Riforme: primo via libera al nuovo Senato
Con 183 voti favorevoli l'aula di Palazzo Madama dice sì al superamento del bicameralismo perfetto e alla riduzione dei parlamentari. Incassa l'ok la prima grande riforma del governo Renzi. Con l'appoggio determinante di Forza Italia. Ecco le principali novità
183 sì, zero voti contrari e 4 senatori astenuti. È questo l’esito della votazione per l’approvazione in prima lettura a Palazzo Madama della riforma costituzionale che cambia il Senato e che sancisce l’agognato superamentodel bicameralismo perfetto.
La giornata è iniziata alle 9.30 con le dichiarazioni di voto dei gruppi dopo che nella serata di ieri era stato concluso l’esame dell’assemblea ai 40 articoli del ddl. In seguito è arrivato il voto finale al testo, che nelle prossime settimane passerà all’esame della Camera. Viene così rispettata la tabella di marcia iniziale che prevedeva all’8 agosto la conclusione dell’iter, giusto in tempo per evitare uno slittamento a settembre.
GLI OSTRUZIONISTI E I DISSIDENTI - Il sì al testo è arrivato dopo giorni diaspra battaglia in Senato. Inizialmente erano stati presentati quasi 8mila emendamenti alla riforma, in gran parte (circa 5mila) firmati da Sel, ma in buona parte proposti da Lega Nord e Movimento 5 Stelle. L’esame del disegno di legge era cominciato con un forte ostruzionismo che si è in seguito placato, dopo la decisione dei pentastellati di non partecipare per protesta ai lavori dell’Aula. L’Aventino del partito di Beppe Grillo è poi continuato fino all’ultimo giorno di votazioni. I senatori del Movimento 5 Stelle, infatti, hanno abbandonato l’aula anche al momento del voto finale. Stessa decisione anche da parte dei rappresentanti della Lega Nord (mentre il relatore della leggeRoberto Calderoli ha optato per l’astensione). Malcontento per la riforma del Senato è stato comunque manifestato anche da settori della maggioranza di larghe intese. Il dibattito al disegno di legge costituzionale Boschi ha fatto emergere crepe sia in Forza Italia che nel Pd. Nel corso delle dichiarazioni di voto il senatore Pd Vannino Chiti ha comunicato l’intenzione dei dissidenti del suo partito a non partecipare al voto (tra loro anche Corradino Mineo eMassimo Mucchetti). Il senatore azzurro Augusto Minzolini ha invece deciso di abbandonare l’aula. Sel ha scelto la via dell’astensione.
LE NOVITÀ
ELEZIONE E COMPOSIZIONE – Le novità introdotte dalla riforma sono radicali. Il testo prevede che sia la Camera unica assemblea legislativa ed anche l’unica a votare la fiducia al governo. Il numero dei senatori viene ridotto da 315 a 100, 5 dei quali nominati dal presidente della Repubblica e 95 scelti dai consigli regionali. I 100 membri dell’assemblea di Palazzo Madama saranno dunque 74 consiglieri, 21 sindaci e 5 personalità, in carica per 7 anni, che sostituiranno i senatori a vita e che il capo dello Stato sceglierà con lo stesso criterio: «Cittadini che hanno illustrato la patria per i loro altissimi meriti». Solo gli ex presidenti della Repubblica otterranno un seggio «di diritto e a vita». I 95 senatori scelti dalle Regioni saranno ripartiti sulla base del peso demografico degli enti. I senatori di ogni Regione saranno poi eletti in Consiglio con metodo proporzionale. Uno dei rappresentanti scelti per ogni Regione e per ogni Provincia autonoma dovrà essere un sindaco.
FUNZIONI – Funzione principale dello Stato sarà dunque quella di «raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica», ovvero Regioni e comuni. Palazzo Madama avrà potere di veto sulle riforme costituzionali, leggi costituzionali, leggi elettorali degli enti locali e ratifiche dei trattati internazionali, e sulle leggi ordinarie potrà solo chiedere modifiche, richieste delle quali, tra l’altro, l’assemblea di Montecitorio potrà non tenere conto. In particolare il Senato potrà chiedere di rivedere leggi ordinarie in tempi strettissimi. Entrò 30 giorni verranno consegnati gli emendamenti. Poi la legge tornerà alla Camera, che avrà 20 giorni per decidere se accogliere o meno le proposte di modifica.
IMMUNITÀ – Nulla cambia relativamente all’immunità di cui godono oggi tutti i parlamentari. I nuovi senatori potranno godere delle stesse tutele previste oggi per ogni eletto alla Camera o al Senato. Non potranno cioè essere sottoposti a misura restrittiva o sottoposti a intercettazione senza l’autorizzazione dell’aula. Sarà necessaria l’autorizzazione anche per processare un senatore per reato d’opinione.
ELEZIONE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA – Nuove regole per l’elezione del presidente della Repubblica. Il capo dello Stato verrà scelto dai 630 e dai 100 senatori. Nei primi quattro scrutini saranno necessari per l’elezione i due terzi dei voti. Nei successivi quattro i tre quinti dei voti. Dal nono scrutinio in poi basterà la maggioranza assoluta.
REFERENDUM – Previsti cambiamenti anche per i referendum con l’introduzione di una doppia soglia per il quorum. Resta invariato il tetto, già previsto in Costituzione, di 500 mila firme per poter presentare una consultazione popolare. Ma non sarà quella l’unica soglia. Mentre con 500 mila firme sarà necessario che voti la maggioranza degli aventi diritto perché il referendum sia valido; nel caso in cui saranno raccolte 800 mila firme, il quorum si abbasserà e sarà sufficiente, perché il referendum sia valido, che voti la maggioranza dei votanti alle ultime elezioni. Sono stati poi introdotti referendum propositivi e di indirizzo, mentre finora erano solo abrogativi.
DDL DI INIZIATIVA POPOLARE – Viene infine triplicato il numero delle firme necessarie per presentare una proposta di legge di iniziativa popolare, da 50mila a 150mila. I regolamenti della Camera dovranno però indicare tempi precisi di esame.
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