sabato 12 settembre 2015

Riceviamo e pubblichiamo.

Weber: “Nuovi leader? No, resta il partito personale di Beppe Grillo”

M5S
Beppe Grillo con il parlamentare Luigi Di Maio sul palco alla festa del M5S al Circo Massimo, Roma 12 ottobre 2014. ANSA/ANGELO CARCONI
Roberto Weber. Il direttore dell’istituto di ricerca IXè.
I l Movimento 5 stelle non può essere un competitor nazionale per il Pd, ma nelle realtà locali in difficoltà, come Roma o la Sicilia, vince, perché l’insofferenza accentua la radicalità nell’opinione pubblica, che invece per il governo vuole un referente moderato». Secondo Roberto Weber, direttore dell’istituto di ricerca IXè, sondaggista di lunga data, i grillini si stanno trasformando ma reggono. Grillo sembrava avesse fatto un passo indietro e invece no, ha investito Di Maio come “leader” poi è tornato alle “parlamentarie” in Rete.
L’M5S non è più un partito personale, con un capo forte, secondo lei?
«Certo che lo è. Ha una dimensione splendidamente leninista… E Grillo come capo ha molto senso politico: sa fare passi indietro, si oscura e poi torna. Infatti dal movimento c’è una critica alla democrazia rappresentativa». Sì ma sono andati in Parlamento «Sono in Parlamento ma vogliono sembrare extraparlamentari. E hanno un forte senso di antipolitica. Magari sono confusi, ma questioni come l’abolizione del finanziamento pubblico, una delle ragioni della nascita del M5S, non si cancellano facilmente nell’opinione pubblica, va al di là delle mode che caratterizzano i movimenti europei, alcuni molto pericolosi. In Parlamento non mi sembra abbiano fatto cose trascendentali, antisacrali. Abbiamo visto molto di peggio anche prima dei tempi di Berlusconi».
Be’ anche saltare in massa sui banchi del governo come a una corsa a ostacoli? Non si era mai visto.
«Non so. Certo sono contraddittori, anche sulla rielezione di Napolitano giocarono una partita in casa, per rafforzarsi a dispetto degli interessi del Paese».
Ma Grillo è sempre il capo indiscusso, insieme a Casaleggio?
«La cosa curiosa è che nella nostra ultima indagine sulla fiducia generale Alessandro Di Battista è al 24 per cento scavalca Beppe Grillo, che è al 17, 18%».
Sarà perché Di Battista si fa vedere, è molto teatrale e… fighetto?
«Può darsi, perà dimostra che nei 5 Stelle c’è un po’ di stanchezza verso il fondatore, forse arriveranno a un lento cambiamento di leader».
È in ballo la scelta del candidato premier, del nuovo leader. Pensa che i grillini potranno vincere e andare a governo?
«Non sono un competitor nazionale, perché l’opinione pubblica italiana magari ama la radicalità, anche la rottamazione renziana piace, ma, siccome di fondo è moderata, quelle ipotesi radicali spaventano l’elettore. Renzi ha riposizionato il Pd su quell’Italia profonda che è moderata, quindi è difficile che l’M5S vinca. Ma a livello locale sì: nelle realtà locali più critiche, come Roma e la Sicilia, dove l’insofferenza delle persone è forte, per esempio nella capitale dopo che si è visto di tutto negli anni, lo “strumento” 5 Stelle è utile e può vincere. È un movimento duttile».
Alle amministrative quindi l’M5S ci guadagna?
«È possibile, però ai ballottaggi vengono sconfitti, come abbiamo visto con l’indagine IXè. E non vogliono fare alleanze, si giocano la partita da soli».
L’M5S è cambiato, secondo lei?
«È un movimento sincretico, ha più componenti anche della loro attuale conformazione. Ha cominciato con una cifra populista, o era percepita così da chi è strutturato nei partiti, ma con le denunce inziali dicevano anche cose di buon senso, altrimenti perché parte della sinistra ci avrebbe creduto? Il populismo è emerso con più forza dopo. Comunque gli esponenti che conosco, o qui a Trieste o in tev, sono spesso più preparati della media dei politici “nuovi”, anche se sono contraddittori».
Come sono visti nei suoi sondaggi?
«Sono solidi, non scendono mai sotto la media del 22 -23 %. E quando il Pd scende, l’M5S sale. Ai grillini però manca la scintilla strategica, perché nella fascia di età fino ai 54 anni arrivano anche al 25- 27%, mentre in quella di età più elevata crollano all’8%. E, a livello di contenuti, non fanno niente per recuperare consensi, come proporre delle politiche per i più anziani.»
È diminuito il mito della Rete? Grillo si è lamentato di aver imbarcato persone sconosciute…
«In Rete sono sempre quelle 20-40mila persone a partecipare, non tante. E Grillo parlava di quelli che sono usciti. Del resto in un partito splendidamente leninista, anche senza polizia segreta e senza morti, come si può stare».

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