Draghi ricomincia l'anno da protagonista, agenda ricca di dati
Il governatore ha avvicinato un intervento della Bce e il rendimento dei Btp è sceso a nuovi minimi storici. Ma l'economia europea fatica. In settimana molti dati, dai Pmi compositi alla produzione industriale in Germania, passando per disoccupazione e inflazione
MILANO - Tra gli operatori di mercato si è soliti dire che la prima giornata di contrattazioni dell'anno dà il tenore a quanto succederà nei dodici mesi successivi. Allora per Milano c'è di che ben sperare, e bisogna anche riconoscere che la seduta del 2 gennaio ha contenuto in sé molti temi che verosimilmente domineranno la prima parte del 2015. In primo luogo si è contraddistinto ancora Mario Draghi come protagonista assoluto: il governatore ha parlato dalle colonne dell'Handelsblatt, in Germania, ricordando il pericolo concreto di deflazione per l'Eurozona e quindi avvicinando ancora di più il quantitative easing, l'acquisto massiccio di titoli di Stato da parte della Bce. Ora tutti attendono il Direttorio del 22 gennaio, quando probabilmente la misura verrà messa in atto.
Blog. Siamo sicuri che il Qe funzionerà?
Nel frattempo, sui titoli di Stato e sui listini azionari periferici gli effetti si sono visti: i Btp decennali hanno ritoccato il record di rendimento all'1,73% e lo spread con i Bund tedeschi si è chiuso a 125 punti base. Quello tra i Bonos spagnoli e gli equivalenti tedeschi è passato addirittura sotto quota 100 punti. Anche l'euro si è ulteriormente indebolito, scendendo in area 1,2 verso il dollaro. Sulla moneta unica, però, pesa anche l'andamento a singhiozzo dell'economia Ue. Lo hanno certificato gli indici Pmi sul manifatturiero, che hanno visto ancora Francia e Italia in recessione e la sola Germania in grado di mostrare una (minima) crescita. Troppo poco per tenere il passo degli Usa, che invece viaggiano a pieno ritmo verso la completa ripresa.
Insomma, anche nel 2015 si prospettano le due medaglie viste in passato con l'attivismo della Fed: i mercati che aspettano l'iniezione di liquidità della Bce e si posizionano sui titoli di Stato dei Paesi meno forti, per cercare un minimo rendimento aggiuntivo nella certezza che l'Eurotower li sosterrà, ma l'economia reale stenta. Ed è così difficile pronosticare cosa succederà sulle Borse, anche in considerazione del fatto che Wall Street e Francofortestazionano ai massimi storici. Oltre al continuo deprezzamento della moneta unica, comunque, gli analisti vedono in calo per questo 2015 anche il petrolio, altro tema forte di inizio anno: nei prossimi dodici mesi dovrebbe proseguire la discesa del greggio, che da oltre quota 100 dollari al barile di un anno fa è già crollato a 53,27 dollari, segnando i minimi da maggio 2009.
Sullo sfondo, inoltre, torna a profilarsi come complessa la situazione ad Atene. Dalla Germania è stato fatto filtrare il concetto che una "Grexit", un'uscita dall'euro, non è più vista come elemento impensabile per gli equilibri dell'Europa. Un messaggio diretto anche a Francoforte, sponda Bce, dove si dovrà ponderare il QE (22 gennaio) proprio nelle immediate vicinanze delle elezioni ateniesi (25 gennaio).
In questo contesto, la settimana si annuncia con alcune rilevazioni interessanti proprio sull'andamento economico europeo e della Germania in particolare, ma anche degli Stati Uniti. Per l'Italia, da segnalare le stime sull'inflazione e sulla disoccupazione. Ecco di seguito l'agenda dell'ottava:
Lunedì 5 gennaio. Pmi manifatturiero in Giappone, Pmi composito nel Regno Unito. Inflazione in Germania, insieme alle vendite al dettaglio.
Martedì 6 gennaio. Pmi composito dell'Eurozona, del Giappone e del Regno Unito. Fiducia al consumo in Francia. Ism composito degli Stati Uniti, insieme agli ordini di fabbrica. Indice Hsbc Pmi servizi in Cina.
Mercoledì 7 gennaio. Tasso di disoccupazione in Germania, Italia e nell'Eurozona. Prezzi al consumo in Italia e stima dell'Eurozona. Stima Adp sui nuovi occupati negli Usa, insieme all'andamento delle ipoteche Mba e alla bilancia commerciale. La Federal Reserve pubblica le minute della riunione di metà dicembre, quando aveva tranquillizzato i mercati sulla prudenza nell'alzare i tassi.
Giovedì 8 gennaio. Ordini di fabbrica in Germania. Vendite al dettaglio e fiducia al consumo nell'Eurozona. La Bce ha in agenda un meeting che però non prevede decisioni di politica monetaria. Dagli Usa arrivano le richieste iniziali di sussidi per la disoccupazione, mentre la Bank of England pubblica i tassi d'interesse.
