoranza sciita considerata eretica dai sunniti. Il padre, Mujahid Ali, che lavora negli Emirati Arabi, ha definito la morte del figlio come un «martirio». «Mio figlio ha fatto piangere sua madre - ha detto enfaticamente - ma ha evitato che centinaia di madri piangessero per i loro figli». Il governo della provincia di Khyber Pakhtunkwa ha reso omaggio a Aitazaz dichiarandolo «grande eroe», ma per ora le autorità di Islamabad non hanno neppure annunciato un risarcimento alla famiglia, come si fa di abitudine. «Questo è un attacco a una scuola - ha detto un insegnante - e sono molto stupito dal silenzio delle autorità». Analoga reazione anche dall'ex ambasciatrice negli Usa, Sherry Rehman, esponente dell'opposizione. In un tweet dedicato al coraggioso Aitazaz scrive che «bisogna conferirgli una medaglia al valore».
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