Disoccupazione giovanile record al 41,6%, mai così alta dal 1977. In Italia 3 milioni 254 mila di disoccupati
L'Huffington Post | Pubblicato: 08/01/2014 10:16 CET | Aggiornato: 08/01/2014 13:56 CET
Il tasso di disoccupazione giovanile è cresciuto ancora toccando il 41,6% in aumento di 0,2 punti rispetto a ottobre (dato rivisto al rialzo al 41,4%) e di quattro punti rispetto a novembre 2012. Lo rileva l'Istat spiegando che il tasso è al top dall'inizio delle serie storiche, ovvero dal 1977.
Sale anche disoccupazione generale. A novembre, secondo i dati diffusi dall'Istat, il tasso di disoccupazione sale al 12,7%, in aumento di 0,2 punti percentuali in termini congiunturali e di 1,4 punti nei dodici mesi.
L'Istat rileva che a novembre gli occupati sono 22 milioni 292 mila, in diminuzione dello 0,2% rispetto al mese precedente (-55 mila) e del 2,0% su base annua (-448 mila). Il tasso di occupazione, pari al 55,4%, diminuisce di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali e di 1,0 punti rispetto a dodici mesi prima. Il numero di disoccupati, pari a 3 milioni 254 mila, aumenta dell'1,8% rispetto al mese precedente (+57 mila) e del 12,1% su base annua (+351 mila).
La crescita tendenziale della disoccupazione è più forte per gli uomini (+17,2%) che per le donne (+6,1%).
Un'indagine Coldiretti-Ixè rivela poi che ben sette italiani su dieci (70%) si sentono minacciati dal pericolo di perdere il lavoro che rappresenta la principale preoccupazione dei cittadini nel 2014. Per quanto riguarda la situazione generale la percentuale di quanti sono pessimisti per il futuro e pensano che la situazione peggiorerà sono il 35% mentre al contrario - sottolinea la Coldiretti - sono il 51% coloro che ritengono che non ci saranno cambiamenti mentre sono solo il 14% quelli convinti che ci sarà un miglioramento. Oltre la metà degli italiani (53%) teme per il futuro di non riuscire ad avere un reddito sufficiente per mantenere la propria famiglia. Se il 42% degli italiani vive infatti senza affanni, il 45% riesce a pagare appena le spese senza permettersi ulteriori lussi, mentre il 10% non hanno reddito a sufficienza neanche per l'indispensabile a vivere.