giovedì 17 settembre 2015

L'Ungheria non può stare nella UE. Non vi è alcun rispetto del diritto internazionale.

Migranti, le rotte alternative per il cuore dell'Europa

L'Ungheria usa il pugno duro: carcere per i clandestini. Che ora cercano altre vie. Croazia e Slovenia in primis. Ma pure l'Albania, per poi imbarcarsi verso l'Italia.

15 Settembre 2015
Oltre 9.300 «bloccati» dalla polizia in poche ore, gli irregolari rischiano fino a tre anni di carcere.
Dalla mezzanotte del 15 settembre la frontiera tra l'Ungheria e la Serbia si è svuotata, per proteggere le «radici cristiane» il governo magiaro ha addirittura chiuso lo spazio aereo fino a 1.350 metri sopra i confini più sensibili.
I profughi di Röszke si ammassano su versante serbo ripiegando verso Sud, può entrare solo chi ha fatto richiesta d'asilo.
«TROVEREMO ALTRE STRADE». I volontari raccontano che anche la centrale degli autobus di Belgrado si sta svuotando, il passaparola del varco chiuso gira rapido tra i migranti che fino al week-end si sono precipitati a migliaia, a piedi e sui mezzi, sulla rotta verso Budapest.
«Troveremo altre strade» rispondono all'altolà dell'Ue, incapace di accordarsi sull'emergenza profughi. Verso dove?
 

 
IL NO DELLA SERBIA. La Serbia («Paese sicuro» per l'Ungheria) costruisce centri di raccolta ma poi non li vuole e promette di rispedirli in Grecia, il primo Stato Ue toccato, secondo gli accordi di Dublino.
Dalla Turchia alla Grecia gli sbarchi non si arrestano e dal Pireo la catena di migranti potrebbe dirigersi a Nord attraverso Bosnia-Erzegovina, Croazia e Slovenia.
Oppure dall'Albania imbarcarsi per l'Italia.

  • Migranti su un treno in Macedonia (Getty).

A Ovest per aggirare il gruppo di Visegrad

Nuove carrette del mare, nuovi morti.
L'ultimo naufragio di una barca di legno diretta a Kos dalle coste turche ha fatto altre 22 vittime. La fine di Aylan e di altri bambini ha scosso il mondo.
Da Atene siriani, iracheni, afghani, anche pachistani, preferiscono proseguire a piedi verso Austria e Germania.
Ma anche i due Paesi pronti all'accoglienza hanno chiuso «temporaneamente» le frontiere, come la Slovacchia, sospendendo Schengen.
POLONIA IN BILICO. Soprattutto, si teme che anche Croazia e Slovenia, pressate dall'emergenza, si avvicinino al cosiddetto gruppo di Visegrad contrario alla redistribuzione dei profughi nell'Ue con quote obbligatorie.
Con l'Ungheria stanno Repubblica Ceca, Slovacchia e anche Bulgaria, investita dalle prime ondate di migranti dalla penisola anatolica. La Polonia è in bilico, i governi sloveno e croato condannano la durezza del premier ungherese Viktor Orban, allineandosi con Austria e Germania per «l'impegno europeo comune».
VERSO SLOVENIA E CROAZIA. Prevedendo, anche su indicazione delle autorità serbe, la deviazione del flusso di migranti dall'Ungheria verso Ovest, Zagabria e Lubiana lavorano a un «piano migranti» per alloggiare e assistere ai richiedenti asilo.
La Croazia è diponibile ad alzare la quota da 500 a 3.200 ingressi, la Slovenia può accoglierne tra i 4 mila e i 5 mila, la capacità massima per la protezione civile.
Ma i numeri che si prospettano sono molto più alti: prima dello stop tedesco, a Monaco di Baviera si sono riversati 12 mila profughi in 24 ore.

  • Al varco tra Grecia e Macedonia (Getty).

Se la Macedonia chiude le porte, migranti verso l'Albania

Le rotte dei migranti si piegano ma non si spezzano, è fisiologico. I muri rallentano ma non risolvono.
Dalla metà del 2015 le barriere spinate tra la Bulgaria e la Turchia dalla hanno dirottato il flusso verso la Grecia. Dopo migliaia di ingressi giornalieri ora anche la Macedonia, porta d'accesso per la Serbia, progetta la costruzione di un muro al confine meridionale.
È molto probabile, a questo punto, che nei prossimi mesi dalla Grecia la rotta siriana si sposti ancora più a Ovest (Bulgaria, Romania, Repubblica Ceca e Slovacchia sono un blocco compatto con Orban), verso l'Albania.
IN MARE PER L'ITALIA. Da lì i migranti hanno davanti due strade. O proseguire verso Nord, lungo il difficile passaggio di Kosovo e Montenegro, e poi Bosnia, Croazia, Slovenia, infine Austria, e Monaco.
Oppure ributtarsi in mare, verso le coste italiane. Un'emergenza umanitaria già vissuta 20 anni fa, durante la crisi albanese. Caduto il regime comunista di Hoxha, fino a 27 mila migranti arrivarono a riversarsi nell'Adriatico: l'esodo biblico potrebbe ripetersi, con cifre anche maggiori.
LA VIA PER LA GERMANIA. Intanto i siriani bloccati dall'Ungheria, raccontano di riprendere la marcia passando da Croazia e Slovenia.
A Nickelsdorf, 1.500 abitanti al confine austriaco con l'Ungheria, ci sono più profughi che abitanti.
A piccoli gruppi, con il tacito lasciapassare delle ferrovie tedesche, si riesce ancora ad arrivare in Germania.

Twitter @BarbaraCiolli

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