venerdì 8 agosto 2014

Facciamo, con venti anni di ritardo, quello che i politici avrebbero dovuto fare molto prima. E anche questa è andata. Non ha importanza a chi appartiene l'Alitalia. La cosa rilevante è che sia un'azienda che si regge con le proprie forze.

Alitalia-Etihad: c'è la firma. Via libera alle "nozze". Gli arabi investono 1,75 miliardi

"Ottenuti i chiarimenti necessari, risolti i nodi ostativi": chiusa l'operazione con Etihad. Nella notte la Uil ha siglata il contratto nazionale, era l'unico sindacato a non aver ancora sottoscritto gli accordi

ROMA - C'è la firma. L'ad di Alitalia, Gabriele Del Torchio, e il Ceo di Etihad, James Hogan, hanno firmato il contratto dell'accordo tra le due compagnie: il vettore emiratino salirà quindi al 49% della società della Magliana dopo l'approvazione da parte delle autorità europee. Si chiude così una trattativa lunga e complicata dopo che questa mattina l'assemblea degli azionisti di Alitalia aveva approvato i termini dell'accordo. "Ce l'abbiamo fatta, dopo tanta fatica, tante notti e un anno di lavoro" ha detto Del Torchio.

Via libera, dunque, alla ricapitalizzazione che ricostituirà il patrimonio e cancellerà i 560 milioni di debiti - per un terzo cancellati dalle banche, il resto trasformato in azioni - poi arriverà finalmente il momento della firma della pre-intesa: gli emiri si impegneranno in sostanza a versare 560 milioni per rilevare la partecipazione (sotto il 50% per non perdere i diritti di volo nella Ue) e a garantire altri 600 milioni circa di investimenti futuri per cambiare il volto della società italiana.

"Etihad - ha detto Hogan - è felice di investire per costruire un'Alitalia più forte e di dare un servizio di qualità. Avere Alitalia come partner, per noi, è fondamentale". Sul piatto la compagnia emiratina metterà complessivamente 1,758
miliardi. L'ingresso degli arabi negli capitale dell'ex vettore di bandiera porterà anche a un netto cambio di strategia con focus maggiore sul lungo raggio. L'obiettivo è il ritorno alla reddittività "rendendo più sexy la compagnia".

Il periodo di integrazione tra le due compagnie non sarà però semplice. Alitalia, infatti, ha bisogno di essere stabilizzata:  "Non vogliamo eliminare quello che c'è, ma stabilizzare l'azienda - ha proseguito Hogan -. I sindacati hanno firmato accordi per permettere di ristrutturare e rilanciare il marchio". Il manager però avverte: "Ci saranno scelte difficili da fare". Gli ha fatto eco Del Torchio: "Ci dispiace per chi dovrà lasciare Alitalia. Ma per creare un futuro a volte servono decisioni dolorose".

E nella notte la Uil Trasporti ha sottoscritto il contratto nazionale di settore e l'accordo sulla riduzione del costo del lavoro in Alitalia. Il sindacato, che era l'unica sigla a non avere ancora firmato, ha motivato la decisione di accettare le intese dicendo che sono stati risolti i "nodi ostativi sia sul piano contrattuale che sulla riduzione del costo del lavoro". L'annuncio è arrivate prima dell'assemblea degli azionisti e nel pieno della protesta dei lavoratori della compagnia che da giorni paralizzano la movimentazione dei bagagli a Fiumicino e starebbero presentando in massa certificati di malattia.
(08 agosto 2014)

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