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"Per i trafficanti è un business, un business illegale. Queste persone non hanno umanità, ci trattano come animali"
Il traghetto Eleftherios Venizelos sbarca al porto del Pireo ad Atene con 2.500 persone. La nave, da settimane adibita al trasferimento dei migranti dalle isole greche sul continente, questo lunedì ha tamponato l’emergenza a Samos e Lesbo. Un esodo biblico che comincia in Siria, in Iraq, in Afghanistan di fronte a un’accoglienza gestita nel caos denuncia Amnesty International.
“Va molto male. A Mitilene sono rimasto cinque giorni in strada, senza cibo, senza niente – spiega un rifugiato siriano – Sono arrivato qui con l’obiettivo di lasciare la Grecia. Credo che fuori dalla Grecia si stia meglio”.
Al Nord, al confine con la Macedonia, esplode la rabbia. È bastata la chiusura per un paio d’ore della frontiera per far scoppiare la protesta dei migranti. La ‘rotta balcanica’ sta esplodendo, nel 2015 almeno 200mila persone hanno tentato di raggiungere da qui l’Unione europea.
“Per i trafficanti è un business, un business illegale. Queste persone non hanno umanità, ci trattano come animali – dice una persona in attesa del treno che lo porterà al confine con la Serbia – Voglio che il mio messaggio arrivi a tutto il mondo. Non esistono i diritti umani”.
Il treno conduce queste persone al confine con la Serbia e da lì in Ungheria. Il filo spinato non arresta l’arrivo di chi non ha alternativa.
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