Migranti, i luoghi soffocati dall'emergenza
Non solo Brennero. A Traiskirchen e Calais proliferano gli insediamenti illegali. Dove migliaia di profughi vivono senza cure. E vedono i propri diritti violati.
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05 Settembre 2015
Camion pieni di cadaveri attraversano l'Europa come i barconi carichi di morti il Mediterraneo: centinaia di corpi sono stati rinvenuti negli ultimi giorni, macabri ritrovamenti.
Si soffoca stipati per asfissia, nei tir tra l'Ungheria e l'Austria, o per i gas di scarico, nelle stive delle carrette soccorse nel Canale di Sicilia.
Altri migranti, i più deboli e anziani, non ce la fanno per freddo e malattia, fame e abbandono nelle Caienne nate del cuore dell'Europa, alle frontiere tra Stati e lungo altre barriere.
CRESCE L'EMERGENZA. Baraccopoli, tendopoli, distese di senzatetto germinano nel continente, a volte anche da anni.
Mentre i Paesi in via di sviluppo accolgono milioni di profughi, Stati come Austria, Germania e Gran Bretagna - e sopra tutti l'Unione europea - hanno rimandato fino all'ultimo misure serie per l'emergenza, lasciando proliferare il traffico di esseri umani, finché non è esplosa la catastrofe umanitaria.
DIRITTI UMANI VIOLATI. Non sono solo i migranti sparsi in Italia tra centri di raccolta, frontiere e stazioni, ad allertare la Croce rossa e le ong.
A lungo si è parlato soltanto di loro, ma in Europa esistono luoghi con condizioni per migranti e profughi persino più vergognose, indegne di Paesi civili.
In Austria è scattata un'ispezione di Amnesty international per violazione dei diritti umani su migliaia di stranieri. Da mesi i sindaci della Manica denunciano l'allarme sanitario.
Si soffoca stipati per asfissia, nei tir tra l'Ungheria e l'Austria, o per i gas di scarico, nelle stive delle carrette soccorse nel Canale di Sicilia.
Altri migranti, i più deboli e anziani, non ce la fanno per freddo e malattia, fame e abbandono nelle Caienne nate del cuore dell'Europa, alle frontiere tra Stati e lungo altre barriere.
CRESCE L'EMERGENZA. Baraccopoli, tendopoli, distese di senzatetto germinano nel continente, a volte anche da anni.
Mentre i Paesi in via di sviluppo accolgono milioni di profughi, Stati come Austria, Germania e Gran Bretagna - e sopra tutti l'Unione europea - hanno rimandato fino all'ultimo misure serie per l'emergenza, lasciando proliferare il traffico di esseri umani, finché non è esplosa la catastrofe umanitaria.
DIRITTI UMANI VIOLATI. Non sono solo i migranti sparsi in Italia tra centri di raccolta, frontiere e stazioni, ad allertare la Croce rossa e le ong.
A lungo si è parlato soltanto di loro, ma in Europa esistono luoghi con condizioni per migranti e profughi persino più vergognose, indegne di Paesi civili.
In Austria è scattata un'ispezione di Amnesty international per violazione dei diritti umani su migliaia di stranieri. Da mesi i sindaci della Manica denunciano l'allarme sanitario.
In Austria migliaia di profughi senza un tetto né cure mediche
- Un profugo nel centro di Traiskirchen dorme all'aperto con le sue cose. Tra loro anche minori (Getty).
A Traiskirchen, paesone borghese della Bassa Austria, il 6 agosto un team dell'ong internazionale ha visitato il centro di raccolta dei migranti in arrivo da Slovacchia e Ungheria.
Nella cittadina alle porte di Vienna, Amnesty ha rilevato un «cedimento strutturale di vasta portata» sulla gestione dei richiedenti asilo: 1.500 persone al momento della visita dormivano per terra, fuori dalla struttura, un numero quasi raddoppiato a 2.300 meno di un mese dopo.
MINORI SENZA ASSISTENZA. Il centro, il più grande dell'Austria per i migranti, ne può ospitare 1.800. Centinaia di profughi dormono per strada, senza neanche una tenda, nei giardini e accampati tra le isole spartitraffico.
«Sovraffollamento grave», «cure inadeguate» con solo quattro medici in servizio, bagni in un «terribile stato di igiene», «bambini e adolescenti bisognosi di cure e senza un tetto per dormire», «donne incinte lasciate in fila per ore in attesa delle carte d'identità»: in totale diverse violazioni dei diritti umani, aggravate dal dolo secondo l'ong.
