Iraq, Obama autorizza attacchi aerei
"Se Isis si avvicinerà ai nostri consolati, lo colpiremo": paracadutati aiuti umanitari
Iraq, Barack Obama dall’America autorizza attacchi aerei mirati contro i miliziani del Califfato dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, o Isis; in un messaggio alla nazione diffuso ieri in tarda serata, il presidente degli Stati Uniti ha affermato di aver “autorizzato due operazioni: attacchi aerei mirati a difendere il personale americano in Iraq e aiuti umanitari per le popolazioni intrappolate nelle montagne”.
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IRAQ, GLI YAZIDI IN FUGA - Sono gli esponenti della minoranza religioso-etnica dell’Iraq del nord, gli Yazidi, che da giorni sono in marcia a piedi, a volte anche scalzi, verso le regioni del Kurdistan iracheno dove sperano di trovare salvezza e rifugio dalle scorrerie dei miliziani. Il presidente Obama ha detto: “Possiamo agire, con cautela e responsabilità per prevenire un potenziale atto di genocidio. Ho così autorizzato attacchi aerei mirati se necessari alle forze irachene mentre combattono per rompere l’assedio e proteggere i civili”. In particolare, sono stati autorizzati raid militari contro le forze sunnite “se si avvicineranno ad Irbil, capitale del Kurdistan Iracheno dove gli Stati Uniti hanno un consolato e un centro di operazioni militari congiunto con gli iracheni”,spiega il Washington Post.
L’ISIS DILAGA - Ma poi il presidente ha rassicurato la popolazione americana: “So che molti di voi sono preoccupati riguardo qualsiasi azione militare in Iraq. Ma non permetterò che gli Stati Uniti siano trascinati in una nuova guerra”. La verità è che i miliziani dell’Isis ormai dilagano, sopratutto da quando i Peshmerga, le forze di autodifesa del Kurdistan, hanno abbandonato la città di Qaraqosh, “la più grande città cristiana in Iraq, e l’area circostante, permettendo ai miliziani di avvicinarsi a meno di 40 miglia da Irbil”. L’Isis ha conquistato anche la diga di Mosul sul Tigri, il più importante bacino idrico iracheno: se la danneggiassero, la vita di “milioni di iracheni sarebbe in pericolo”. I Peshmerga hanno chiesto aiuto alla comunità internazionale, hanno chiesto munizioni e armi, e gli Stati Uniti hanno promesso che li aiuteranno.
“GIURO SU DIO CHE TI FARO’ A PEZZI” - I miliziani dell’Isis si rivolgono direttamente agli Yazidi, che vedono come eretici: “Dove hai intenzione di andare? Giuro su Dio che ti farò a pezzi. Stiamo venendo per te, maiale, nemico di Dio. Non ti avevo detto ieri di venire e di pentirti?”: questo l’sms cheQassim, agricoltore Yazide della città di Sinjar, ha ricevuto da un miliziano dell’Isis poco prima di scappare insieme alla sua famiglia, lasciandosi dietro qualcosa come “3mila tonnellate di farina e di malto”. Secondo l’Onu ci sono fra le 35mila e le 50mila persone bloccate nella piccola città di Sinjar, nell’Iraq Settentrionale presso la frontiera siriana, città di confine già durante l’Impero Romano: “Non possiamo andare via da qui, non ci possiamo muovere, siamo circondati. Se ci muoviamo ci ammazzeranno”, dice Qassim. “Vogliamo che il mondo ci aiuti, chiediamo aiuto all’Onu”. Gli Stati Uniti hanno paracadutato rifornimenti umanitari, cibo e acqua. La crisi irachena avanza.
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