“Scongelare e mescolatevi”. Sta in queste due parole la ricetta che ha portato la rivincita al premier incaricato Enrico Letta nelle consultazioni in streaming con la temibile compagine del M5S. In molti, apprendendo della decisione di replicarel’infausta esperienza di Pier Luigi Bersani, avevano arricciato il naso. Lasciar scegliere le armi del duello al M5S, poteva costituire una catastrofe comunicativa e minare la credibilità del designato da Napolitano. Un Letta ridicolizzato in diretta con la riproposizione di stoccate mortali tipo “sembra di stare a Ballarò” avrebbe depotenziato il diktat (“non ci sono alternative al successo”) del capo dello Stato.
Certo una cosa è andare col cappello in mano a chiedere un’improbabile fiducia avendo tutto da perdere dopo non aver vinto le elezioni, un’altra è andare in diretta streaming non dovendo fare “un governo a tutti i costi” e dopo aver incassato l’apertura del Pdl, fatto sta che le consultazioni web di Enrico Letta sono state tutta un’altra storia rispetto a quelle di Pier Luigi Bersani. Con la ciliegina finale della battuta irridente contro il leader carismatico (“Dite a Grillo che Dio è morto, ma dopo tre giorni…”) che aveva citato in un post Guccini per sostenere "che il 25 aprile è morto" in seguito all’inciucio…
Intanto i toni, suadenti, accomodanti, tesi a spiegare piuttosto che a convincere della bontà delle proprie opinioni. Dall’esordio empatico - "Ce la sto mettendo tutta" – all’empito programmatico: "Vorrei un governo snello e sobrio e capace di avere una macchina da far partire subito, senza una precedente 'scuola guida'.”
Certo, le formule gradite agli interlocutori - “Subito al lavoro per la riforma della politica” – hanno aiutato. Ma il capolavoro è nel ribaltamento della narrazione degli ultimi mesi. Non è il Parlamento a essere il problema, ma il M5S a essere parte – o addirittura causa del problema. “La vostra incomunicabilità è frustrante per tutti. Siamo nell'ultimo passaggio per fare partire questa legislatura. Sarebbe frustrante per la voglia di cambiamento che il vostro mondo ha espresso, se la vostra indisponibilità a mescolarvi finisse per continuare a mantenere questa incomunicabilità. Sarebbe un grande problema per tutti".
Di fronte a tanto ardire, i delegati M5s accusano il colpo. Abituati a essere i grandi accusatori, si sono trovati sul banco degli imputati. Il drammatico stallo politico-istituzionale, persino lo sforzo supremo di Napolitano, la tenuta delle piazze, tutto – dopo le parole di Letta - sembrano responsabilità del M5S.
Crimi e Lombardi hanno provato a contrattaccare, tentano di stanare il “tecnocrate” Letta sul terreno del populismo. Lombardi sfodera il colpo a sorpresa e chiede di firmare al volo la proposta sull’abolizione dei rimborsi elettorali, che Letta accetta con gentilezza ma senza cedere a gesti lontani dalle sue corde.
I “grillini” chiedono conto del mancato sostegno a Rodotà ma vengono respinti su Prodi. Provano a spostare il discorso su terreni più graditi come quello della democrazia diretta o delle doppie candidature (prima in parlamento poi alle amministrative) Marino e Serracchiani, Ma niente da fare, Letta freddamente si gioca bene la carta delle primarie e arriva persino a incassare un “Diremo molti sì ai fatti“.
Insomma, se è vero come ribadisce a piè sospinto Roberta Lombardi che il M5s è il prodotto di questi ultimi 20 anni, è altrettanto innegabile che Enrico Letta – nello stile e nella sostanza – è il prodotto degli ultimi quaranta: non si sa ancora se è il meglio – ma sicuramente un estratto della seconda e della prima repubblica. Letale, anche in streaming.