Scenario Roubini: Berlusconi molla Letta, elezioni e Silvio al Quirinale
Pubblicato il 26 aprile 2013 15.46 | Ultimo aggiornamento: 26 aprile 2013 15.46
ROMA – “Per l’elezione del tredicesimo Presidente della Repubblica italiana si è dovuto attendere il quarto scrutinio. Silvio Berlusconi, con la maggioranza ottenuta alle politiche del 2014, è ora il nuovo Capo dello Stato”. Potrebbe essere questa la cronaca delle prossima elezione presidenziale secondo lo scenario che prospetta l’economista della New York UniversityNouriel Roubini. Il Cavaliere, per sfruttare l’implosione del Pd e la ritirata del Movimento 5 Stelle, staccherà a breve la spina al nascentegoverno Letta. Viste le condizioni degli avversari, vincerà con ogni probabilità le successive elezioni e, a questo punto, metterà Giorgio Napolitano nelle condizioni di dimettersi coronando il sogno di divenirePresidente della Repubblica. Ed essere di conseguenza per sempre al riparo da processi passati e futuri.
La previsione dell’economista che in tempi non sospetti aveva profetizzato l’attuale crisi, non è rosea per il nostro Paese e assegna un buon 30% di possibilità che l’Italia, di qui ai prossimi 2/3 anni, finisca inbancarotta. Colpa di Berlusconi per Roubini, ma non solo, colpa anche degli avversari del Cavaliere che, nei fatti, lo stanno mettendo e lo hanno messo nelle condizioni di realizzare il suo sogno che sembrava impossibile. Spiega Roubini a La Stampa:
“Questo governo potrebbe non sopravvivere più di sei mesi o un anno, perché sarà osteggiato in ogni sua iniziativa seria da Silvio Berlusconi. Potrà fare qualche riforma istituzionale di facciata, ma dal momento che il Pd è spaccato, nel giro di sei mesi c’è il rischio che il Pdl stacchi la spina all’esecutivo. Berlusconi vincerebbe le elezioni a mani basse e chiederebbe le dimissioni di Napolitano raggiungendo il suo obiettivo di diventare Presidente. Un disastro, ma è lo scenario più probabile”. Un disastro, ragiona Roubini, non perché abbia nulla di personale contro il Pdl o il suo padre/padrone, ma perché l’Italia ha, tra le ragioni dei suoi gravi problemi economici, “un problema di corruzione e Berlusconi è parte di questo problema”.
Se la salita al Quirinale del Cavaliere sarebbe secondo l’economista americano “una tragedia”, la colpa va, forse non in parti eguali, divisa tra due acerrimi nemici di Berlusconi stesso: il Pd e il Movimento 5 Stelle. Il partito democratico, nonostante sia l’antagonista politico della creatura berlusconiana, da Forza Italia al Pdl, sembra involontariamente ma inesorabilmente lavorare per lui. Come ironizzava in modo geniale Corrado Guzzanti, facendo il verso all’ex candidato premier del centrosinistra Francesco Rutelli: “A Berlusco’, ti abbiamo portato l’acqua con le orecchie…”, anche e forse ancor di più in questo 2013 il Pd ha fatto l’impossibile per riportare in vita un centrodestra che sembrava morto.
Va però riconosciuto che Bersani e soci poco avrebbero potuto se non avessero avuto, nell’impresa di resuscitare il Cavaliere, un alleato come Beppe Grillo. I 5 Stelle hanno infatti scelto e pervicacemente perseguito una linea all’insegna del “vaffa”, nessuna alleanza, nessuna trattativa e ciao a tutti, rendendo inevitabile un’alleanza Pd/Pdl. Inevitabile non solo e non tanto per una questione politica, ma ancor prima per una questione di numeri parlamentari. “Il Movimento 5 Stelle ha qualche aspetto interessante, sulla portata riformista, – continua Roubini – ma la sua ostinazione contro il compromesso e per la disintegrazione dello status quo per principio, distoglie il Paese dalle sue reali esigenze. In caso di ritorno alle urne Grillo è destinato a perdere consensi e questo agevolerebbe ulteriormente il trionfo di Berlusconi e dei suoi piani”.
Responsabilità condivise quindi tra Grillo e Bersani se ora il Cavaliere è di nuovo in sella e può credibilmente progettare di raccogliere il frutto delle altrui difficoltà facendo cadere il governo Letta e lanciandosi verso il Quirinale.
Unica speranza, secondo Roubini e non solo, per evitare questo scenario, è che il Pd riesca a non disintegrarsi. Speranza certo non semplice da realizzare ma, l’unico modo per sbarrare la strada del Colle al Cavaliere, è quella di riuscire a mettere in campo alle prossime elezioni un partito democratico unito con un candidato forte, e il suo nome per il professore della NYU è quello di Matteo Renzi.
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