Ovvero, tutto quello che avreste voluto sapere su immigrati, clandestini e delinquenza e nessuno vi ha mai detto. Con una sorpresa sui benefici della regolarizzazione
Viene spesso definita l’altra faccia dell’accoglienza ad ogni costo ed è la migliore arma a disposizione di Matteo Salvini e di tutti coloro che vorrebbero un Italia solo per gli italiani. È la storia degli stranieri che vengono qui con l’unico scopo di commettere un crimine. Insomma non è come dire che tutti gli stranieri sono delinquenti ma poco ci manca, in fondo è gente selvaggia che non ha cultura e non conosce il rispetto delle regole. Ma è davvero così? Al di là della risonanza mediatica data a certi casi di cronaca e delle polemiche collegate al modo di fare informazione sugli immigrati cosa c’è di vero e cosa succederebbe se si decidesse di regolarizzarli tutti?
I MIGRANTI DI SERIE A E TUTTI GLI ALTRI
In questi ultimi giorni abbiamo imparato tante cose, ci sono i rifugiati politici buoni, quelli che tutti vorrebbero da quando la Merkel ha deciso di accoglierne a decine di migliaia. Sono i siriani, la moda del momento anche se sono anni che sono in fuga dalla guerra civile e dalle persecuzioni. A quanto pare si è sparsa la voce che sono tutti di buona famiglia, studiati e hanno voglia di lavorare. Cose che fino a ieri solo i “buonisti” di turno erano disposti a credere. Poi ci sono i profughi di seconda scelta, non sono il massimo ma ci tocca accoglierli per via di quella Convenzione del 1951 che abbiamo sottoscritto. Chi sono? Afgani, pakistani, iraniani e iracheni ma anche serbi, russi, somali e kosovari.
E poi? Poi ci sono tutti gli altri, e non sono pochi, sono quelli che non scappano da guerre o persecuzioni ma dalla fame e che vengono in Europa per cercare una vita migliore. Sono stati definiti “migranti economici” oppure clandestini e sono quanto di più simile c’è al modello di emigrazione che il nostro Paese ha conosciuto fino dalla fine del 1800. Se per i richiedenti asilo qualche speranza di essere accolti c’è per quanto riguarda quest’ultima categoria di disperati che preme sui confini del Vecchio Continente in pochi hanno compassione e spingono per una regolarizzazione. Sono persone che vengono descritte come ladri: del lavoro e della ricchezza degli italiani.
CRIMINALIZZAZIONE SU BASE ETNICA
Qualche giorno fa l’eurodeputata PD Cecilè Kyenge aveva lanciato un appello a non etnicizzare il reato, ovvero a non addossare ad una comunità le colpe di un singolo. È un principio base del nostro ordinamento giuridico, quello della responsabilità individuale, che spesso e volentieri salta quando a commettere un reato è uno straniero. Da qui la visione distorta secondo la quale il tasso di devianza tra immigrati regolari è maggiore di quello degli italiani. A quanto pare, in base ai pochi dati a disposizione, però gli immigrati regolari non delinquono più degli italiani. Ad esempio secondo quanto riporta questo dossier della Caritas del 2006 gli immigrati regolari delinquono sostanzialmente tanto quanto gli italiani:
Nonostante condizioni sociali e normative sfavorevoli, il “tasso di criminalità” degli immigrati regolari nel nostro paese è solo leggermente più alto di quello degli italiani (tra l’1,23% e l’1,40%, contro lo 0,75%) e, se si tiene conto della differenza di età, questo tasso è uguale a quello degli italiani. A influire al riguardo, infatti, sono le fasce di età più giovani, mentre è addirittura inferiore tra le persone oltre i 40 anni. Gli stranieri regolari incidono sulle denunce all’incirca nella stessa misura percentuale in cui incidono sulla popolazione residente, come si legge anche nel “Rapporto sulla criminalità straniera in Italia” del Ministero dell’Interno.
La pretesa di ritrovare una corrispondenza tra l’aumento delle presenze di stranieri regolari e l’aumento dei reati è quindi infondata, anche tenuto conto del fatto che, come sottolinea lo stesso rapporto, tra il 2001 e il 2005 il numero di immigrati in Italia è aumentato del 100% mentre il numero di denunce (non necessariamente di procedimenti giudiziari quindi) nei loro confronti è aumentato del 45.9%. In realtà come è spiegato qui, è davvero difficile comprendere il legame tra immigrazione e criminalità, negli USA uno studio di qualche anno fa mostrava che il “tasso di criminalità” degli immigrati regolari è più basso rispetto alla media nazionale, ma è innegabile che nelle carceri è considerevolmente aumentato. Bisogna però tenere conto di alcuni fattori che spiegano come mai la popolazione straniera ristretta in carcere è maggiore (in proporzione) rispetto a quella italiana. Ad esempio si deve tenere conto del fatto che gli stranieri irregolari rispetto agli italiani non possono usufruire (per forza di cose) degli arresti domiciliari e quindi vengono sottoposto a misure di carcerazione preventiva contribuendo di fatto all’aumento della popolazione straniera in carcere. Oltre a questo bisogna notare che (secondo il rapporto GNOSIS del 2004) a commettere reati sono principalmente gli stranieri presenti irregolarmente sul nostro territorio: «sono infatti clandestini il 70% degli stranieri condannati per lesioni volontarie, il 75% di quelli condannati per omicidi, l’85% di quelli condannati per i furti e le rapine». Un dato in linea con quanto rilevato anche da questo rapporto del Cestim di fine Anni Novanta. Stesso aspetto che fa notare il rapporto della Caritas del 2009 che però sottolinea anche due altri aspetti fondamentali, il primo è che due terzi degli immigrati detenuti sono in attesa di giudizio. Il secondo è che gli stranieri hanno più probabilità di essere fermati; un pregiudizio etnico che negli USA ha prodotto i fenomeni di abusi della forza da parte della polizia tristemente noti negli ultimi anni:
Il tasso di incarcerazione complessivo non è calcolabile, ma è da ritenersi similare per italiani e per gli immigrati regolari, mentre è molto più alto per gli immigrati irregolari che possono fruire meno degli arresti domiciliari e delle altre misure alternative alla detenzione. Come ha rilevato uno studio di Dario Melossi, a seguito di un’indagine sul campo, per gli
immigrati, anche regolari, è molto più alta la probabilità di essere fermati rispetto agli italiani: 1,4% contro il 14%. È molto evidente la funzione custodialistica del carcere nei confronti degli immigrati, sia perché tra di essi quelli in attesa di giudizio sono quasi i due terzi del totale (62,3%) sia perché il turn over nei loro confronti è più accentuato e coinvolge più di 40 mila persone l’anno.
