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mercoledì 24 aprile 2013
Secondo me parecchi leghisti stanno tremando. E non solo leghisti.
Inchiesta
Belsito, la ’Ndrangheta e la sanità in Lombardia
Alessandro Da Rold e Luca Rinaldi
Che ruolo ha avuto Francesco Belsito, l'ex tesoriere della Lega Nord, nella gestione di alcuni appal
Francesco Belsito
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Cosa c’entra Francesco Belsito, l’ex tesoriere della Lega Nord con la sanità in Lombardia e con gli appalti del Pio Albergo Trivulzio? Se lo domandano i pm di Reggio Calabria che indagano sul filone ‘Ndragheta che ha travolto Tombolotto in aprile e che ha costretto alle dimissioni da segretario federale Umberto Bossi rivoluzionando tutto quanto il Carroccio.
Il Trivulzio, la storica baggina di Milano che scatenò la prima Tangentopoli con l’arresto di Mario Chiesa il «mariuolo» è tornata negli ultimi anni al centro dell’attenzione per lo scandalo di Affittopoli e per presunti appalti che sarebbero caduti in mano alla criminalità organizzata. La procura vuole capire se il giro di Belsito, quello dello studio di via Durini, abbia operato in qualche modo nel settore. E soprattutto fino a quando.
Del resto, le inchieste sulle infiltrazioni della Ndrangheta nella sanità lombarda vanno avanti da tempo. Ci lavorano sopra da almeno tre anni la stessa Ilda Boccassini, che ha condotto le inchieste Crimine e Infinito, come altri magistrati della procura milanese che hanno messo sotto torchio in quesi mesi la politica lombarda, per gli scandali del San Raffaele e Fondazione Maugeri.
Sono le inchieste che hanno fatto cadere la giunta di Roberto Formigoni nel 2012, quando l'ex assessore Domenico Zambetti fu travolto dalle indagini sui rapporti con la criminalità organizzata e proprio la Lega Nord di Roberto Maroni decise di staccare la spina. Sullo sfondo c'è la Siram, azienda che si occupa di gestione energetica, che ha vinto il 15 settembre 2010 un appalto da 4.278.839,01 euro per tutti gli spazi non istituzionali della piazza della nuova regione Lombardia.
Il pm calabrese Giuseppe Lombardo ha ben chiaro il polso della situazione del proprio filone d’indagine, cioè i possibili rapporti tra l’ex tesoriere Belsito e la ‘ndragnheta, in particolare con la cosca De Stefano. Nadia Dagrada, la segretaria del Carroccio che ha fatto esplodere il caso Lega, nel corso dell’interrogatorio dello scorso aprile dise di ignorare e conoscere i rapporti dello stesso Belsito, poi cacciato dal neo segretario Roberto Maroni, con personaggi legati alle cosche. Spiegò che il nome De Stefano non le ricorda nulla «a parte il tenore».
Chissà cosa avrà pensato il pm Giuseppe Lombardo che al momento sta portando avanti nelle aule reggine il processo forse più importante alla triade delle famiglie che governa Reggio (Condello, De Stefano e Tegano), in quel guazzabuglio di politica, affari, logge più o meno coperte e mafia. La stessa Dagrada riferisce di sapere poco e niente su quello studio di via Durini 14 a Milano dove ha sede la MGM di quell’avvocato che avvocato non era (non risulta iscritto a nessun ordine), Bruno Mafrici, diventato consulente di Belsito quando questi si occupava del sottosegretariato del ministero alla semplificazione normativa.
Stando al verbale, Belsito, avrebbe elargito per alcuni mesi un fisso di 2.500 euro allo stesso Mafrici, che l’ex tesoriere presentava come un suo avvocato. Belsito in quello studio aveva un proprio ufficio e pagava Mafrici, a quanto sostiene Dagrada con soldi del partito per un totale tra parcelle e rimborsi che teneva anche per sè di circa novemila euro al mese.
Uno studio quello di via Durini a Milano che ricorre nelle carte degli inquirenti reggini e perfino nella relazione della commissione di accesso al comune di Reggio Calabria, che ne sancirà poi lo scioglimento per infiltrazioni della criminalità organizzata. A stimolare la curiosità del pm Lombardo durante l’interrogatorio però è anche una questione che trova sullo sfondo appunto la sanità. Il magistrato la butta lì mentre cerca di capire cosa Dagrada sia in grado di rivelare sugli investimenti leciti o meno del Carroccio dell’era Belsito.
Chiede se ci siano stati investimenti in case di cura. Dagrada nega, ma a verbale ci finisce un teatrino e si trascrive anche una risata dello stesso pubblico ministero che evidentemente nota una espressione della segretaria e chiede «perché le case di cura l’hanno colpita così tanto?».
E se poi nel corso dell’interrogatorio si vira verso altri lidi, andando a rivedere alcuni affari che avrebbero riguardato da vicino proprio stesso Mafrici e un altro faccendiere legato a doppio filo con Belsito e i De Stefano, cioè quel Romolo Girardelli detto “l’ammiraglio”, la curiosità del pubblico ministero non sembra campata in aria.
Sullo sfondo c’è la Siram, che a Milano per sei anni, dal 2004 al 2010 ha gestito gli impianti produttori di calore al Pio Albergo Trivulzio per 7milioni di euro. Dal filone reggino dell’indagine emergerebbe infatti il contatto tra la stessa Siram e “l’ammiraglio” Girardelli, uomo vicino a Paolo Martino, factotum milanese della cosca De Stefano finito agli arresti nell’ambito dell’inchiesta ‘Caposaldo’ della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano nel 2001.
Non è però finita perché sempre nel filone delle indagini aperto dalla procura di Reggio Calabria ci finisce un altro appalto, quello tra Siram e Carbotermo spa presso l’ospedale San Matteo di Pavia. Un appalto milionario già oggetto di conversazioni tra lo stesso Martino e l’ex direttore sanitario dell’Asl di Pavia Carlo Chiriaco, recentemente condannato a Milano per concorso esterno in associazione mafiosa.
Scriveva il Corriere della Calabria quando esplose l’affaire Belsito, “Siram incassa un’importante fetta dei propri introiti proprio dagli appalti pubblici. Non ultimo, proprio a Milano, dalla fondazione che gestisce gli ospedali del Policlinico ha ottenuto il lavoro per la costruzione di un modernissimo impianto «di trigenerazione», capace di produrre contemporaneamente energia elettrica, termica e refrigerante.
Un progetto che Infrastrutture Lombarde, la società in house della Regione Lombardia, ritiene particolarmente vantaggioso e soprattutto non realizzabile da nessun’altra impresa. Ragione per la quale non è possibile sottoporlo a gara d’appalto visto che solo Siram ha i brevetti necessari per la sua realizzazione. Insomma, un progetto da esportare, magari anche in Calabria dove Infrastrutture Lombarde ha avuto il contestatissimo incarico di sovrintendere alla realizzazione dei quattro nuovi ospedali previsti nel nuovo piano sanitario regionale. Anche di questo si discuteva nelle ovattate stanze di via Durini 14”.
A Reggio Calabria la Siram aveva ottenuto il monopolio della manutenzione e della gestione degli impianti degli Ospedali Riuniti, secondo alcuni imprenditori concorrenti senza rispettare tutte le normative. Insomma, sanità, anzi, “Onorata Sanità”, come quel processo istruito a Reggio Calabria dove il cognato dell’ “avvocato” Mafrici si è ritrovato invischiato salvo poi uscirne assolto alla conclusione del primo grado di giudizio.
Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/belsito-la-ndrangheta-e-la-sanita-lombardia#ixzz2RO8jGosy
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