Profughi: la Germania accoglie i nuovi schiavi del salario
Diego Fusaro
Filosofo
Migliaia di persone hanno ripreso in questi giorni il loro viaggio verso la Germania dall’Ungheria. In Germania, “eserciti” di volontari si sono mobilitati nelle stazioni di Francoforte e Monaco di Baviera, nel sud e nell’ovest del Paese, per accogliere i nuovi arrivati con il cartello “Benvenuti” in Germania e offrire loro cibo, abiti e coperte. Un gesto commovente, se lo si vede dal lato della popolazione, capace di un’umanità da cui vi è solo da imparare. Gesti come questi ci insegnano che non tutto è perduto.
Ma se si analizzano le ragioni profonde? Se si guarda al contegno del governo tedesco? La prospettiva cambia decisamente. La Germania della Merkel, la stessa che si sta comprando la Grecia e riducendo alla fame il popolo greco; la stessa che fa vivere milioni di cittadini tedeschi con contratti “mini-job” a 400 euro al mese, senza diritti e senza dignità; la stessa che, pochi mesi fa, faceva piangere – ricordate la patetica scena della signora Merkel? – la ragazzina palestinese, spiegandole che non poteva essere accolta; ecco, quella Germania ora vuole dare pure lezioni all’Europa, accogliendo con striscioni di benvenuto e applausi i profughi e i migranti.
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Buonismo? Ospitalità? Niente affatto! Coerente con se stessa, la Germania giubila all’arrivo del nuovo “esercito industriale di riserva” di lavoratori a basso costo, disposti a fare ogni lavoro al ribasso e, così facendo, ad abbassare il costo della manodopera. Giubila all’idea dell’uso ideologico che può fare di questo gesto, preparando le condizioni ideali, nell’opinione pubblica, per un prossimo “intervento umanitario” con “bombardamento etico” nella Siria di Assad.
Già lo sappiamo, ma giova ricordarlo. Alimentando traffici di esseri umani ridotti a merci e biechi interessi padronali, l’esercito industriale di riserva dei migranti rappresenta un immenso bacino di manodopera a buon mercato, peraltro estranea alla tradizione della lotta di classe: permette di esercitare una radicale pressione al ribasso sui salari dei lavoratori, spezza l’unità – ove essa ancora sussista – nel movimento operaio e, ancora, consente ai padroni di sottrarsi ai crescenti obblighi di diritto al lavoro. L’immigrazione è oggi usata dal capitale come strumento nella lotta di classe: al capitale non interessa integrare i migranti; interessa, semmai, usare i migranti come nuovi schiavi e poi anche come arma per disintegrare i non-migranti, rimuovendo loro i pochi diritti superstiti.
Occorre ripeterlo. Non è qui in discussione la buona fede e l’ospitalità della gente tedesca, che ha dato prova di grande umanità e ha, per così dire, riscattato l’immagine della Germania degli ultimi tempi. In questione è, invece, la politica generale della Germania della Merkel, le sue logiche sotterranee. Chi vivrà, vedrà.
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