domenica 3 agosto 2014

Se inizia a parlare Galan e poi prosegue il segretario di Tremonti a Voghera qualcuno dell'amministrazione comunale inizierà a non dormire tanto bene.

Mose, Giancarlo Galan arrestato: il Tribunale del Riesame respinge richiesta di scarcerazione. Spuntano tre testimoni (FOTO)

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GALAN SCARCERAZIONE
Giancarlo Galan resta in carcere per le accuse di corruzione nell'inchiesta Mose. Lo ha deciso il Tribunale del Riesame di Venezia dopo quattro ore di camera di consiglio. I giudici hanno respinto le richieste della difesa dell'ex governatore, che chiedeva la scarcerazione o in subordine i domiciliari. I giudici hanno respinto tuttavia le contestazioni fatte dal Gip Alberto Scaramuzza per fatti antecedenti il 22 luglio 2008. Tra questi, i finanziamenti per le per le campagna elettorali, altre dazioni, e i lavori per il restauro della villa dell'ex Governatore. Hanno invece accolto la parte dell'ordinanza riguardante i presunti illeciti attribuiti a Galan dopo il 22 luglio 2008.
Nel giorno in cui i giudici hanno deciso di accogliere la richiesta di scarcerazione avanzata dai suoi legali, Galan ha dovuto fare i conti con un'altra grana. Anzi tre, perché tre sono i supertestimoni che hanno lanciato pesanti accuse nei confronti dell'ex governatore del Veneto, e principale esponente politico coinvolto nell'inchiesta Mose, il sistema di barriere che dovrà proteggere Venezia dall'acqua alta. Uno su tutti Salvatore Romano, l'ex proprietario che ha venduto a Galan la villa di Cinto Euganeo: "Per quella villa ho ricevuto un milione e centomila euro in nero", oltre a settecentomila euro in bianco. Un'accusa pesante, soprattutto perché l'ex ministro di Forza Italia ha dichiarato ai magistrati di aver "corrisposto all'ex proprietario poco meno di un milione di euro". I soldi Romano li avrebbe dati direttamente alla moglie di Galan, Sandra Persegato. Per la difesa si tratta di argomenti deboli, trattandosi della loro parola contro quella del loro assistito.
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Giancarlo Galan e la moglie Sandra Persegato
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ANSA
Come racconta il Corriere della Sera, l'accusa di Romano ha un doppio significato: primo, "Galan aveva disponibilità cash per almeno un milione e centomila euro e questo dimostrerebbe che il suo grande accusatorie, Giovanni Mazzacurati, l'ex presidente del Consorzio Venezia Nuova, non s'inventa cose. Mazzacurati ha infatti dichiarato di avergli versato in nero un milione di euro all'anno per avere le autorizzazioni del Mose. Il secondo significato per i pm è nelle cose: Galan dice il falso".
Il secondo testimone. Pesanti come un macigno, secondo l'accusa, le parole del secondo supertestimone. Si tratta di Pierluigi Alessandri, imprenditore edile veneziano e ad di Saicam. Alessandri sostiene di aver dato a Galan 100 mila euro in due o tre tranche, in contanti, e di aver ristrutturato la villa di Galan gratuitamente. Perché? La sua impresa voleva entrare nel giro dei grandi appalti, il Comune di Venezia non bastava più, si puntava alla Regione. Così avrebbe chiesto, racconta ancora il Corsera, a Galan un aiuto. E l'ex Governatore gli avrebbe spiegato come funzionavano le cose lì: per entrare nel giro bisogna essere generosi. Alessandri è indagato per corruzione.
Il terzo tassello. E' ancora un imprenditore ad accusare l'ex Governatore del Veneto. Andrea Mevorach ha smentito le affermazioni di Galan che nel suo memoriale ha scritto: "Dopo le elezioni del 2005 Mevorach mi disse di aver consegnato a Claudia Minutillo (l'ex segretaria) 300 mila euro in nero, che io non ho mai visto". L'imprenditore nega, affermando che "diverse volte Galan mi ha chiesto di dargli dei soldi, me li chiese anche" per fare lavori per la Regione, "ma io non li ho mai dati né a Chisso (l'assessore regionale, anche lui arrestato) nè alla Minutillo, e così non ho mai fatto lavori per la Regione".
Scandolo Mose, gli arrestati
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