Riciclati, processati, finti laureati e inciuci: le nomine di Toti nei cda
Società informatica, Finanziaria regionale, protezione civile, Porto: è tornata Forza Italia
ANSA
Il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni con iL presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti
15/09/2015
JACOPO IACOBONI
Venerdì sera, al padiglione Peck dell’Expo a Milano, c’è stata una bella tavolata. Giovanni Toti e Roberto Maroni hanno celebrato il matrimonio Forza Italia-Lega ligure-lombardo, con politici, imprenditori, alti funzionari di società partecipate, ma anche vecchi arnesi e riciclati. C’erano Giorgia Meloni e Ignazio La Russa, c’era Paolo Romani, c’erano imprenditori pesanti come Gabriele Volpi e Aldo Spinelli, i presidenti di un paio di autorità portuali. Doveva esserci anche Silvione, ma è volato in Crimea dall’amico Putin. Ubi maior. S’è mangiato insalata di pesce e pane nero, ravioli di patate di Pignone al pesto, rombo ai pinoli, si son bevuti gradevoli bianchi liguri. Toti ha detto: «Questa cena rappresenta la Liguria che vorremmo costruire». E in effetti. La stanno costruendo.
S’è aperta la stagione di caccia delle nomine. Filse, autorità portuale, protezione civile, società informatica della Regione, posti dove girano molti soldi, si gestisce consenso, si sperimentano patti e alleanze compensatorie romane. Il Pd del sistema-Burlando era stato sbaragliato per essersi costruito su reti trasversali di rapporti ventennali? Bene, ecco come esordisce Forza Italia. Prima nomina, in Filse, la potente finanziaria della Regione (quella dove il M5S ha piazzato consigliere il commercialista amico di Grillo): Toti (ma soprattutto la Lega) ha voluto presidente Pietro Codognato Perissinotto, 68 anni, lungo curriculum, vasta esperienza di cda nel nord est, per lo più banche.
C’è un piccolo particolare, che ai rinnovatori, leghisti liguri e forzisti, non dev’esser parso influente: il neopresidente della finanziaria che guiderà gli investimenti regionali è un uomo rinviato a giudizio per bancarotta fraudolenta (per il crac di Fadalti, in Friuli, era stato commissario liquidatore di quell’azienda). Toti è sicuro, «verrà assolto, è solo rinviato a giudizio». Politicamente imbarazza anche il lungo lavoro del neopresidente in Banca Aletti, nove anni, l’istituto di cui si serviva anche Francesco Belsito, ex tesoriere leghista, per i suoi investimenti in Cipro e Tanzania.
Seconda perla: Forza Italia ha voluto come amministratore unico di Liguria Digitale, la società informatica della Regione, Marco Bucci. Bucci però è un alto dirigente di Carestream Health, una società del settore che ha in mano contratti milionari con le Asl, e tra poco parteciperà a gare d’appalto dell’Agenzia sanitaria regionale, che però è socia di Liguria Digitale. Il sospetto di conflitto d’interessi è forte. Il centrodestra ha dovuto votare delle delibere-papocchio per eliminare le cause di incompatibilità per dirigenti e manager d’azienda (ne rimane una). La terza perla riguarda la Protezione civile, posto decisivo, in Liguria. Bene, il prescelto qui è Leonardo Cerri. E chi è? Un ripescato che già nel 2010 finì al centro di uno scandalo perché Letizia Moratti lo indicò per la Protezione civile lombarda. I morattiani lo qualificarono, nei documenti formali, come «dottore»: ma lui dottore non è, e non potrebbe quindi neanche ricoprire il ruolo.
Senonché, equanime, Toti guarda anche a Renzi, non solo alla Lega. Dal centrodestra ci raccontano che vorrebbe nominare, all’Autorità portuale, il consigliere di Matteo Renzi sulla portualità, Maurizio Maresca; anche se Maresca nega. Dulcis in fundo, ci sarebbe da piazzare Paolo Emilio Signorini, il numero due di Ettore Incalza alle Infrastrutture, il suo erede, che gli sarebbe succeduto se la struttura non fosse stata soppressa. Toti ci pensa: leverebbe una grossa grana al governo, dando a Signorini il potente incarico di segretario generale della Regione. E poi dicono: spazziamo via le reti di potere del Pd.
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