Venerdì 9 gennaio. Inflazione in Cina. Produzione industriale da Germania, Francia e Uk. Da Berlino arriva anche la bilancia commerciale, in Italia si guarda al deficit/Pil. L'Istat rende noti i dati sul risparmio delle famiglie. Negli Usa attenzione su disoccupazione e salari.
Blog. Siamo sicuri che il Qe funzionerà?
Nel frattempo, sui titoli di Stato e sui listini azionari periferici gli effetti si sono visti: i Btp decennali hanno ritoccato il record di rendimento all'1,73% e lo spread con i Bund tedeschi si è chiuso a 125 punti base. Quello tra i Bonos spagnoli e gli equivalenti tedeschi è passato addirittura sotto quota 100 punti. Anche l'euro si è ulteriormente indebolito, scendendo in area 1,2 verso il dollaro. Sulla moneta unica, però, pesa anche l'andamento a singhiozzo dell'economia Ue. Lo hanno certificato gli indici Pmi sul manifatturiero, che hanno visto ancora Francia e Italia in recessione e la sola Germania in grado di mostrare una (minima) crescita. Troppo poco per tenere il passo degli Usa, che invece viaggiano a pieno ritmo verso la completa ripresa.
La discesa del rendimento dei Btp nel corso dell'ultimo anno, fino al record storico dell'1,73%, sotto la spinta delle attese per un nuovo intervento Bce
Insomma, anche nel 2015 si prospettano le due medaglie viste in passato con l'attivismo della Fed: i mercati che aspettano l'iniezione di liquidità della Bce e si posizionano sui titoli di Stato dei Paesi meno forti, per cercare un minimo rendimento aggiuntivo nella certezza che l'Eurotower li sosterrà, ma l'economia reale stenta. Ed è così difficile pronosticare cosa succederà sulle Borse, anche in considerazione del fatto che Wall Street e Francofortestazionano ai massimi storici. Oltre al continuo deprezzamento della moneta unica, comunque, gli analisti vedono in calo per questo 2015 anche il petrolio, altro tema forte di inizio anno: nei prossimi dodici mesi dovrebbe proseguire la discesa del greggio, che da oltre quota 100 dollari al barile di un anno fa è già crollato a 53,27 dollari, segnando i minimi da maggio 2009.
Sullo sfondo, inoltre, torna a profilarsi come complessa la situazione ad Atene. Dalla Germania è stato fatto filtrare il concetto che una "Grexit", un'uscita dall'euro, non è più vista come elemento impensabile per gli equilibri dell'Europa. Un messaggio diretto anche a Francoforte, sponda Bce, dove si dovrà ponderare il QE (22 gennaio) proprio nelle immediate vicinanze delle elezioni ateniesi (25 gennaio).
In questo contesto, la settimana si annuncia con alcune rilevazioni interessanti proprio sull'andamento economico europeo e della Germania in particolare, ma anche degli Stati Uniti. Per l'Italia, da segnalare le stime sull'inflazione e sulla disoccupazione. Ecco di seguito l'agenda dell'ottava:
Lunedì 5 gennaio. Pmi manifatturiero in Giappone, Pmi composito nel Regno Unito. Inflazione in Germania, insieme alle vendite al dettaglio.
Martedì 6 gennaio. Pmi composito dell'Eurozona, del Giappone e del Regno Unito. Fiducia al consumo in Francia. Ism composito degli Stati Uniti, insieme agli ordini di fabbrica. Indice Hsbc Pmi servizi in Cina.
Mercoledì 7 gennaio. Tasso di disoccupazione in Germania, Italia e nell'Eurozona. Prezzi al consumo in Italia e stima dell'Eurozona. Stima Adp sui nuovi occupati negli Usa, insieme all'andamento delle ipoteche Mba e alla bilancia commerciale. La Federal Reserve pubblica le minute della riunione di metà dicembre, quando aveva tranquillizzato i mercati sulla prudenza nell'alzare i tassi.
Giovedì 8 gennaio. Ordini di fabbrica in Germania. Vendite al dettaglio e fiducia al consumo nell'Eurozona. La Bce ha in agenda un meeting che però non prevede decisioni di politica monetaria. Dagli Usa arrivano le richieste iniziali di sussidi per la disoccupazione, mentre la Bank of England pubblica i tassi d'interesse.
Venerdì 9 gennaio. Inflazione in Cina. Produzione industriale da Germania, Francia e Uk. Da Berlino arriva anche la bilancia commerciale, in Italia si guarda al deficit/Pil. L'Istat rende noti i dati sul risparmio delle famiglie. Negli Usa attenzione su disoccupazione e salari.
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