mercoledì 6 agosto 2014

Riceviamo e pubblichiamo

Enrico Brizzi: "Scout palestra di responsabilità e di leadership" (VIDEO)

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“Non mi stupisce l’alto tasso di scout che c’è nei posti chiave del nostro paese, a partire dal presidente del Consiglio: se non parliamo necessariamente di decisionismo, con le varie accezioni che ha questa parola, lo scoutismo incoraggia il senso di responsabilità, di rischiare e di mettersi in gioco fin da molto giovani”. Parola dello scrittore ed escursionista bolognese Enrico Brizzi, che dai 7 ai 19 anni ha preso parte al movimento dell’Agesci (Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani): 4 di lupetti, 4 di esploratori, 4 di clan. Un’esperienza che ha segnato in maniera importante l’autore di Jack Frusciante è uscito dal gruppo, tanto da dedicarle un libro edito da Laterza, La legge della giungla.
Proprio il primo agosto è partita la Route nazionale dell'Agesci: oltre 30 mila scout sono partiti a piedi per il loro cammino insieme. Una condivisione che durerà cinque giorni prima del grande incontro al Parco di San Rossore in programma dal 6 al 10 agosto. Rover e scolte, ragazzi e ragazze dai 16 ai 21 anni, seguiranno 456 percorsi che attraverseranno l'Italia: 259 nell'area del Nord, 127 in quella del Centro e 70 nel Sud e nelle isole per coprire l'intero territorio nazionale. Per l’ultimo giorno è atteso anche lo scout più famoso d’Italia ovvero il primo ministro Renzi.
Renzi, il ministro della Difesa Roberta Pinotti, il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, gli ex ministri Corrado Passera e Alessandro Profumo per citarne solo alcuni. Gli scout che hanno raggiunto i vertici delle istituzioni sono molti: come se lo spiega?
Ripeto, non sono molto stupito. Se pensiamo per esempio al periodo del clan, dai 16 ai 21 anni circa, ricordo che c’era un invito continuo a confrontarsi con questioni sociali e civili. Inoltre già a 15-16 anni, quando magari sei capo squadriglia, ti ritrovi con la responsabilità totale di 6-7 ragazzi. Con loro vai via il sabato e la domenica, con un itinerario preciso da percorrere e un posto da raggiungere. Per tutto questo tempo hai il compito di organizzare le attività e soprattutto di riportarli tutti a casa sani e salvi. Insomma, diciamo che è una bella palestra.
Quali sono gli insegnamenti che il movimento scout le ha lasciato?
Sono insegnamenti di due diversi ordini. Il primo è un approccio fisico alla vita che si concretizza nell’amore per la strada e che tutt’ora mi accompagna nei miei viaggi a piedi. Ogni volta che sento la voglia di avventura di mettersi uno zaino in spalla e partire risento dentro di me le esperienze di quei tempi. Il secondo è di ordine civile: credo che sia un buon principio quello di provare a lasciare il mondo un po’ migliore di quello che si è trovato. Dai gesti minimi come non lasciarsi dietro di sé i propri rifiuti nella natura o in città fino alle questioni che coinvolgono la socialità e il nostro modo di rapportarsi con gli altri. Anche in questo caso sento il compito di provare a lasciare il mondo un po’ più civile di quello di quando ero più giovane
Crede che l’essere stato scout l’abbia aiutato nella sua crescita personale?
Direi proprio di sì. A differenza di quello che mi accadeva a scuola - in cui si tendeva a insegnare di non rischiare o a non mettersi nei guai - nel mio gruppo c’era un continuo dibattito su numerose questioni, politiche e sociali, oltreché un invito a prestare servizio. Per capirci, senza scout non mi sarei mai trovato in centri di accoglienza per persone colpite da gravi incidenti stradali e aiutarli a muoversi e a lavarsi. Né mai sarei capitato in un carcere minorile a cercare di animare i pomeriggi di quei giovani inquilini. Erano assaggi di ciò che si poteva fare nella società.
Lei ha quattro figlie, qualcuna è scout?
La più grande sì, ma per motivo indipendente dalla mia volontà. Mentre le altre due sono state preiscritte, ma per ora non sono riuscite a entrare per mancanza di posto.
Ha mantenuto rapporti con i suoi compagni di allora?
Certo. Parecchi amici scout fanno parte degli Psicoatleti, il mio gruppo di escursionisti. Nelle camminate di quest’estate c’erano anche persone di altri gruppi, oltre all’Agesci. Mi piace che ci siano dei principi in comune tra le varie sigle Agesci, Cngei e Scout d’Europa che vanno aldilà delle divisioni che di fatto i bambini si trovano molte volte già esistenti.
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