TENDE DA PRIVATI DONATORI. «L'Austria non è in crisi finanziaria e neanche in penuria di risorse», scrivono gli ispettori. Solo per il vertice sui migranti della cancelliera tedesca Angela Merkel a Vienna, da privati donatori sono arrivate alcune tende.
I profughi si ammassano a Traiskirchen, perché i Land austriaci hanno la facoltà di rifiutare l'accoglienza. Anche dopo i 71 morti nel tir, il governo intende ora cambiare questa legge, ma si continuano respingere i migranti al Brennero.
Nella cittadina alle porte di Vienna, Amnesty ha rilevato un «cedimento strutturale di vasta portata» sulla gestione dei richiedenti asilo: 1.500 persone al momento della visita dormivano per terra, fuori dalla struttura, un numero quasi raddoppiato a 2.300 meno di un mese dopo.
MINORI SENZA ASSISTENZA. Il centro, il più grande dell'Austria per i migranti, ne può ospitare 1.800. Centinaia di profughi dormono per strada, senza neanche una tenda, nei giardini e accampati tra le isole spartitraffico.
«Sovraffollamento grave», «cure inadeguate» con solo quattro medici in servizio, bagni in un «terribile stato di igiene», «bambini e adolescenti bisognosi di cure e senza un tetto per dormire», «donne incinte lasciate in fila per ore in attesa delle carte d'identità»: in totale diverse violazioni dei diritti umani, aggravate dal dolo secondo l'ong.
TENDE DA PRIVATI DONATORI. «L'Austria non è in crisi finanziaria e neanche in penuria di risorse», scrivono gli ispettori. Solo per il vertice sui migranti della cancelliera tedesca Angela Merkel a Vienna, da privati donatori sono arrivate alcune tende.
I profughi si ammassano a Traiskirchen, perché i Land austriaci hanno la facoltà di rifiutare l'accoglienza. Anche dopo i 71 morti nel tir, il governo intende ora cambiare questa legge, ma si continuano respingere i migranti al Brennero.
Italia, migliaia di migranti al Brennero e a Ventimiglia
- Migranti dormono alla frontiera tra Italia e Francia (Getty).
Al Brennero, sul versante italiano, giorno e notte stazionano centinaia di stranieri.
In un anno l'Austria ne ha respinti 5 mila, il 20% di loro almeno per la seconda volta. Mentre la Germania ha chiesto (e ottenuto) l'intensificazione dei controlli.
Vogliono raggiungere Monaco di Baviera ma è difficile che dopo l'apertura tedesca sui siriani si spalanchi anche questo canale: i siriani continueranno a godere del lasciapassare tacito tra le polizie, gli altri no.
La Germania si è presa la quota maggiore di richiedenti asilo, almeno la metà degli altri potrebbero essere migranti economici.
CENTINAIA IN STAZIONE. Per questo Merkel e il presidente francese François Hollande vogliono vincolare l'Italia, la Grecia e gli altri Stati del Sud Europa come la Spagna e la Romania ad aprire il «prima possibile» altri centri di raccolta e registrazione degli stranieri.
A Bolzano in stazione dormono centinaia di migranti, alcuni sono ospitati dalle strutture sociali e di volontariato, 250 sono stati distribuiti nelle valli ma l'emergenza sta lambendo anche Treno.
Il boom di arrivi risale alla chiusura, a giugno, della frontiera di Ventimiglia.
PARIGI SBARRA LE FRONTIERE. Tra Francia e Italia l'emergenza si è sgonfiata: gli oltre 200 stranieri accampati sugli scogli sono stati sgomberati, poche decine sono ora assistite da un presidio permanente con tende, docce e cucina messo in piedi nella pineta al confine di Ponte San Ludovico.
Gli altri sono andati via perché con l'Italia Parigi non cede. Come, con i francesi, non cede il governo inglese sulla Manica. Con Lampedusa e i Balcani, Calais è la terza crisi dell'emergenza migranti.
In un anno l'Austria ne ha respinti 5 mila, il 20% di loro almeno per la seconda volta. Mentre la Germania ha chiesto (e ottenuto) l'intensificazione dei controlli.
Vogliono raggiungere Monaco di Baviera ma è difficile che dopo l'apertura tedesca sui siriani si spalanchi anche questo canale: i siriani continueranno a godere del lasciapassare tacito tra le polizie, gli altri no.
La Germania si è presa la quota maggiore di richiedenti asilo, almeno la metà degli altri potrebbero essere migranti economici.
CENTINAIA IN STAZIONE. Per questo Merkel e il presidente francese François Hollande vogliono vincolare l'Italia, la Grecia e gli altri Stati del Sud Europa come la Spagna e la Romania ad aprire il «prima possibile» altri centri di raccolta e registrazione degli stranieri.
