martedì 5 agosto 2014

Mi sa che inizierò a guardarmi in giro per cambiare Telecom con Vodafone. Vediamo.

Telecom e Mediaset pronti alla fusione? La clamorosa indiscrezione di Affari

Il retroscena che Affaritaliani.it è in grado di svelare è clamoroso: un tavolo informale è stato avviato in questi giorni. Oggetto della discussione, la fusione tra Mediaset e Telecom Italia

Martedì, 5 agosto 2014 - 12:37:00



 
Di Marco Scotti
 
 

@marcoscotti83

Inutile cercare fonti ufficiali, le conferme non arriverebbero. Ma il retroscena che Affaritaliani.it è in grado di svelare è clamoroso: un tavolo informale è stato avviato in questi giorni. Oggetto della discussione, la fusione tra Mediaset e Telecom Italia. Lo ribadiamo, inutile provare ad avere conferme, nessuno dei diretti interessati lo ammetterebbe mai. Eppure, ci sono parecchi indizi che portano in questa direzione. Prima di tutto, è ormai da anni che si vuole disseppellire il concetto di integrare telecomunicazioni e produttori di contenuti, tanto che i grandi gruppi produttori (o editori) di video stanno seriamente pensando di aggregarsi con i titolari di rete.
Prova ne siano alcuni avvenimenti degli ultimi mesi: in Italia, ad esempio, Marco Fossati nel novembre scorso, durante un colloquio con alcuni giornalisti, rivelò di essere in trattativa con Vivendi per la creazione di una interconnessione tra Telecom e l’azienda francese, che avrebbe garantito all’ex-Sip la disponibilità di contenuti audio e video da veicolare attraverso la banda larga. Sappiamo tutti com’è andata a finire: la “scalata” di Fossati è fallita miseramente, complice l’ostracismo del consiglio di amministrazione e dell’assemblea nei confronti di un imprenditore che non vuole darsi per vinto, dopo aver investito in Telecom oltre 1,1 miliardi e che oggi vede il valore del proprio pacchetto azionario (il 5% complessivo) svalutato di oltre la metà.
Negli Stati Uniti, poi, la recente acquisizione del colosso satellitare Direct TV da parte di AT&T ha mostrato come la progressiva integrazione tra contenuti e infrastrutture di rete sia il futuro. Basti pensare, ad esempio, allo straordinario successo di Netflix, il canale americano che offre contenuti on demand a pagamento che ha deciso di rinviare – a data da destinarsi – il suo approdo in Italia per la carenza di infrastrutture di rete. Questi i punti a favore della ipotetica fusione tra Mediaset e Telecom. Passiamo ai contro, che ci sono e sono particolarmente significativi.
Prima di tutto, l’assetto azionario. Mediaset è in mano alla famiglia Berlusconi, ma sta vivendo un momento delicato, tanto che nei mesi scorsi si è parlato della possibilità di cedere Mediaset Premium a dei compratori stranieri. Fino ad ora è stata completata la cessione dell’11% della pay tv agli spagnoli di Telefonica – in cambio di un assegno da 100 milioni di euro – ma non si esclude che in futuro si possa procedere alla cessione di altri pacchetti azionari. Telecom invece non è nelle mani di nessuno: il progressivo sgretolamento di Telco, la holding che ha dettato legge negli ultimi sette anni facendo più danni di Bertoldo, oggi non esiste più, dopo l’uscita di Generali e di Intesa.
Inoltre, rimane il problema di Telefonica, che è interessata unicamente al Sudamerica e che ha opposto resistenze continue allo sviluppo di Telecom, forse perché spaventata dall’idea di avere un competitor di livello su scala europea. La colpa non è degli spagnoli, che in fin dei conti fanno soltanto i loro interessi, ma piuttosto di chi ha permesso loro di entrare nell’ex-Sip. L’indiziato numero uno è Mediobanca, che cercò di trovare il classico “pollo” da spennare e che ha invece permesso agli spagnoli di mettere un piede nella porta, costringendo Telecom a un immobilismo inspiegabile alla voce investimenti, ricerca e sviluppo.
Poi non va dimenticata la difficoltà manageriale che Mediaset e Telecom stanno vivendo in questo momento: da una parte c’è Confalonieri che cerca di arginare lo strapotere di Sky e di proporre un’offerta competitiva in chiaro; dall’altra c’è Patuano, un manager che continua a navigare a vista, non riuscendo a capire quali siano le reali intenzioni degli azionisti. Il presidente Recchi ha detto ieri che il board sta finalmente lavorando nella stessa direzione, anche se non è chiaro quale sia. Si prospettano, insomma, tempi duri per tutti. Ma il fascino di una fusione come quella che vi abbiamo raccontato sarebbe tale da mettere a tacere tutti quanti. E magari rilanciare le sorti di due aziende appannate.

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