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REGGIO CALABRIA  -  A Bari hanno risposto all'invito del sindaco dichiarando di essere pronti a rimboccarsi le maniche, a Reggio Calabria si sono attivati di loro iniziativa: attrezzati di scope e sacchetti della spazzatura, nei giorni scorsi i migranti arrivati in riva allo Stretto di Messina si sono dedicati alla pulizia di strade e parchi. "E' stato il modo che hanno scelto per dimostrare gratitudine alla città", dice Giuseppe Falcomatà, 32 anni, alla guida dell'amministrazione comunale reggina dall'ottobre scorso.

Sindaco, da cosa è nata l'iniziativa dei migranti?
"È stato un gesto spontaneo in un momento significativo. A Reggio Calabria, infatti, siamo riusciti finalmente a predisporre un luogo dignitoso per l'accoglienza: con la collaborazione del ministero e grazie alla sinergia con la prefettura e con tutte le forze impegnate nella gestione degli sbarchi abbiamo ristrutturato una vecchia scuola abbandonata nel rione Archi, alla periferia della città. E questa è una svolta per loro, ma anche per i reggini"

In che senso?
"Reggio vive una situazione di emergenza, anche se ormai non è nemmeno corretto definirla tale, dato che gli sbarchi avvengono di continuo. Qui c'è un centro di primissima accoglienza: questo significa che gli immigrati dovrebbero solo subire il trattamento sanitario per poi essere trasferiti altrove. In realtà molti vengono lasciati in città. In assenza di strutture, erano stati dirottati nel Palasport, nelle palestre, negli impianti sportivi. E questo stava creando tensione"

C'era il rischio che la situazione degenerasse?
"Questo luogo, come tutto il Sud, ha uno spirito di accoglienza innato, perché non dimentica le migrazioni dei nostri avi. È chiaro però che alcune situazioni alimentano disagio. E poi ci si mette il populismo di chi aizza gli animi, affermando che le risorse destinate ai servizi per i cittadini vengono dirottate per accogliere gli immigrati: nelle zone in cui c'è carenza di strutture pubbliche, la gente è molto sensibile su questi temi"

Sempre in Calabria, a Corigliano, il sindaco ieri si è rifiutato di garantire i servizi di accoglienza in occasione di uno sbarco perché lamentava carenza di fondi comunali, anche in seguito al nubifragio che ha devastato la sua città. Si tratta solo di scegliere tra emergenze?
"A Reggio Calabria operiamo in regime controllato a causa di ciò che abbiamo ereditato nei conti comunali. Anche riuscire ad allestire il nuovo centro d'accoglienza non è stato facile. Noi cerchiamo di essere esempio positivo ma serve un coordinamento più ampio: quando sono stato
ascoltato al Senato in commissione Affari costituzionali ho fatto presente proprio le difficoltà dei sindaci di frontiera. L'accoglienza e la contaminazione delle culture sono una ricchezza, ma il peso di un'operazione europea non può ricadere sui Comuni"