A Bolzano in stazione dormono centinaia di migranti, alcuni sono ospitati dalle strutture sociali e di volontariato, 250 sono stati distribuiti nelle valli ma l'emergenza sta lambendo anche Treno.
Il boom di arrivi risale alla chiusura, a giugno, della frontiera di Ventimiglia.
PARIGI SBARRA LE FRONTIERE. Tra Francia e Italia l'emergenza si è sgonfiata: gli oltre 200 stranieri accampati sugli scogli sono stati sgomberati, poche decine sono ora assistite da un presidio permanente con tende, docce e cucina messo in piedi nella pineta al confine di Ponte San Ludovico.
Gli altri sono andati via perché con l'Italia Parigi non cede. Come, con i francesi, non cede il governo inglese sulla Manica. Con Lampedusa e i Balcani, Calais è la terza crisi dell'emergenza migranti.
In 3 mila senza bagni né elettricità: la favelas di Calais
- Nella giungla di Calais (Getty).
Sul versante francese si trovano oltre 3 mila accampati in baraccopoli e ripari di fortuna.
Un giro nato negli Anni 90, durante la costruzione dell'eurotunnel, che si è gonfiato negli Anni 2000, fino allo sgombero di tende e altri rifugi malsani e la creazione di un grande centro per sans-papiers nella zona.
Nel 2014, con le ondate di sbarchi nel Mediterraneo, è riesplosa l'emergenza degli insediamenti illegali: afghani, eritrei, somali, sudanesi e altri africani hanno ripreso a popolare campi informali e edifici in disuso.
14 ETTARI DI BARACCOPOLI. Poi gli assalti ai traghetti e all'eurotunnel, con punte, questa estate, di 2 mila tentativi a notte, migranti morti sotto i tir o sotto i fili ferroviari dell'alta tensione verso l'Inghiterra.
A Calais, tra le città francesi più povere e con più disoccupati, una cittadella abusiva di 14 ettari è abitata dai migranti. La polizia la chiama la «giungla», tendoni e baracche pericolanti di legno e metallo arrugginito si alternano tra il porto e l'eurotunnel, senza servizi igienici né elettricità.
Questo agosto, l'Alto Commissario Onu per i Rifugiati ha intimato di «rimuovere l'accampamento e trasferire i migranti nelle caserme con condizioni di vita accettabili».
LE GIUNGLE TRA I BOSCHI. Tra Calais e il Belgio, lungo la costa, ci sono decine di altre baraccopoli improvvisate.
A Teteghem, vicino a Dunkerque, un anno fa fu sgomberato un campo abusivo e, fra i boschi, ne è risorto uno più grande «in mano alla mafia inglese», lamenta il sindaco.
Dal 2014 Amnesty denuncia decine di morti nella zona in «condizioni vergognose», ma Parigi non si smuove.
Un giro nato negli Anni 90, durante la costruzione dell'eurotunnel, che si è gonfiato negli Anni 2000, fino allo sgombero di tende e altri rifugi malsani e la creazione di un grande centro per sans-papiers nella zona.
Nel 2014, con le ondate di sbarchi nel Mediterraneo, è riesplosa l'emergenza degli insediamenti illegali: afghani, eritrei, somali, sudanesi e altri africani hanno ripreso a popolare campi informali e edifici in disuso.
14 ETTARI DI BARACCOPOLI. Poi gli assalti ai traghetti e all'eurotunnel, con punte, questa estate, di 2 mila tentativi a notte, migranti morti sotto i tir o sotto i fili ferroviari dell'alta tensione verso l'Inghiterra.
A Calais, tra le città francesi più povere e con più disoccupati, una cittadella abusiva di 14 ettari è abitata dai migranti. La polizia la chiama la «giungla», tendoni e baracche pericolanti di legno e metallo arrugginito si alternano tra il porto e l'eurotunnel, senza servizi igienici né elettricità.
Questo agosto, l'Alto Commissario Onu per i Rifugiati ha intimato di «rimuovere l'accampamento e trasferire i migranti nelle caserme con condizioni di vita accettabili».
LE GIUNGLE TRA I BOSCHI. Tra Calais e il Belgio, lungo la costa, ci sono decine di altre baraccopoli improvvisate.
A Teteghem, vicino a Dunkerque, un anno fa fu sgomberato un campo abusivo e, fra i boschi, ne è risorto uno più grande «in mano alla mafia inglese», lamenta il sindaco.
Dal 2014 Amnesty denuncia decine di morti nella zona in «condizioni vergognose», ma Parigi non si smuove.
Twitter @BarbaraCiolli
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