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ROMA - La Danimarca sbarra la strada ai migranti. Tira giù le persone dai treni. La polizia ha interrotto i collegamenti stradali e ferroviari che la uniscono alla Germania. La decisione è stata presa dopo che 300 rifugiati, bambini compresi, hanno attraversato il Paese a piedi diretti verso la Svezia, dove le regole per la richiesta di asilo sono meno restrittive. In particolare è stata bloccata una superstrada nel nord del Paese, nei pressi di Padborg, dove i migranti si erano incamminati dopo essere fuggiti da una scuola dove erano stati collocati in attesa di registrazione.

Le autorità danesi infatti impongono la registrazione per poter proseguire il viaggio, altrimenti si viene rimandati in Germania. L'interruzione dei collegamenti ferroviari è stata annunciata dalla compagnia dei treni Dsb, dopo che in giornata la polizia aveva iniziato a bloccare i treni nel tentativo di registrare, e controllare, il flusso di migranti diretti verso la Svezia. Circa 200 persone si sono rifiutate di scendere dal vagone su cui si trovavano al porto di Rodby, sull'isola di Lolland (FOTO).

Una posizione, quella di Copenaghen, completamente opposta rispetto a quella della Germania e del Vaticano. Proprio stamani, nell'udienza del mercoledì in piazza San Pietro, Papa Bergoglio ha ribadito la necessità di accogliere i migranti. "Le chiese con le porte chiuse non si debbono chiamare chiese, ma musei. Porte aperte, sempre!", ha proseguito il Papa, tra gli applausi dei fedeli,. Il Papa nei giorni scorsi ha chiesto a ogni parrocchia di accogliere una famiglia di profughi.  "Gesù non cessa di accogliere e di parlare con tutti, anche con chi non si aspetta più di incontrare Dio nella sua vita, continua Bergoglio, "è una lezione forte per la Chiesa! i discepoli stessi sono scelti per prendersi cura di questa assemblea, di questa famiglia degli ospiti di Dio".

Ungheria. E il governo di Viktor Orban cambia rotta: i migranti che attraversano il confine dalla Serbia, nel sud dell'Ungheria, vengono caricati a bordo di autobus diretti a Gyor, a due passi dal confine con l'Austria. Nella stazione Keleti a Budapest intanto a centinaia salgono su treni per Vienna o Monaco.
La polizia ungherese ha poi tolto i blocchi nel campo di Rozske, al confine con la Serbia, è scoppiato il caos. I profughi hanno iniziato a camminare nei campi e sulle strade circostanti", secondo alcuni responsabili dei volontari che hanno allestito la tendopoli nell'area a circa un chilometro dal 'muro' voluto da Viktor Orban.

A Parigi intanto sono arrivati i primi profughi dalla Germania. La Francia si è infatti impegnata ad accogliere 24mila rifugiati nei prossimi due anni. La Spagna ne accoglierà 15mila. In Grecia solo oggi sono arrivate seimila persone.
Migranti, la Danimarca blocca strade e ferrovie. Merkel: "Ce la faremo"

 Anche gli Usa non restano a guardare. Ieri il portavoce del presidente Barack Obama, Josh Earnest, ha annunciato che la Casa Bianca sta valutando aiuti all'Unione europea per fronteggiare l'emergenza migranti. E da Berlino il vicecancelliere tedesco Sigmar Gabriel ha ribadito l'impegno della Germania ad accogliere 500mila migranti l'anno per alcuni anni. Ma la cancelliera Angela Merkel chiede anche che le "quote" di migranti da ricollocare tra i vari Paesi dell'Ue siano "obbligatorie". "Abbiamo bisogno in Europa di un accordo vincolante per una ripartizione obbligatoria" e durevole dei profughi", ha detto la cancelliera tedesca davanti al Bundestag. Una solidità che permetterà di destinare i 6 miliardi di euro aggiuntivi annunciati lunedì dal ministro delle Finanze, Wolfang Schauble, per far fronte all'accoglienza dei rifugiati, gli 800mila richiedenti asilo che si pensa arriveranno nel Paese quest'anno.

Un invito ai capi di governo per un confronto sui migranti arriva dal segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon che ha contattato Austria, Repubblica Ceca, Germania, Ungheria, Polonia e Slovacchia per un summit il 30 settembre a New York. "Riconoscendo le sfide che questa situazione pone per gli Stati Membri", si legge in una nota del portavoce, Ban Ki-moon, "ha sottolineato la responsabilità individuale e collettiva degli Stati Europei per rispondere in maniera responsabile e umana" e "ha ribadito che la maggior parte delle persone che arrivano in Europa sono dei rifugiati che fuggono dalla guerra e dalla violenza, che hanno il diritto di richiedere asilo senza alcuna discriminazione".

Nella notte intanto ci sono stati nuovi tafferugli tra polizia e migranti nel campo profughi di Roszke. La polizia ungherese ha usato gas lacrimogeni per fermare circa 200 migranti alla frontiera meridionale con la Serbia, che volevano incamminarsi verso Budapest. La polizia è riuscita a convincere alcuni di loro a farsi accompagnare nel centro di prima accoglienza di Roszke ma in 200 circa, soprattutto giovani uomini, hanno rifiutato al grido di "No Camp" e "Budapest, Budapest". Gli agenti avrebbero lanciato gas lacrimogeni dopo che alcuni migranti hanno rotto il cordone di sicurezza. Stando ai dati della polizia ungherese sono stati 2.529 i migranti e profughi entrati in Ungheria dalla Serbia nella ultime 24 ore, di cui 455 bambini.

Proprio sul confine tra Ungheria e Serbia, nelle stazioni dei bus di Asotthalom, è apparso un avviso shock: un manifesto incollato che mette in guardia dal "rischio contagio dalle malattie dei migranti". L'avviso contiene due foto. In una dei medici con protezioni anti infettive trasportano una persona morta in barella. Nell'altra si vede un braccio devastato da piaghe. "Non toccate gli oggetti lasciati dai migranti: vestiti, abiti, scatole di conserve e anche bottigliette d'acqua. I migranti portano malattie e rischiate di essere contagiati", recita l'avviso. Si avvertono i cittadini che nel caso avessero toccato senza guanti di protezione questi oggetti e dopo qualche giorno si presentino sintomi come "diarrea, vomito, esantemi sul corpo", di recarsi immediatamente da un medico. L'avviso è siglato dalle autorità del Consiglio municipale, dove è al potere Jobbik, il partito di ultradestra antisemita e anti Ue, e anche dal locale rappresentante del governo centrale di Budapest.