Liberi cittadini contro il regime partitocratico, i privilegi della casta sindacale della triplice, la dittatura grillina e leghista, la casta dei giornalisti
giovedì 25 aprile 2013
Dopo una breve pausa si ricomincia. Ora si possono vedere tutti i limiti di una non politica.
M5s, dopo l'unanimità su Rodotà riaffiorano le vecchie fratture. E Sel comincia il corteggiamento per creare un fronte unico di opposizione
Pietro Salvatori, L'Huffington Post | Pubblicato: 24/04/2013 21:13 CEST | Aggiornato: 24/04/2013 21:13 CEST
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Svanito il climax emozionale che ha contraddistinto la ‘campagna’ che doveva portare Stefano Rodotà alla presidenza della Repubblica, il Movimento 5 stelle si appresta a svolgere il proprio ruolo di opposizione al governo di Enrico Letta. E, da sotto il tappeto della bagarre quirinalizia, incominciano a riemergere le linee di frattura che hanno segnato i grillini nei due mesi di avventura parlamentare. Dopo l’espulsione di Marino Mastrangeli per il suo presenzialismo televisivo, si è aperto un vero e proprio ‘caso comunicazione’. Nelle assemblee degli ultimi due giorni, sono state duramente criticate alcune interviste rilasciate a giornali e a siti internet da parte di diversi parlamentari. “Perché hai detto quelle cose?”, la domanda che si sono visti rivolgere quanti avevano provato ad interpretare gli avvenimenti degli ultimi giorni. Non è piccola la fronda di ortodossi che vuole porre all’attenzione del voto della plenaria il divieto di esprimersi a mezzo stampa anche a titolo personale.
“Se continuiamo così nel giro di qualche mese finisce che un gruppetto di noi esce fuori e si fa un gruppo parlamentare diverso”, spiega un grillino. Scenari lontani, per il momento, ma che evidenziano una grande insofferenza da parte di una larga fetta di parlamentari stellati. Continua intanto ad aleggiare nell’aria un caso-Lombardi. La capogruppo alla Camera è stata più volte accusata di verticismo nelle sue decisioni. E la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la mala-gestione della manifestazione di sabato scorso a Roma, alla quale Beppe Grillo non è potuto intervenire. Lo staff della comunicazione sottolinea di non essere stato coinvolto nell’organizzazione, rimandando la patata bollente all’entourage della Lombardi. Una bolla destinata a sgonfiarsi: “Meglio aspettare che decada naturalmente dal suo ruolo fra poco più di un mese”, spiega una fonte autorevole. Ma non tutti sono di questa idea.
Anche nei confronti del governo la strada sembra biforcarsi. Da un lato c’è chi sostiene una linea di celodurismo nei confronti dell’esecutivo dell’inciucio. Dall’altro chi spinge per un ruolo più costruttivo: “Adesso è il momento di fare proposte, la gente non capirebbe se cui richiudessimo ancora nel nostro fortino”. Anche se gli effetti della piazza di sabato sera si fanno ancora sentire. “Eravamo in un bar – racconta un parlamentare – e il barista ci ha riconosciuti. Si toglie la camicia e mostra un tatuaggio di stampo fascistoide. Ci fa: ‘Siamo con voi, diteci cosa vi serve e vi porto in piazza altri 2500 come me’. Siamo rimasti basiti”.
Una situazione nella quale prova cautamente a far capolino Sinistra Ecologia e libertà. “Molti di noi sono stati personalmente invitati alla loro manifestazione, che si terrà il prossimo 11 maggio”, spiega un deputato che è stato personalmente avvicinato. L’intento dei pontieri di Nichi Vendola è sia quello di tastare il polso ad eventuali ‘dialoganti’ del M5s in particolare difficoltà con il proprio gruppo, sia, soprattutto, quello di iniziare a costruire un fronte unito di opposizione. D’altronde sui primi provvedimenti si è già registrata un’ampia convergenza. A partire dalle proposte sui matrimoni omosessuali, passando per il ritiro dall’Afghanistan e la tattica parlamentare. Se son rose...
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