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venerdì 26 aprile 2013
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Governo, Silvio Berlusconi riunisce i fedelissimi e indurisce la linea: "Voglio Brunetta al governo in un ministero economico"
Pubblicato: 26/04/2013 16:33 CEST | Aggiornato: 26/04/2013 16:55 CEST
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L’operazione si fa. E questo non è in discussione. Ma l’intensità politica deve essere alta. Anzi altissima. E deve essere alto il tasso di berlusconismo dei ministri del Pdl. Silvio Berlusconi atterra a palazzo Grazioli per un vertice sulla trattativa in corso con Enrico Letta. Presenti tutti i big del Pdl: Alfano, i capigruppo, il capo delle colombe Gianni Letta e il capo dei falchi Denis Verdini. A loro il Cavaliere spiega ciò che in pubblico non dirà mai, e che suonerebbe come una bestemmia verso Napolitano. E cioè che, su queste basi, l’esecutivo non dura. Può fare qualche provvedimento, tanto per domare la piazza, ma le radici del governo sono secche in partenza.
Ecco perché, nella composizione, non si può non tenere conto di questo dato. La rosa discussa nei giorni scorsi è troppo sbiadita. Né si possono accettare veti per risolvere i problemi di compatibilità del Pd. Per questo la trattativa, per il Cavaliere, riparte da un nome: Renato Brunetta. Fedelissimo, falco, è stato l’anti-Tremonti nel precedente governo, colui che ha avuto l’idea geniale dell’abolizione dell’Imu. Insomma, “sarà anche incazzoso – ha detto il Cavaliere al Corriere – ma è bravissimo”. La richiesta è di un dicastero economico di peso, magari spacchettando l’Economia. È la garanzia che c’è un patto sul programma, a partire dall’Imu. E la garanzia che se qualcuno fa il furbo c’è nel governo uno pronto a sbattere i publi sul tavolo. È la condizione più pesante, nella casella più delicata.
Ed è forse proprio perché da palazzo Grazioli è arrivato il veto su Saccomanni che in mattinata Giorgio Napolitano ha avuto un lungo colloquio con il governatore di Bankitalia Ignazio Visco. Al momento l’idea su cui si sta lavorando è di “spacchettare” il ministero, facendo rientrare nella squadra dei dicasteri economici anche Pier Carlo Padoan, capo economista dell’Ocse. Ipotesi, idea che entro stasera potrebbero cambiare, nel giorno più lungo della trattativa. Che sta cambiando assetti che fino a ieri venivano dati come molto probabili. Perché la verità è che Silvio Berlusconi sta ragionando del governo con un occhio ai sondaggi, e con lo spirito di chi è pronto a prenderne le distanze un minuto dopo. Per questo ha detto che su Brunetta non si può cedere. E per questo è scettico sulla presenza di Angelino Alfano.
Il segretario vorrebbe entrare, anche visto il suo ottimo rapporto con Enrico Letta, considerando il governo come una sorta di patto dei quarantenni in grado di far evolvere questa lunga e avvelenata Seconda Repubblica. La sua presenza però, nell’ottica di Berlusconi, significherebbe però che il Pdl ci crede, schierando il suo segretario, tanto da creare un problema al partito, a cui – per necessità Angelino – potrebbe dedicarsi di meno. Insomma, con Alfano dentro è più complicato prendere le distanze.
Una linea più dura, quella del Cavaliere, rispetto al canovaccio Alfano-Letta dei giorni scorso. Tanto che le quotazioni sull’ingresso di Maurizio Lupi sono scese parecchio: “Con Mario Mauro sicuro al governo – trapela da Palazzo Grazioli – non ci possono essere due ministri di Comunione e Liberazione”. Si tratta a oltranza, con Letta che cerca di comporre il puzzle che dovrà avere il via libera da Napolitano.
Oltre alle caselle in quota Pdl, è complicato anche sul fronte centrista. Perché l’idea di Casini di mettere Michele Vietti alla Giustizia rischia di far saltare i piani di Monti. Nel senso che quello di via Arenula è un dicastero pesante. E Scelta Civica non può avere il guardasigilli insieme al vicepremier (Mario Mauro) magari con delega all’Istruzione e agli Esteri (la richiesta di Monti, per sé o per Moavero). L’ipotesi del momento è Vietti alla Giustizia e Mauro vicepremier (senza deleghe). Punto. Mentre dal Pd sembrano certi, o quasi, il nome di Sergio Chiamparino al Lavoro e di Graziano Delrio. Anche se il passare delle ore sta facendo aumentare gli appetiti da governissimo, con parecchi big del Nazareno pronti a entrare. A partire da Dario Franceschini. Un rompicapo, su cui il premier incaricato vorrebbe tirare una riga entro domani mattina, con l’obiettivo di sciogliere la riserva e di giurare già in giornata.
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