Va notato inoltre che nei paesi, come il nostro, dove l’economia sommersa e il lavoro nero rappresentano una possibilità per gli immigrati irregolari di continuare a vivere da clandestini nel nostro paese contribuisce al fenomeno. Se un cittadino straniero ha la possibilità di guadagnarsi da vivere al di fuori del mondo del lavoro “legale” sarà meno incentivato ad uscire dalla clandestinità, rafforzando quindi la prese delle mafie e della criminalità organizzata sul fenomeno. Infine per gli amanti delle statistiche un anno in carcere per una persona costa all’erario 57.000 euro.
LO STUDIO CHE ANALIZZA I BENEFICI DELLA REGOLARIZZARE TUTTI
Appare chiaro quindi come l’irregolarità sia uno dei fattori decisivi nella genesi della criminalità straniera. Qui il discorso si fa ancora più difficile e delicato. È la condizione di irregolarità a produrre fenomeni criminali oppure chi sta nella clandestinità è “naturalmente” portato a delinquere? Sarebbe sbagliato dire che tutti gli irregolari sono criminali, tenuto conto che una buona parte degli stranieri con regolare permesso di soggiorno sono stati per un certo periodo irregolari (come ad esempio chi arriva da clandestino). Anche perché bisogna tenere conto che uno dei fattori che contribuisce a mantenere nell’irregolarità gli stranieri presenti sul territorio italiano è la stessa normativa italiana in materia di immigrazione. È davvero difficile non arrivare da clandestini in Italia, e una volta arrivati è ancora più complicato adempiere gli obblighi previsti dalla procedura. Uno studio di due italiani Giovanni Mastrobuoni e Paolo Pinotti dal titolo Legal status and the criminal activity of immigrants suggerisce che eliminando la condizione di irregolarità sarebbe possibile ridurre anche il “tasso di criminalità” degli stranieri irregolari. La ricerca prende le mosse dall’osservazione di quanto accaduto dopo l’indulto del 2006 avvenuto in prossimità dell’allargamento dell’Unione Europea del 2007 che ha portato all’ingresso nella UE di Romania e Bulgaria.
Questi due eventi hanno permesso di osservare in una luce diverso l’aspetto della recidiva. Improvvisamente infatti molti detenuti irregolari di origine rumena e bulgara (lo studio si limita all’analisi di questi casi) si sono trovati “regolarizzati” grazie all’allargamento dei confini europei. Come si sono comportati i detenuti rilasciati? Il rischio ovviamente era quello paventato da molti politici all’epoca ovvero che in mancanza di un deterrente (l’espulsione) si sarebbe assistito ad un picco di criminalità da parte di rumeni e bulgari. A quanto pare però le cose non sono andate così, e il numeri di criminali che hanno usufruito dell’indulto e sono stati incarcerati nuovamente (nelle categorie prese in esame) lo dimostra:
On the one hand, legal status may increase crime by precluding the expulsion of potential foreign criminals; on the other, it lowers the propensity to engage in crime by providing immigrants with alternative (legitimate) income opportunities. Evidence from a sample of former prison inmates released in Italy a few months before the enlargement suggests that the
second effect prevails. In particular, the hazard rate of committing a crime decreases by about 50 percent after obtaining legal status as a consequence of the EU enlargement.
Insomma sembrerebbe che la regolarizzazione fornisca agli immigrati una valida possibilità di guadagnarsi da vivere onestamente. Naturalmente si sta parlando di una categoria molto ristretta di persone (ex-detenuti non recidivanti di soli due paesi) che nulla ci dice riguardo a cosa succederebbe a coloro che non sono mai stati arrestati e non hanno mai commesso reati. Ma Mastrobuoni e Pinotti, pur riconoscendo questo problema, fanno notare che sono persone che gli ex-detenuti hanno una maggiore probabilità di delinquere rispetto a chi è incensurato e non fa parte dell’economia criminale:
Admittedly, former prison inmates represent a very peculiar group, so these findings cannot be easily generalized to the rest of the immigrant population. But the great majority of people never engage in any type of serious crime, which is why previous offenders represent an interesting sample to examine. This segment of the population is more likely to lie at the margin between a criminal career and legitimate activity
Il problema quindi è di mantenere al minimo il numero di immigrati irregolari, magari prendendo esempio dagli USA dove vengono espulsi solo gli immigrati irregolari che delinquono e sono stati condannati e non coloro che sono irregolari ma non hanno subito condanne. Lo studio non propone di regolarizzare tutti indiscriminatamente, ma di fare ben attenzione a non criminalizzare le persone senza motivo.
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